lunedì 30 novembre 2015

Poesie inedite di Gilda Policastro



"al cor gentil ratto s'apprende" è il titolo dello spazio che Librobreve dedica alle poesie inedite. Qui si ospitano testi che probabilmente andranno a costruire nuovi libri di poesia. Si propone come rubrica di solo testo, priva di foto glamour degli autori. L'unica immagine rimarrà quella del ratto qui sopra, identificativa di ogni post, un portafortuna che dedico agli ospiti. La pubblicazione avviene su invito e pertanto non ha senso inviare i propri testi all'autore del blog se non vi è stato prima un dialogo e accordo tra Alberto e chi ha scritto le poesie. Non ho previsto commenti o preamboli ai testi. I lettori invece possono commentare. 

Tre poesie inedite di Gilda Policastro da Calendario (un progetto che prevede anche la presenza delle fotografie di Sabrina Ragucci)
   
Tutta scena

Non lo sei abbastanza, non riconosci
le cinghie, le maniglie, i frustini
la mistica del peccato, le carni trapassate dalla furia del sacro
a voi piace soffrire?
che cosa  vedi dentro una gabbia: pulito/sporco, vuoto, animali
in ordine, la camicia da notte usata, igiene poca (ti ci abitui)
e l’offerta del sangue: non mi alletta che l’allusione nella ferita,
il contenimento del graffio, la promessa dalla gola in trazione
e poi la cura del padrone, dopo i calci
non giochiamo a questo gioco (ma mère)


Menear la pera


così si portano i vestiti, e coi vestiti si portano svelti gli avanzi
 

d’estate che non esondino d’inverno in un loro corso
 

variabile attraverso la faglia: oggi hai dato aria domani riattacca, funghisci
 

in prospettive divaricate, sia negare sia no: c’est une douleur, c’est douloureux
 

(la doluleur est difficile à définir car elle est personelle et subjective)
 

mi sento bene: sempre
 

nella svestizione dei rumori torni a occupartene: nessun recesso
 

pare pulito in questi traslochi – lo dice lui, che dobbiamo andarcene,
 

non parla lei ma incombe come sempre nei segnacoli
 

che dispone: il sollievo farà mai pace con la sentina (el espacio en la parte más
baja dove si        raccolgono todos los líquidos)
 

ripeti, non ho sentito bene: ricomincia da capo, tutto da capo
 

per bene e precisamente, cos’hai sentito, visto dove, quando è avvenuto
 

leggi e rileggi, se ti piace, e citalo pure, se ti fa gioco:   la norma dei corpi vivi


Prosa   

Ma fumi pure, la sua vita non è poi un letto di rose. Quando si capisce, è tutto molto fragile, i pacchi, porta un pezzo alla volta, distribuisci i pesi, non si può diagnosticare senza una lastra, non è facile ricordarsi di usare la lastra per: aprire le porte/scassinarle, guardare il sole durante un’eclissi, è un privilegio raro, rubò dei cervi, quanti, se c’è da pensare a niente, si stende, prima i piccoli, è così che si procede, si aggiusta tutto, se un cardine va oliato, se arrotare i coltelli pure è un’arte amplificata, non si scende senza capitombolare, se ti sei autoinvitato meglio all’oscuro, in pochi tratti puoi riconoscerlo e non esserne coinvolto, quando l’amavo era come se tutto potesse riavvolgersi, rewind, rollarsi l’erba, no, no, grazie, togliamo il fumo dalla vostra cucina, evita di chiedermelo ogni volta che passo, compra almeno l’accendino, io mangiare, tu comprare, io mangiare, tu comprare, io mangiare e no ho detto, sei sordo, come si dice nella tua lingua, ripeti, ne rompe una dozzina,  le uova o la carne al mattino, e non ci pensi alle tenere erbuzze che togli alla vacca, allatta ogni tre quattro, come bava di lumaca sta lì a dimostrare che non vai ogni giorno a innaffiare lì, dove non è che luca, pochi passi ancora, ordinati per file come nei blister, nessuno dove non è che luca,  allungato, macchiato, corretto, no, ho detto di no, te ne vai,  tutti se ne vanno, appena li noto, il primo che colse un’erba per curarsi, la bionda di fitness, uno schianto pensarsi la morte, invece ti sgonfi come tolto l’elio un pallone, tre cucchiaini, grazie, stasera sei uno schianto, ritirati

ma chi ti toccherà da morto?






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