sabato 18 maggio 2013

"L'uomo difficile" di Hugo von Hofmannsthal

Ripescaggi #23












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La Prima guerra mondiale ricorre in più di un post di questo blog, oramai ve ne sarete accorti. Credo sia interessante non soltanto perlustrare la "war literature" o la "war poetry" (prerogativa britannica?) come letteratura nata durante la guerra, ma andare a vedere cosa succede in molti autori dopo quella guerra. Un testo che ci aiuta in questo, proposto in un ripescaggio di un'antica recensione fatta per il sito della rivista daemon, è la commedia Der Schwierige di Hugo Von Hofmannsthal, libro che qui presento nell'edizione Quodlibet a cura di Elena Raponi ma che - per la cronaca - uscì anche per Adelphi a cura di Gabriella Bemporad. Sorrido a rileggermi a distanza di anni. Credo non riuscirei più a parlare così di un libro (distaccato, quasi didascalico) e, a ben ricordare, non è che recensissi sempre in questo modo anche all'epoca. Ciò non toglie che il libro sia meritevole e che io lo ripeschi in questo modo, con una breve recensione di qualche anno fa che fatico oggi a sentire come mia... Di tempo ne è passato parecchio, se verso la fine del pezzo parlavo di Novantesimo anniversario della fine della guerra. Ormai siamo già tutti proiettati in ottica di Centenario della Grande guerra, se non altro fuori dall'Italia. Qui il marasma di idee e progetti, lo scoordinamento, l'ombra bieca del regionalismo deteriore e il campanilismo sembrano farla da padroni anche con riferimento a questa ricorrenza che avrà una portata letteralmente "mondiale". E pensare che quell'evento per il nostro paese non fu proprio un evento trascurabile...
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L’uomo difficile è una commedia in tre atti del 1921, ambientata nella Vienna post Prima guerra mondiale, ossia nella capitale dell’impero che fu tra i protagonisti dell’evento bellico che sconvolse il paesaggio reale e mentale dell’Europa e del mondo. Le famose regole aristoteliche dell’unità di luogo, tempo e azione sono qui rispettate: la storia si svolge nell’arco di una serata, tutta la vicenda si snoda nell’ambito di una festa dell’aristocrazia viennese.

L’uomo difficile del titolo è il reduce Hans Karl, uno scapolo facoltoso sulla quarantina che la guerra ha reso misantropo. Kari, così è chiamato dagli amici, è costretto a partecipare ad una festa per cercare di “sistemare” una serie di affari personali: l’amante Antoniette che vuole liquidare e far ritornare dal marito, il nipote Stani che ha una relazione con la stessa Antoniette, donna che tuttavia intende lasciare per sposarsi con la passionale Helene. Alla fine, nell’arco di una serata e della festa a casa di Helene, Kari non riuscirà a combinare nulla di quanto si era proposto, anzi, si renderà conto di essere innamorato lui stesso di Helene, la quale non mancherà di ricambiare e di dichiararsi apertamente. In questa dichiarazione è la chiave di volta della commedia, l’irrompere quasi casuale della risolutezza e del coraggio femminile che cambieranno i destini dei protagonisti della vicenda, contrapposti alle antinomie di un uomo che non osa, dibattuto nei grandi temi che spesso troviamo all’interno dell’opera di Hugo von Hofmannsthal, tra i quali il difficile rapporto tra parola e azione (a molti infatti verrà in mente la Lettera di Lord Chandos) e soprattutto tra parola e silenzio (e qui il pensiero potrebbe arrivare persino al “vicino” Wittgenstein).

Il libro è splendidamente curato dalla specialista hofmannsthaliana Elena Raponi, la quale è anche l’autrice di una prefazione che colloca attentamente il testo di Hugo von Hofmannsthal nel quadro della produzione letteraria europea all’indomani della Grande guerra. Un motivo di più per avvicinarsi a quest’opera rilevante dello scrittore austriaco, a novant’anni esatti dalla fine di quell’evento così fondamentale nello svolgersi della storia contemporanea.

2 commenti:

  1. Quella adelphi non si trova più... fuori commercio... comunque, sul discorsso Grande guerra hai ragione mi sa, è un po' inspiegabile come qua da noi ci si muova senza grano salis, M.

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  2. Credo sia un discorso lungo e complesso, ma non mi preoccupo quasi più visto che stiamo facendo il possibile per banalizzarlo, purtroppo. Grazie del tuo commento. A.

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