martedì 14 agosto 2012

da "Questo muro" di Franco Fortini

Una poesia da #9

La raccolta di Franco Fortini Questo muro esce nel 1973. Per chi volesse in rete è disponibile un'interessante analisi di uno studioso di prim'ordine come Pier Vincenzo Mengaldo (trovate tutto qui). Si tratta di una raccolta delle poesie scritte in larga parte negli anni Sessanta, nei febbrili anni Sessanta fortiniani. Già dal 1974, negli Oscar Mondadori, è disponibile, proprio a cura di Mengaldo, un'antologia delle poesie a partire da Foglio di via e che comprende anche Questo muro, uscito appena un anno prima. Anche da questa semplice collocazione temporale ed editoriale si evince l'importanza del libro nel percorso poetico di Franco Fortini: Questo muro rimane tra i più importanti lasciti di Fortini. Raccolta della "piena maturità" la definisce Mengaldo, "forse la sua più alta". Interessante, proprio in avvio del saggio indicato sopra, la nota sul movimento, opposto e contrario a quello normale e consueto per Fortini di immersione nel presente, "cioè un distacco verso un linguaggio in cifra che tanto più si rende necessario tanto più il presente punge". 

Come sempre difficile scegliere un testo tra gli altri. Ho optato per una poesia dal titolo forte, Gli alberi. Mi sembrava potesse essere una scelta abbastanza buona per questo poeta che, sempre Mengaldo, definisce "dell'allegoria e della parabola".













GLI ALBERI


Gli alberi sembrano identici
che vedo dalla finestra.
Ma non è vero. Uno grandissimo
si spezzò e ora non ricordiamo
più che grande parete verde era.
Altri hanno un male.
La terra non respira abbastanza.
Le siepi fanno appena in tempo
a metter fuori foglie nuove
che agosto le strozza di polvere
e ottobre di fumo.
La storia del giardino e della città
non interessa. Non abbiamo tempo
per disegnare le foglie e gli insetti
o sedere alla luce candida
lunghe ore a lavorare.
Gli alberi sembrano identici,
la specie pare fedele.
E sono invece portati via
molto lontano. Nemmeno un grido,
nemmeno un sibilo ne arriva.
Non è il caso di disperarsene,
figlia mia, ma di saperlo
mentre insieme guardiamo gli alberi
e tu impari chi è tuo padre.

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