lunedì 25 febbraio 2013

da "Poesie" di Léon-Paul Fargue

Una poesia da #18


Di Léon-Paul Fargue (1876 – 1947) fatichereste non poco a trovare qualcosa. Pur essendo stato "canonizzato" in Francia con l'edizione di cui riporto sotto la copertina, Fargue è sparito dalla circolazione in Italia, e non vi è più traccia nemmeno nel catalogo dell'editore che l'ha fatto conoscere e che in fin dei conti ha contatti più o meno diretti con Gallimard. Eppure questo signore, che sopra vedete un po' corrucciato nel celebre ritratto fotografico di Man Ray, attraversa i gruppi Fantaisistes e Surrealisti, passando per la sostanziosa esperienza della rivista "Commerce", fondata assieme a Paul Valéry e Valery Larbaud. Nelle pagine di questa rivista transiterà parte cospicua della sua scrittura poetica, prima di una virata decisa verso la prosa, la quale abbraccerà gli ultimi quindici anni di vita. 
La poesia che ho scelto ha il più baudelairiano dei titoli: Spleen. Si trova nella raccolta pubblicata da Einaudi nell'anno 1981 con il titolo Poesie nella versione di Luciana Frezza. Appartiene alla raccolta Ludions. Trovo interessanti le immagini e gli accostamenti rimici, e soprattutto quel finale affidato al "cabaret du Néant". La Frezza optò per una traduzione e accoglimento di forme assai poco valdughiano (penso a una Patrizia Valduga che traduce Mallarmé) e certe scelte potrebbero far riflettere (ad esempio l'esclusione del "notre" dall'ultimo verso). Problematica anche la resa di "gironde" che potrebbe forse rimandare anche all'italiano "in carne", oltre che all'aggettivo scelto da Luciana Frezza ("avvenente"). Insomma, una poesia molto breve che però pone già qualche problema a chi la volesse portare in italiano.













SPLEEN


Dans un vieux square où l'océan
Du mauvais temps met son séant
Sur un banc triste aux yeux de pluie
C'est d'une blonde
Rosse et gironde
Que je m'ennuie
Dans ce cabaret du Néant
Qu'est notre vie.


SPLEEN


In una vecchia piazza con giardino
dove l'oceano del maltempo piazza il sedere
sopra una panchina avvilita
dagli occhi di pioggia
a causa d'una bionda
rozza e avvenente
m'annoio
in questo cabaret del Niente
che è la vita.

(Traduzione di Luciana Frezza)

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