sabato 20 giugno 2015

"Guerra del '15" di Giani Stuparich

©overtures #10
Leggere una grande guerra #15

"Leggere una grande guerra" intende essere il breve spazio in cui segnalo dei libri sulla Prima guerra mondiale. Il quinquennio 2014-18 coincide con un lungo periodo di celebrazioni, commemorazioni ed eventi a livello internazionale. Segnalare semplicemente dei titoli di libri, brevi o meno brevi, passati o attuali, reperibili o non reperibili, italiani o stranieri, può essere un buon antidoto contro le fanfare e i tromboni che stanno pericolosamente giungendo un po' da ogni parte. Le segnalazioni saranno sintetiche, poco più di una scheda bibliografica. (In coordinamento con World War I Bridges).

Ritorna acquistabile grazie a Quodlibet Guerra del '15 di Giani Stuparich (a cura di Giuseppe Sandrini, pp. 200, euro 17). Stuparich fu autore di un altro libro scaturito da quegli anni, Ritorneranno, titolo di cui il catalogo Garzanti ha garantito una presenza più continuativa. Sorrido a pensare che Stuparich trovava posto nella collana "Letture per la scuola media" di Giulio Einaudi Editore. Era quella collana che ereditava la grafica munariana delle tre righe rosse orizzontali, distintive anche della collana NUE. Conteneva titoli tanto belli e irrecuperabili oggi, come il lungo racconto L'isola (1942) ambientato tra le due guerre e incentrato sul rapporto col padre, un tema ricorrente della scrittura di Stuparich, un ricongiungimento compiutamente sincronizzato di montagna e mare. In Guerra del '15, uscito per la prima volta nel 1931 per Treves, l'intellettuale triestino laureatosi a Firenze (per di qua passa il suo avvicinamento vociano) verga le pagine di un diario da gregario-volontario sul Carso. Il Carso è anche il Carso di Slataper, certamente. Ed è anche quello di Ungaretti e di tanti altri, insomma è quell'area geografica ma anche geopoetica che ha filtrato la luce di una stagione importante della scrittura europea e che per una volta non c'entra nulla con la fantomatica Mitteleuropa. E soffermandomi ancora sulla grafica editoriale, è bene dire della fotografia scelta per la copertina dalla solitamente immacolata Quodlibet: è una foto del monte Debeli della serie To face, tratta dal bellissimo lavoro di Paola De Pietri sui luoghi della guerra, a cui il Maxxi ha dedicato una mostra qualche anno fa (qui si può vedere qualche altra foto). Per gli editori che mantengono un orizzonte di progettualità, i cent'anni passati dal conflitto non rappresentano soltanto la speranza di vendere qualche copia in più ma anche la volontà di riproporre e riposizionare in un'offerta strutturata testi che da tempo mancavano. Questa di Stuparich è un'altra testimonianza da leggere assieme ad altre riproposte di recente (ad esempio assieme a quella di Arrigo Cajumi di cui ho già scritto qui poco fa).

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