domenica 7 febbraio 2016

Due poesie di Seamus Heaney nella traduzione di Marco Sonzogni

 
Accanto ai ratti di "al cor gentil ratto s'apprende" con le loro poesie inedite, compare un altro animale per nominare uno spazio dove si ospitano traduzioni di poesia: lo stregatto o Gatto del Cheshire di Lewis Carroll. Ratti e stregatti, insomma. Adotterò pregiudiziali e faziosi criteri per vagliare proposte di traduzioni, anche nei casi di lingue totalmente sconosciute come russo, coreano o giapponese (insomma, mi baserò su un traballante concetto di fiducia). Il gatto qui sopra è un particolare del dipinto "San Girolamo nello studio" di Antonello da Messina. Al di là delle molteplici simbologie e caratterizzazioni dei gatti, da Antonello a Carroll (Dante non è tornato utile stavolta perché un po' li snobba), qui proviamo a stregarvi con nuove traduzioni facendo le fusa. L'augurio è incoraggiare la traduzione poetica che un po' latita, anche nelle generazioni più giovani, e che qualche stregatto un giorno possa precipitare altrove, anche in un libro se capita.



Pubblico di seguito due poesie di Seamus Heaney tradotte da Marco Sonzogni, che ringrazio.

Testi tratti da Seamus Heaney, Opened Ground. Poems 1966-1996, London, Faber and Faber, 1998, p. 289 e p. 393.


VILLANELLA PER UN ANNIVERSARIO


Uno spirito si mosse, nel cortile passò John Harvard, 
l’ovest era inviolato, l’atomo ancora intero,
i libri erano aperti, i cancelli spalancati. 

Le mappe sognavano come polvere di luna. Nulla s’agitava. 
Verbo ibernato era il futuro.
Uno spirito si mosse, nel cortile passò John Harvard.

Quando stile classico e villetta di legno non erano ancora nati,
per tutte le ore piccole di un momento creatore,
i libri erano aperti, i cancelli spalancati. 

Passo notturno di un uccello migrante.
Battito d’ala. Schiocco di toga. Come un piccione viaggiatore
uno spirito si mosse, nel cortile passò John Harvard.

Era la sua anima (guarda) che a ricompensa s’involava
per grazia o per opere? Stella cadente? Segno premonitore?
I libri erano aperti, i cancelli spalancati. 

Ricomincia da dove erano ardui geli e prove. 
Ritrovati o va’ a fondo. Immagina ora 
uno spirito che si muove, nel cortile passa John Harvard,
i libri sono aperti, i cancelli spalancati.


(1986)


UNA TRASGRESSIONE 


Alle due ai ragazzi più grandi l’insegnante concedeva 
d’uscire a raccogliere qualche ramoscello
(millenovecentoquarantasei, anno miserello)
e anche se a me ancora non lo permetteva 

volevo uscire lo stesso. Un pomeriggio allora
alzai anch’io la mano 
con coloro che nella campagna liberamente vivevano 
e mi trovai libero e bello un’ora

prima del previsto, sotto un cielo sfilacciato 
e fuggitivo lungo la strada verso casa.
Se la “volta del cielo” ho mai compresa
essere quello sotto cui vivevo, è stato 

quel giorno in cui mentendo realizzai i miei desideri,
spaesato, impaurito da ciò 
che avevo osato 
essere prima del tempo. Il punto nero dove il fuoco degli zingari

aveva bruciato l’erba sul ciglio della strada, i cenci mossi dalla brezza
sulla siepe spoglia,
il freddo – mi passò subito ogni voglia.
Finì la gioia dell’evasione, si levò in volo una gazza 

e lasciò un vuoto che percorsi 
per scendere dalle nuvole 
nello sguardo dei miei genitori, io dubbioso del mio valore, 
e loro che mi conoscono e accettano con amore.


(1994)


VILLANELLE FOR AN ANNIVERSARY


A spirit moved, John Harvard walked the yard,
The atom lay unsplit, the west unwon,
The books stood open and the gates unbarred.

The maps dreamt on like moondust. Nothing stirred.
The future was a verb in hibernation.
A spirit moved, John Harvard walked the yard.

Before the classic style, before the clapboard,
All through the small hours of an origin,
The books stood open and the gates unbarred.

Night passage of a migratory bird.
Wingflap. Gownflap. Like a homing pigeon
A spirit moved, John Harvard walked the yard.

Was that his soul (look) sped to its reward
By grace or works? A shooting star? An omen?
The books stood open and the gates unbarred.

Begin again where frosts and tests were hard.
Find yourself or founder. Here, imagine
A spirit moves, John Harvard walks the yard,
The books stand open and the gates unbarred.


(1986)


A TRANSGRESSION


The teacher let some big boys out at two
                To gather sticks
(In scanty nineteen forty-six)
And even though I never was supposed to

I wanted out as well. One afternoon
I raised my hand
With those free livers off the land
And found myself at large an hour too soon

Under a raggedy, hurrying sky
On the road home.
If ever I felt ‘heaven’s dome’
Was what I lived beneath, it was that day

I lied myself into my own desire,
Displaced, afraid
At what I’d dared to be ahead
Of time. The black spot where the gypsies’ fire

Had charred the roadside grass, the rags that blew
On the stripped hedge,
The cold – it put me all on edge.
Escape-joy died, one magpie rose and flew

And left an emptiness I walked on through
To come down to earth
In my parents’ gaze, the whole question of worth,
And their knowledge that loved on without ado.


(1994)


NOTE DEL TRADUTTORE

Questa villanella è stata scritta su commissione per il trecentocinquantesimo anniversario della fondazione di Harvard College. Il 5 settembre 1986 Henaey partecipa ai festeggiamenti e legge questa poesia davanti a ventimila laureandi di Harvard University. Nel 1637, poco dopo avere conseguito laurea e master presso l’università di Cambridge (dove aveva potuto studiare grazie alle proprietà terreriere ereditate dalla madre, il cui padre aveva avuto rapporti di lavoro con il padre di Shakespeare), il ministro inglese John Harvard (1607-1638) emigrò con la moglie nella Nuova Inghilterra. Senza figli, con un lascito testamentario affidato oralmente alla moglie sul letto di morte, Harvard lasciò metà del proprio patrimonio (accumulato ereditando dal padre, dalla madre e dal fratello) e una copiosa biblioteca (più di trecento volumi) alla Newtowne School. La scuola era stata fondata due anni prima dal Massachussets Bay Colony con il preciso intento di istruire futuri ministri. Heaney ripercorre dunque tre secoli e mezzo di storia americana legandola a quella del college e del suo magnanimo benefattore. Il cortile (erboso) di cui parla il poeta, «Harvard Yard», è la parte più vecchia e centrale della prestigiosa università americana, di cui è diventato simbolo in tutto il mondo.

In queste quartine (abba) di giambi (due pentametri che racchiudono un dimetro e un tetrametro) Heaney narra una disavventura capitatagli da bambino: nel millenovecentoquarantasei – «anno miserello»: scarsità di combustile e black out – il poeta ha sette anni. Alla scuola di Anahorish, con una furbizia il piccolo Seamus riesce a unirsi ai compagni di scuola più grandi cui l’insegnante permetteva di uscire. finendo però per smarrirsi. L’esperienza è formativa e Seamus trova nell’affettuosa comprensione dei gentori non solo comprensione e perdono ma anche una “nuova” percezione di sé e del proprio discernimento.  

3 commenti:

  1. Poesie non comprese: ma il Meridiano non doveva essere l'opera omnia?
    Grazie
    Galdini

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie del commento. Per qualsiasi chiarimento la metterei volentieri in contatto col curatore dell'opera; se mi fornisce una sua mail in privato lo farò volentieri (tramite form di contatto a lato o alla mia mail che trova in fondo alla pagina)

      Elimina
    2. Già, anch'io credevo che quella pubblicata fosse l'opera completa... Ho pure scritto al traduttore per avere informazioni.

      Elimina