martedì 4 giugno 2013

Nella demenza che non sa impazzire
Una lettura da "Pertiche" nel parco del Soligo
per "La notte della poesia"


Nella demenza che non sa impazzire
reading del poemetto sulla Prima guerra mondiale
Alberto Cellotto - lettura / Lucio Bonaldo - percussioni
sabato 22 giugno 2013 ore 20:45
Parco del Soligo a Pieve di Soligo
per "La notte della poesia"

Il parco del Soligo in una foto di Raoul Bernardi

Lucio Bonaldo sopra e sotto 
una foto di Clemente Rèbora
In chiusura del libro di poesia Pertiche che ho pubblicato alla fine del 2012, c'è un poemetto in sestine interamente dedicato alla Grande guerra "ricamminata" su un segmento della linea del Piave, tra Salettuol e Candelù. Il comitato Antenna Cinema mi ha invitato a riproporre la lettura di questo poemetto che, in un altro paio di occasioni, ho fatto assieme al percussionista Lucio Bonaldo e il suo set preparato. La rassegna è un appuntamento ricco, in cui la presenza mia e di Lucio è solo una minima parte e vi invito pertanto alla consultazione del programma nel sito di PieveculturaIl poemetto si intitola come un verso di una poesia di Clemente Rèbora che riporto qui sotto. Marco Scarpa, proprio in occasione di una delle due letture già fatte con Lucio Bonaldo, ha definito Nella demenza che non sa impazzire "[...] una sorta di poemetto o, vorrei osare, radiocronaca in forma di elenco, simile a quelle liste della spesa per non scordarsi poi nulla al supermercato. Solo che qui l’argomento è la Prima guerra mondiale, argomento simbolo e forte nell’immaginario e nella vita di Alberto. La Prima guerra mondiale che sembra non ancora finita, ancora qui con i suoi resti, le sue conseguenze (come d’altronde non potrebbe essere altrimenti), narrata al tempo presente proprio per fare sentire ancora vivi lo spirito e lo scenario che è ancora qui, sbiadito ma vivo, a pochi chilometri da noi, sul Piave, a testimoniare e da cui imparare ancora e ancora, necessariamente è cosa probabilmente saggia. Un fiume storico che intreccia passato e presente e che ci ricongiunge ad un evento così lontano eppure così vicino."


Ha scritto bene Andrea Cortellessa, nel volume imprescindibile da lui curato e pubblicato nel 1998 da Bruno Mondadori col titolo Le notti chiare erano tutte un'alba. Antologia dei poeti italiani nella Prima guerra mondiale che "L’orrore assoluto della quotidianità della guerra – nella quale il ferimento di un compagno, di un amico, può costringerti a rischiare la vita per andare a salvare «tra melma e sangue» quello che è comunque ormai ridotto a un «tronco senza gambe», come capita nel terribile Viatico di Rèbora – trova qualche risarcimento in Ungaretti, non mai in Rèbora: la cui poesia di guerra è sempre un muro di pietra sul quale la parola – la parola  penetrante del più potente espressionista d’anteguerra – si infrange e batte in ritirata. Ma tanto la vittoria di Ungaretti che la sconfitta di Rèbora appaiono necessarissime." Come dargli torto?

VIATICO 
di Clemente Rèbora


O ferito laggiù nel valloncello,
Tanto invocasti
Se tre compagni interi
Cadder per te che quasi più non eri,
Tra melma e sangue
Tronco senza gambe
E il tuo lamento ancora,
Pietà di noi rimasti
A rantolarci e non ha fine l'ora,
Affretta l'agonia,
Tu puoi finire,
E nel conforto ti sia
Nella demenza che non sa impazzire,
Mentre sosta il momento,
Il sonno sul cervello,
Làsciaci in silenzio -

Grazie, fratello.

1916

["La Raccolta", I, 1918, n. 3]

3 commenti:

  1. si' e credo che abbia anche ragione cortellessa.... silvia

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  2. Avrei voluto esserci a questa lettura. Ci penso, anche per altri poeti che c'erano quella sera...

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