lunedì 4 luglio 2011

"Il re s'inchina e uccide", un libro prezioso di Herta Müller



Del premio Nobel 2009 Herta Müller stanno uscendo via via le opere più importanti, disseminate in vari cataloghi, da Marsilio che l'aveva "inconsapevolmente" scoperta nel 1992 con In viaggio con una gamba sola, a Sellerio, passando per Feltrinelli e il fortunato editore trentino Keller, il quale, al momento dell'annunciazione del premio, si trovò inaspettatamente a rappresentare la parte del principale editore italiano dei suoi scritti.

Ora, sempre Keller
 porta in libreria Il re s'inchina e uccide, un libriccino prezioso (pp. 96, euro 12, traduzione di Fabrizio Cambi). Il titolo deriva dal secondo dei due "saggi autobiografici" che costituiscono questo libretto. A dire il vero credo però che la vera "chicca" (per usare una parola che non amo) sia costituita dal primo dei due scritti, In ogni lingua dimorano altri occhi, ricco di pagine di rara bellezza che non possono non interessare tutti quelli che hanno a cuore la lingua (le lingue e i dialetti), il suo rapporto con le cose, la politica, gli affetti. Lo scritto in questione si apre con passaggi folgoranti, che non disdegnerebbero chi oggi parla di "lingua incarnata", di neuroscienze o di una scienza tutta da immaginare che potrebbe più meno chiamarsi "fisiologia del movimento applicata all'uso della parola", come in questi momenti introduttivi: "La parola non deve raddoppiare la fatica di quel che si fa. Le parole disturbano i movimenti, sono un intralcio vero e proprio per il corpo [...]", frasi che potremmo applicare con interesse anche a certe discussioni sui nostri dialetti.

Nello scritto che presta il titolo al volume, partendo dalla metafora del re nel gioco degli scacchi (anche qui tornano gli affetti, il nonno, mentre il primo brano si apre con un profondo ricordo dell'infanzia e della figura della nonna) la scrittrice ripercorre il proprio rapporto con il potere dispotico di Nicolae Ceauşescu, la migrazione dal piccolo villaggio di campagna nella Romania occidentale, nella regione del Banato, alla capitale. Questo scritto e questo volumetto hanno il pregio di interessare sia chi ha già apprezzato i capolavori tradotti della Müller (penso ad esempio al fortunato Il paese delle prugne verdi, sempre da Keller) sia chi è ancora digiuno, proprio perché funziona come porta d'ingresso (e certo non "di servizio") ai temi caldi e ricorrenti della sua prosa.

Per finire un appuntamento molto vicino: l'autrice sarà ospite il 6 e 7 luglio a Milanesiana 2011 (ben 5 i premi Nobel presenti in questa rassegna). Qui potete scaricare il ricco programma degli eventi. Credo che per chi ha l'opportunità di andare ad ascoltarla sia un'occasione irripetibile.

1 commento:

  1. Concordo, è soprattutto il primo dei due saggi che mi ha calamitata.
    Valentina

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