martedì 22 settembre 2015

Esce finalmente per Marsilio il libro su Dante di Ezra Pound, un sogno editoriale che fu di Vanni Scheiwiller

Certi libri possono rimanere opere irrealizzate per decenni e poi essere finalmente pubblicati, in un modo bellamente intempestivo, anche se, volendo trovarci l'aggancio, sappiamo che quest'anno ricorrono i 750 anni dalla nascita di Dante. Il caso di questo Dante di Ezra Pound (pp. 252, euro 20, a cura di Corrado Bologna e Lorenzo Fabiani), finalmente realizzato da Marsilio, sta lì a ricordarci come questo possa ancora accadere. Si tratta di un libro composito a lungo sognato da Vanni Scheiwiller, che ne desiderava l'uscita entro l'anno 1965, settecentenario della nascita di Dante. Poi, per i casi della vita, il libro non si poté più realizzare. Poeta e figura controversa, in grado di attraversare un intero secolo e oltre sempre da protagonista, vero "ponte" in senso diacronico e geografico, diatopico, data la sua capacità di tenere piedi, occhi e orecchie in più continenti (oltre all'America e all'Europa non va dimenticato infatti il rapporto di Pound con l'estremo oriente e il legame con Ernest Fenollosa), Ezra Pound non ha smesso di inondare con la sua presenza molti dibattiti. Questo volume è tutto incentrato sul trasporto verso Dante e Cavalcanti e sugli scritti che a più riprese uscirono spesso su riviste. Nel suo incedere e nel suo confezionamento non dimentica di ricordare le accuse di pressappochismo e dilettantismo rivolte a Pound da parte di una stizzita "nazionale filologi". Ben vengano però anche un certo pressappochismo e dilettantismo, ben vengano persino nuovi "Bignami" del nostro tempo (se con questa immagine intendiamo dei libri "sintetici" che abbiano la forza di attraversare con le vertigini del coraggio territori vasti e desolati), ben venga l'errore interpretativo clamoroso se la mente che si esercita su una materia può aggiungere elettricità e movimento alla poesia, alla critica, insomma se sa porre una nuova giusta domanda alla vita.

Parlare di "riscoperta" di Dante nel ventesimo secolo è curioso e tutto ciò si ricollega a discorsi già fatti sul canone. Sfido chiunque a trovare un autore che più di Dante sia rimasto saldamente ancorato attraverso molti secoli a un canone, italiano e mondiale, della letteratura. Eppure parlare di riscoperta di Dante ha senso - una riscoperta messa in atto da altri, e si pensi solo al geniale scritto di Mandel’štam allora - e ci ricorda che il blasone del canone può rapidamente diventare toilet paper se non proviamo a sfoderare continuamente una spada di intelligenza sulle opere, a tenere alta la guardia dell'attenzione, tanto più nella vorticosa, divoratrice e coprofaga realtà d'oggi. Con i suoi scritti danteschi Pound mise in atto un'operazione che si sviluppò su diverse strade e lo fece anche tramite una rete di corrispondenza e relazioni umane che ebbe del prodigioso. Il mondo se ne accorse e quest'energia è quanto ha spinto avanti la sua lettura di Dante.

Ecco allora che nei decenni dell'avvilente avviamento benigniano alla propedeutica dantesca, questo sogno editoriale di Scheiwiller realizzato cinquant'anni più tardi da Marsilio ci rinvigorisce e funziona come antidoto contro molti veleni: contro un'idea statica di letteratura e del testo letterario (non cade mai a caso il binomio Eliot-Pound), contro la morte del pensiero perpetrata da tanta parte dell'accademia (cose risapute, ma meglio ricordarcelo visto che l'accademia succhia anche non poche risorse), contro la pavidità sempre latente che ci opprime quando viviamo le situazioni della letteratura, contro il calcolo perverso e alla fine controproducente in cui si culla l'editoria letteraria sedicente tale, ma anche contro chi, con un po' di esterofilia fuori tempo massimo, addita la lingua italiana come incapace di fare cose con le parole e poeticamente svantaggiata rispetto ad altre. Una bella pagina di critica e di poesia insomma, qui per forza saldamente legate come in fondo dovrebbero essere, ma anche una bella pagina di storia editoriale che molto ha a che fare con Venezia. Bello che sia così e non è cosa di tutti i giorni.

3 commenti:

  1. Toilet paper... ahah! Mi è venuta in mente subito la pubblicità dantesca della carta igienica

    RispondiElimina
  2. A me è venuto in mente dopo lo spot del Dante della carta igienica, ma in effetti ci sta

    RispondiElimina
  3. "Toilet paper" e' anche il nome della bella rivista d'arte di Cattelan…
    LOVE

    RispondiElimina