mercoledì 21 settembre 2011

Quella scheggia impazzita di Vladimir Zazubrin

Riletture di classici o quasi classici (dentro e fuori catalogo) #2












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Come anticipato nella prima puntata di questa pseudorubrica, nelle riletture di Librobreve vado a pescare classici (o quasi), ovviamente brevi, costituiti da titoli a catalogo, fuori catalogo o fuori commercio. Personalmente ho sempre trovato stimolante curiosare sui meccanismi che portano un libro a finire nel dimenticatoio dell'editoria e, parallelamente, a seguire le operazioni che portano al ripescaggio di libri ingiustamente (o giustamente!) dimenticati dall'editoria e dal pubblico dei lettori. Il libro in questione potrebbe essere benissimo in ristampa dall'editore in questi giorni o tra qualche mese; purtroppo non possiamo saperlo. Attualmente costituisce un libro breve di difficile reperibilità e di una certa rilevanza.
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Chissà che riparlarne possa contribuire, in modestissima misura, a riportare attenzione sull'autore e su questo libro, scritto nel 1923 ma che in Russia la luce la vide soltanto nel 1989, anno di svolta per l'intera letteratura dell'Urss e per la letteratura russa in generale, anche e soprattutto in rapporto con le traduzioni mondiali che seguiranno. In Italia lo pubblicò Adelphi poco dopo, nel 1990, numero 247 della collana Piccola Biblioteca, nella curatela di una delle nostre massime slaviste, Serena Vitale. Forse riuscite a ritrovare le ultime copie su alcuni siti di ecommerce di libri datati (Abebooks o Maremagnum) mentre in libreria e nei principali siti di ecommerce fareste molta fatica.

Il titolo completo è La scheggia. Racconto su lei e ancora su lei. Lei è la rivoluzione. Questo racconto lungo (p. 127, euro 8,00 il prezzo Ibs.it che tuttavia non ce l'ha disponibile) viene sdoganato nella rivista "Luci della Siberia", quella stessa rivista che avrebbe potuto pubblicarlo negli anni Venti. Oggi questo testo crudissimo e potente è uno dei principali sentieri per rivivere sulla pagina gli orrori del clima rivoluzionario e di guerra civile. Attraverso Srubov, il protagonista cekista che si adopera alla causa rivoluzionaria giustiziando uomini e donne che hanno commesso "errori", entriamo a piedi pari nel "terrore rosso", davanti a una montagna di cadaveri prodotti in serie della Rivoluzione, una macchina-sentimento che rende tutti gli uomini strumenti da impiegare per l'unico scopo. I meccanismi dell'adesione o della dissidenza allo spirito della rivoluzione sono stati studiati in lungo e in largo ma quello che rimane di questo libro breve è la sistematica dedizione del protagonista, Srubov, la sua fattezza, i suoi pensieri deliranti e psicotici. Nel finale viene ritratto addirittura sopraffatto da questo spirito, mentre ha una visione di lei, la Rivoluzione, una macchina talmente violenta in grado di distruggere anche gli addetti come Srubov, portandoli a vivere uno stato di allucinazione permanente. Al di là della testimonianza, questo resta un testo importantissimo per la descrizione degli esiti disumanizzanti della Rivoluzione e perché costituisce un punto di vista singolare sui suoi orrori, il punto di vista di chi li ha perpetrati con sistematicità e dedizione incredibili. Qui racconta l'orrore pieno chi lo commette mentre, in altre fondamentali testimonianze del Novecento, i tanti orrori vengono raccontati più frequentemente da chi li subisce e sopravvive o da chi ne viene a conoscenza. Le notevoli ricadute di questo fatto sul piano della scrittura e della narrazione si possono intuire.

L'autore, ammazzato nel 1938 in pieno periodo di purghe, non pare particolamente noto al pubblico italiano. La Garzantina della letteratura in mio possesso, non l'ultima edizione ma comunque di fine anni Novanta, non lo cita neppure.

3 commenti:

  1. Io l'ho comprato da poco. Confermo difficilissima reperibilità: eppure è un libro che merita una normale reperibilità! Mario

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  2. "Chekist", il film tratto dal libro è del 1991

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