martedì 10 marzo 2015

Come fa tendenza essere antiscienza


Libri brevi che mi piacerebbe scrivere o trovare #5

In questo spazio così titolato provo, di tanto in tanto, a fermare pensieri che mi vengono spesso su libretti che mi piacerebbe scrivere se avessi capacità, tempo, spazi o persino, ancora più presuntuosamente, un committente. Oppure, meglio ancora, librini che vorrei trovare già scritti brillantemente da altri. Libri piccoli, che provino ad affrontare temi o autori che già hanno una bibliografia, ma con la voglia di provare a dire cose nuove, magari correndo qualche rischio. Non occorre scrivere tanto, pensate a certi articoli filosofici brevissimi, a come hanno cambiato tutto. Scrivendone così brevemente qui, mi faccio passare l'idea di intraprendere tortuosi percorsi inconcludenti.

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Ci sono genitori che si oppongono categoricamente, a parole, ai vaccini per i propri figli ma che poi li vaccinano "perché non si sa mai", c'è chi parla di OGM con ferocia pari al vacillare che dimostra nella conoscenza del tema (e l'unico nome di multinazionale che sa fare è Monsanto), poi non manca chi si oppone alla ricerca sulle staminali (di questo si è già raccontato qualcosa qui) o chi si avventura in inquietanti tentativi di "ritorno alla natura" ("ritornare alla natura" in fondo è stata la copy strategy del Mulino Bianco per tantissimi anni) con percorsi di autodidatta, ci sono vegani che si improvvisano educatori alimentari ad ogni occasione adducendo argomentazioni pseudoscientifiche e conducendo arringhe focose, e di fondo alimentati da un radicale atteggiamento antiscientifico (un conto sono le convinzioni personali, altra cosa è certo esibizionismo nevrastenico). C'è poco da fare, mi pare che essere contro la scienza faccia purtroppo sempre più tendenza. E forse non è nemmeno una novità, ma un atteggiamento che prende le mosse da lontano.

Chi scrive non è uno scienziato. Pertanto non posso avere dimestichezza con le tante dimensioni in cui la scienza vive. Se anche fossi un geologo non sarei un biologo, se fossi un biologo non sarei un fisico nucleare e se fossi un fisico nucleare non sarei un astronomo. Intendo dire che ci sono delle ultraspecializzazioni anche nel mondo della scienza che talvolta rendono difficile la comunicazione tra scienziati delle diverse discipline. Questo può essere un problema con ricadute importanti. Eppure, chi vive veramente l'avventura (in senso etimologico) e il viaggio della scienza si sente accomunato da secoli da uno stesso spirito. Ecco, un nodo che va toccato è proprio quello della comunicazione: la comunità scientifica forse dovrebbe sforzarsi di più per raccontare questa avventura e questo spirito, tuttavia questo racconto non è necessariamente compito degli scienziati, non di tutti almeno. Ma lasciamo stare quello che gli scienziati potrebbero fare, visto che tanti di loro fanno già moltissimo, e preoccupiamoci di quello che possono fare i non scienziati, ovvero la maggior parte della popolazione mondiale.

Lungi dal marcare strane idee di purezza della scienza e di accettazione acritica di tutte le ricerche, dei risultati e delle ricadute che produce (anche se il metodo sperimentale basterebbe da sé a garantire una certa integrità di processo e eticità nella ricerca) vorrei qui sollevare alcune osservazioni: questo atteggiamento antiscientifico 1)  è forse frutto di grande ignoranza ma soprattutto di una sempre più insopportabile arroganza; 2) spesso è il risultato di strategie di marketing sedicente etico che nemmeno ci rendiamo conto di assorbire; 3) non giova a nessuno; anzi no, giova a chi gode dei benefici economici di questo atteggiamento antiscientifico (si pensi solo a quante truffe commerciali si nascondono dietro il concetto di naturalezza o di "ritorno alla natura"), mentre nessuno è in grado di calcolare le "perdite economiche" derivanti da tutti i bastoni tra le ruote messi alla scienza; 4) denuncia il fallimento di un progetto di divulgazione scientifica efficace (almeno in Italia dove si vorrebbe passare per divulgazione scientifica una trasmissione come "Voyager") e richiama l'attenzione sulla necessità di una rifondazione della comunicazione scientifica; 5) denuncia altresì un problema rilevante e urgente di rapporti tra scienza e giurisdizione (i vari casi anche italiani degli ultimi decenni o le vicende che mischiano vaccini, autismo e sentenze sono lì a dimostrarlo) e 6) di fondo, richiama inevitabilmente l'attenzione sulla centralità della scuola per arginare questi atteggiamenti antiscientifici che Paolo Attivissimo, sulla rivista "Le Scienze", ha efficacemente correlato a una nuova attitudine "paleosnob". Il problema è che tale paleosnobismo antiscienza, purtroppo, mi pare serpeggiare sempre più anche all'interno delle aule scolastiche (almeno fra elementari e medie, per quel che percepisco) e ciò che allarma è che il buon senso, un concetto ritenuto forse scontato e invece assai scientifico, è sempre più lontano. Ecco, io comprerei un libro breve che affronti e riassuma da vari angoli tutti questi aspetti importanti del nostro vivere. Magari non dovrebbe essere un libro di un solo autore. Se già esiste, consigliatemelo per favore. Temo però dobbiamo leggere molti libri, e non uno soltanto, per sviscerare meglio questi temi centrali della contemporaneità.

2 commenti:

  1. Mi pare questo un post interessante e fra l'altro mi ricorda il numero di Internazionale uacito ieri (si parla di vaccini!) Saluti

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  2. Grazie Gianluca, ho finalmente visto il pezzo della rivista che cita. Un saluto, A.

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