sabato 30 marzo 2013

I "portatori di silenzio" di Stefano Raimondi e la collana dell'Accademia del silenzio

Storie di collane micro #8


Che le quotazioni del silenzio stiano salendo potrebbe risultare un'asserzione che fa sorridere. Eppure, in quest'epoca di chiasso frastornante, alternata sui ritmi dell'iperfrequentazione mediatica o della sua artata rarefazione, credo che saremo ricacciati a forza a esplorare il silenzio, se già non lo stiamo facendo senza accorgercene. Twitteremo silenzio? Qui non si tratta di rinverdire gli assiomi di Watzlawick sull'impossibilità di non comunicare o di riscoprire il valore comunicativo del silenzio. Non è di mancanza di comunicazione o di valore di comunicativo del silenzio che sto parlando (e tra l'altro siamo tutti consapevoli di quali difficoltà ponga oggi la parola "comunicazione"). In letteratura il suicidio di Celan del 1970 ha fatto fatto echeggiare una sorta di primato del silenzio (e Celan ritorna anche in questo bel libro di Stefano Raimondi, poeta, che qui scelgo per illustrare la collana "micro" di cui vi parlo stavolta). Prima ancora, filosoficamente, il silenzio aveva ricevuto da Wittgenstein e dal suo successo (quasi modaiolo a tratti, ci mancava solo il finale del Tractatus sull'incarto dei Baci Perugina ed eravamo fritti!) una spinta non trascurabile. Nella stessa arte contemporanea pensiamo ai silenzi di Rothko o Fontana o Giacometti. E per chiudere con la madre di tutto, la storia, soffermiamoci solo a quello che può essere stato il silenzio dopo il massimo rumore, cioè il silenzio post-atomico.

Il libro di Stefano Raimondi, da leggere anche ad incastro nel suo banco di scrittura poetica (ricordo Interni con finestre uscito per La Vita Felice, di cui trovate un assaggio significativo qui) si dipana attraverso pregni riferimenti a Celan, a Ungaretti, al ritiro/contrazione silenziosa dello Tzimtzum ebraico di Isaak Luria, Edmond Jabès, María Zambrano, Iosif Brodskij in un percorso a tappe/stazioni numerate. I riferimenti non spaventino, perché la prosa scorre, quasi come il silenzio stesso.  Il merito del libro di Raimondi è tutto nel problematizzare e mostrare quanto controverso e scivoloso sia questo tema. L'autore sembra donarci con questo libriccino qualcosa di propedeutico, un gesto preparatorio allo spazio creato dal silenzio e, in fondo, alla bella idea di questa stessa collana che lo ospita.

La collana si era aperta con Il silenzio di un altro poeta, Franco Loi, e annovera ora al suo interno i seguenti librini (tutti sotto i 5 euro): C'è silenzio e silenzio. Forme e significati del tacere di Giovanni Gasparini, Una luminosa quiete. La ricerca del silenzio nelle pratiche di meditazione di Giampiero Comolli, Pause. Sette oasi di sosta sull'orizzonte del silenzio di Nicoletta Polla-Mattiot e I sensi del silenzio. Quando la scrittura si fa dimora di Duccio Demetrio. Fa riferimento ad un'accademia, di cui qui potete trovare il sito internet. Scuola, laboratorio, occasione di incontro e confronto, vacanza dal rumore. 

Leggiamo che L’Accademia del silenzio che dà il nome alla collana è:
- un luogo dove incontrarsi per condividere esperienze di riflessione e creatività legate al silenzio;
- uno spazio didattico dove seguire corsi e seminari pratici per apprendere le potenzialità comunicative, ideative, relazionali, terapeutiche del silenzio;
- un gruppo di studiosi convinti che “fare silenzio” è un’arte, con delle regole che si possono imparare, trasmettere, condividere ed esercitare;
- una comunità virtuale e reale di persone impegnate a promuovere il valore, l’insegnamento e l’esperienza del silenzio.

Oltre agli autori citati, tra i promotori dell'Accademia ricordiamo, tra gli altri, Valentina D’Urso, Marco Ermentini, Emanuele Ferrari, Daniela Finocchi, Giorgio Ieranò, Emanuela Mancino, Francesco Marchioro, Giampaolo Nuvolati, Antonella Parigi, Luigi Perissinotto, Gian Piero Quaglino, Antonio Ria, Francesca Rigotti, Luigi Spina, Manuela Trinci. Stanno pensando ad un manifesto in parte già reperibile in coda ai libri della collana. Credo sia un progetto da seguire con curiosità e interesse.

2 commenti:

  1. se s scrive sul silenzio forse c'è un gran bisogno di sapere che qualcuno da qualche parte interrompa quel silenzio e inizi a parlare. Il vero silenzio è quello della solitudine degli invisibili.

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