sabato 6 ottobre 2012

"Tra miele e pietra. Aspetti di geopoetica in Montale e Celan", un saggio di Federico Italiano

Ripescaggi #16













----
Questa è una recensione tutto sommato abbastanza recente, di poco seguente l'uscita di questo bel saggio di Federico Italiano per Mimesis Edizioni (2009, pp. 186, € 14,00). Apparve sul mensile "Poesia" di Crocetti e tratta uno degli aspetti più interessanti della critica d'oggi, comunemente descritto con la parola "geopoetica". Libro al limite della categoria "libri brevi", eppure davvero scorrevole e piacevolmente percorribile, soprattutto da chi ama i due poeti scelti da Italiano per illustrare la geopoetica (che, è bene ricordare, è un termine che inevitabilmente rimanda a Kenneth White, autore forse un po' trascurato in Italia, con l'eccezione di Amos Edizioni che a brevissimo ristamperà Lungo la costa).
----


Avevamo conosciuto Federico Italiano come poeta e brillante traduttore dal tedesco. Ora questo Tra miele e pietra ci presenta un giovane critico che intelligentemente riporta i termini della discussione in un terreno spesso insidioso ma indubbiamente fertile come quello della poetica. E la poetica di cui Italiano si occupa, con una prosa senz’altro specialistica ma fruibile nelle sue linee principali da un pubblico vasto, è segnatamente preceduta dal prefisso “Geo”. 
Che cos’è la geopoetica alla quale accenna quasi di sfuggita il sottotitolo e perché due importanti poeti come Montale e Celan, tra i massimi del Novecento, offrono alcuni testi dove tale nozione sembra sprigionare tutta la sua potenza interpretativa?

Serve procedere con ordine. L’operazione intelligente di Italiano sta, in primo luogo, nel prendere le mosse da un filone latente e per certi versi carsico della critica (esagerando si potrebbe parlare persino di una certa inconsapevolezza naïf della critica geopoetica già in essere) ed organizzarlo in una struttura di pensiero servibile. Con le parole dell’autore, intendiamo infatti con geopoetica “quel sapere territoriale – quella «conscience géographique» - che sottende la complessa dinamica semantica di un testo poetico laddove interagiscano referenze squisitamente geo-ecologiche”. (Per inciso, ad esempio, pensiamo solamente a come si potrebbe rileggere – e in parte si è cercato di farlo – l’intera opera di Andrea Zanzotto alla luce di queste parole e del costrutto di geopoetica, compreso il recentissimo Conglomerati.) Gli autori scelti da Italiano per le sue letture sono il Montale di “Notizie dall’Amiata” e il Celan del periodo bretone con “Matière de Bretagne” e “Le Menhir”.

In seconda battuta, è opportuno notare come questo saggio e la categoria di geopoetica in esso perlustrata intervengano a sostegno di tanti tentativi critici che si fondano su nozioni ormai “zoppe” o prive di una solida base teorica: accade spesso con la nozione di paesaggio o con quel filone che senza un’adeguata preparazione s’addentra nell’analisi dell’apporto tecno-scientifico alla lingua e al bagaglio tematico dei poeti (va detto però che, su questo versante, si iniziano a registrare anche in Italia dei contributi innovativi ed interessanti e il saggio in questione si inserisce pienamente in questa recente bibliografia).

Da ultimo, ma sicuramente non per importanza, va evidenziata la centralità che la prospettiva interpretativa geopoetica riveste e rivestirà in futuro. Montale e Celan, autori chiave del secolo scorso, svolgono alla perfezione quel ruolo paradigmatico che l’autore di questo saggio intende assegnare loro: con la loro lirica trapuntata di riferimenti topografici, spaziali, atmosferici, così intimamente legati alle sfere geologiche, ecologice e biologiche, questi due poeti impongono una lettura “attrezzata” che si confronti apertamente con tale ricchezza e complessità. Ed è proprio a questa necessità critica, emergente di fronte a tantissimi altri poeti, che la prospettiva geopoetica cerca di dare una informata risposta.

1 commento: