mercoledì 21 marzo 2012

L'antologia poetica dedicata a Franco Zagato

Ripescaggi # 12


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Una recensione che non ricordo bene dove uscì. Rimane comunque una recensione di un bel libro, giustamente dedicato a un poeta e traduttore da molti dimenticato: Franco Zagato, Antologia poetica, Amos Edizioni, 2003, € 10,00.
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Un libro “che ferma un percorso poetico durato cinquant’anni”. Così l’editore nella breve nota che introduce alla lettura di questa antologia di Franco Zagato (1937-2000). Una nota di un amico, che però non deve far passare in secondo piano il merito dell’importante iniziativa di questa giovanissima casa editrice veneziana (www.amosedizioni.it). Da tempo, infatti, trovare i libri di poesia di Zagato era diventato pressoché impossibile.

Chi era Franco Zagato? Fu anche scrittore e giornalista. Traduttore di Marziale, Federico Garcia Lorca, Rafael Alberti e Gregory Corso. Una collocazione precisa di Zagato poeta viene dalla curatela e dalle note di Giovanni Turra, che ci ricorda, dapprima, “il saldo con l’ermetismo”, l’apertura a esperienze europee e d’oltreoceano (Garcia Lorca e Ginsberg) in una seconda fase, e, infine, “l’adesione di Zagato a una poesia che sia espressione di un’appartenenza a una collettività, nel segno del miglior Pasolini (quello del dialetto e de Le Ceneri di Gramsci)”. In questo quadro delineato da Turra, c’è tutta la profondità attraversata da Zagato nella seconda metà del Novecento.

Fu poeta utopista: «Rigira la parola nel silenzio / e trasfigura il vortice girando / dal ventre delle origini remote / per ritrovare il suo essere eterno.», attacca Mi sto convertendo (in folla). E tuttavia fu poeta quant’altri mai vicino a toccare con mano il senso dell’impossibilità: «Se avessi ancora tempo / (quello sprecato / nella giovinezza!) / non ricomincerei. / Il solito bivio / nel migliore dei casi / strade parallele / che non si possono incontrare. / Come scelte dolorose / ogni-qual-volta-quando / il perdere e pagare / è condizione dell’avere. / Eleggere l’indifferenza / ma camminando in fretta, / capire quando è tempo / per non dover tardare / (l’anticipo è una perdita / e l’attesa logora sempre). / Se avessi tempo-tempus-vitae / forse ritornerei / camminerei il cammino / gli stessi passi / le stesse esitazioni. / Da un capo all’altro / inutile rincorsa / per non giungere mai.» La poesia, costruita a partire da due fortissimi adynata (figura dell’impossibilità, per l’appunto), contiene molta dell’amarezza e della riflessione poetante di Zagato e offre stilisticamente un’interessante pagina, dove è possibile scoprire l’interesse per le figure etimologiche e per quel “pluriliguismo ardito” evidenziato dallo stesso Turra. Una poesia per accordarci su quella voce, su quell’ironia e quell’“animo, sensibile e tenero, offeso da un amore impossibile” (Dario Bellezza).

1 commento:

  1. Sia lodato... finalmente... qualcuno che si ricorda di Zagato

    Ernesto

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