venerdì 20 giugno 2014

Tradurre in italiano Arno Schmidt, Paul Celan, Søren Kierkegaard e altri. Intervista a Dario Borso

Librobreve intervista #41


Prosegue la serie di interviste con i traduttori. La fotografia accanto è un ritratto di Arno Schmidt (1914 – 1979), scrittore solo recentemente riproposto dall'editoria italiana. Abbandonato dai più grandi, che avevano pubblicato qualcosa tanti anni fa, come ad esempio l'einaudiano Alessandro o Della verità, oggi troverete le sue opere tra i nomi di editori attenti come Mimesis, Zandonai e Lavieri. Abbiamo provato a capire cos'è successo con Dario Borso, suo principale traghettatore. Borso, figura "a cavallo" (nel senso anche di figura galoppante e fiera) tra filosofia e letteratura, è autore di numerose traduzioni e curatele. Tra i vari nomi si ricordi soltanto Paul Celan, Søren Kierkegaard, Rainer Maria Rilke, Friedrich Hölderlin.


LB: Arno Schmidt. Che cos'è successo? Voglio dire: perché se ne erano tutti dimenticati e, poi, come siete riusciti, piano piano, in un lavoro corale nel quale però lei ha un ruolo fondamentale, a rimetterlo in circolo? Quali le tappe fondamentali di questo riavvicinamento, se così si può chiamare?
R: Penso che c’entri l’amore. Nel senso che senza amore sarebbe impossibile imbarcarsi in imprese simili. E l’amore si attacca, come una malattia. A me l’ha trasmessa Domenico Pinto otto anni fa, dialogando sul lit-blog Nazione Indiana. Chi gliel’abbia attaccata a Pinto, non saprei. So che dopo un contraddittorio tentativo della Einaudi negli anni Sessanta, di Schmidt in Italia non si fece più parola.

LB: A un lettore che non ha mai letto Arno Schmidt quale percorso suggerirebbe? C'è a suo avviso un punto di partenza ideale per un lettore? Se c'è qual è e perché?
R: Come per Joyce, penso che l’itinerario ideale sia dal primo all’ultimo libro. Innanzitutto perché la sua tecnica, ovvero la sua lingua, si è evoluta nel senso della complessità, e secondariamente perché l’opera sua intera è un registro di cos’è accaduto di storicamente fondamentale in Germania e in Europa dalla seconda guerra mondiale in poi. Recentemente John E. Woods, il traduttore americano di Thomas Mann e di Schmidt (lo lesse per la prima volta in seminario a Tubinga, e gettò alle ortiche l’abito talare), in occasione della sua monumentale traduzione di Zettel’s Traum (il romanzo più lungo al mondo) ha affermato un mese fa che nei testi ironici del primo c’è una media di tre sottotesti, in quelli del secondo di sei. Non so come faccia a dirlo, ma se lo dice lui…


LB: Quello che ho apprezzato subito nelle sue curatele, viste assieme nel loro divenire, è la capacità di muoversi bene tra filosofia, narrativa e anche poesia (penso a Poesie sparse pubblicate in vita di Paul Celan uscito qualche anno fa da Nottetempo, con uno scritto famoso di Andrea Zanzotto su Celan). Lo so che è probabilmente difficile parlarne per lei che la vive in prima persona, tuttavia questa caratteristica secondo me non comune, o se non altro non praticata molto a livello di pubblicazioni, cosa significa per lei, in lei?
R: In effetti sono in prestito nella letteratura. Il guaio è che sono in prestito anche altrove. Seriamente, per parecchio ho praticato filosofi che si sporgevano sul poetico (Diderot e Kierkegaard in primis), finché ho cominciato a fare l’inverso, a praticare poeti che si sporgevano sul filosofico (Celan e Schmidt in primis). Le traduzioni cui sono più affezionato, anche perché provviste di commentari apprezzati e utilizzati poi in varie sedi, sono: Kierkegaard, La ripetizione (Rizzoli), Celan, Oscurato (Einaudi), Schmidt, Paesaggio lacustre con Pocahontas (Zandonai).

LB: Mi permetto un salto a Søren Aabye Kierkegaard al quale sta dedicandosi da lungo tempo. Da poco Morcelliana ha pubblicato un breve libro intitolato La nostra epoca. Quali sono state le motivazioni di questa nuova pubblicazione? Perché ce la consiglia?
R: È un testo sorprendente, da un paesotto com’era la Copenaghen di metà Ottocento Kierkegaard intuì sviluppi della società che si stanno compiendo adesso. Provare a leggere per credere.


Chandra Livia Candiani
LB: Chiudo con una domanda che compie un ulteriore salto. Un amico, Marco Scarpa, mi ha mostrato un "foglietto" di poesia dietro la cui realizzazione c'è il suo apporto, se non ricordo male collegato a un premio. L'iniziativa mi è parsa subito notevole. Volevo chiederle se è ancora viva e se comunque può dare qualche cenno sui suoi prossimi lavori. Grazie.
R: È il Premio Baghetta, che nei suoi sette anni di vita ha laureato parecchi poeti promettenti. Dopo un po’ risbucano fuori, come recentemente Chandra Candiani nella bianca Einaudi. Scarpa mi pare promettente. In questi giorni è uscito il Foglietto n. 2 Baghetta, pieghevole di 32 pp. gratuito: una traduzione a quattro mani, mie e di Pinto, del pamphlet di Schmidt Ateo?: Altroché!. Il terzo Foglietto in cantiere (la frequenza è all'incirca semestrale) sarà una raccolta di brevi inni a Shiva dell’XI secolo.
Quanto ai miei lavori: l’aspetto più bello è farli, il più brutto trovarseli fatti e non accettati dall’editoria. Comunque, dopo due anni in panchina, I migranti di Schmidt è approdato a Quodlibet, con commentario in prima mondiale finanziato dalla Arno Schmidt Stiftung. Già in giro per vari corridoi sono gli scritti socio-politici di Elvio Fachinelli a mia cura. Quest’estate rifinirò la curatela del diario di guerra e prigionia di un granatiere della prima guerra mondiale, da me scoperto. Infine può sembrare strano, ma nessuno vuole Celan. Sarà la crisi…

3 commenti:

  1. Stimo molto il lavoro di Dario Borso che non conosco. Utilizzo questo forum per complimentarmi. Saluto a tutti. Stefania

    RispondiElimina
  2. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

    RispondiElimina