sabato 2 agosto 2014

La critica ai tempi del livore

Libri brevi che mi piacerebbe scrivere o trovare #2

In questo spazio così titolato provo, di tanto in tanto, a fermare pensieri che mi vengono spesso su libretti che mi piacerebbe scrivere se avessi capacità, tempo, spazi o persino, ancora più presuntuosamente, un committente. Oppure, meglio ancora, librini che vorrei trovare già scritti brillantemente da altri. Libri piccoli, che provino ad affrontare temi o autori che già hanno una bibliografia, ma con la voglia di provare a dire cose nuove, magari correndo qualche rischio. Non occorre scrivere tanto, pensate a certi articoli filosofici brevissimi, a come hanno cambiato tutto. Scrivendone così brevemente qui, mi faccio passare l'idea di intraprendere tortuosi percorsi inconcludenti.


Secondo libro che mi piacerebbe scrivere o trovare dopo quello su Luigi Tenco. Parliamo di critica letteraria. La critica letteraria è chiamata continuamente in causa, da eterna assente ingiustificata eppure, in qualche modo, sempre presente, permeabile, infiltrante. Dilagante. In un libretto del genere non mi interesserebbe affatto dire se ci sono critici più o meno capaci. Non lo so dire. So e accerto sempre con maggior frequenza che chi si adopera in operazioni che un tempo si definivano di critica letteraria assume oggi un tratto che sta diventando comune: il livore, uno sterile livore. Si badi, nessuno pensa che la critica sia mai stata cucinata a basse temperature e a fuoco lento. Non sono infatti queste le condizioni che la favoriscono e spesso, in passato, le temperature sono state ben più elevate di quelle attuali. Il livore che intravedo è una finta alta temperatura. E se potessi scrivere questo librino immaginario, che qui compendio, non mi rammaricherei del perché i tempi non esprimono più un Luigi Baldacci che scrive su una rivista come "Epoca", del perché non esiste più una rivista come "Il Mondo" di Pannunzio e non mi scandalizzerei certo che "L'Espresso" sia diventato negli anni un supporto cartaceo per lo smercio di DVD, cd, libri. Mi soffermerei sul livore, tratto forse inconscio ma assai acceso e fintamente "caldo" della sedicente critica attuale, alimentato ovviamente dall'arena dei social media, la quale molto spesso è uno spazio per nascondersi dietro timidezze, solitudini, incapacità di confronto e argomentazione. Sono sicuramente venuti a mancare certi tempi lunghi della critica. La rete Internet, se davvero ha appiattito il mondo, ha appiattito anche le possibilità della critica? Non credo. E il livore, anziché provare a far chiarezza, ricaccia tutto in un grande buio che non ci porta da nessuna parte. Lo dice la stessa parola "livore". La critica è una necessità intima della letteratura. La letteratura è un'altrettanto intima necessità della critica. A fare sempre gli incazzati col mondo ci si guadagna ben poco, da un lato e dall'altro. Meglio tornare a studiare, argomentare e lavorare davvero e non per finta.

2 commenti:

  1. Mi pare sia detto bene il (un) problema. Lorenzo

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  2. Non lo so se è detto bene, caro Lorenzo. So che avevo voglia di formulare questi pensieri e di farlo così.

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