sabato 11 giugno 2016

"Trittico del distacco" di Pasquale Di Palmo

Una poesia da #59


Trittico del distacco (Passigli, pp. 88, euro 12,50, con una nota di Giancarlo Pontiggia e una di Maurizio Casagrande) è la quinta raccolta del veneziano del Lido Pasquale Di Palmo. Segue infatti l'esordio di vent'anni fa con Quaderno del vento (Stamperia dell'Arancio, 1996), Horror Lucis (Edizioni dell'Erba, 1997), il bel Ritorno a Sovana (Edizioni L'Obliquo, 2003) e Marine e altri sortilegi (Il Ponte del Sale, 2006). "Trittico" perché il volume è composto da tre sezioni: "Addio a Mirco" (di cui quattro testi erano già usciti nella plaquette omonima illustrata da Pablo Echaurren per Il Ponte del Sale), "Centro Alzheimer" (aperta e chiusa da un componimento in dialetto e dedicata all'ultimo periodo in vita del padre) e "I panneggi della pietà", interessante sezione di prose sorta davanti una fotografia dei genitori del poeta nel giorno del loro matrimonio nella chiesa di San Francesco della Vigna a Venezia, con la madre incinta dello stesso Di Palmo, percorso attraverso il quale l'autore sperimenta le proprie capacità di sdoppiamento, straniamento e di allontanamento.

Facile dire che è una poesia sulla memoria e la sua assenza (si riprenda anche il titolo della seconda sezione). Facile dire che il distacco è quello dal padre (anche se si contano plurimi distacchi nei componimenti, persino da luoghi schiacciati a tenaglia in una topologia ricreata da Di Palmo lungo tutto il libro, precisa, reale e immaginifica al contempo, anche quando tratteggia un cimitero che sorge tra l'Agenzia delle Entrate e l'imbocco della tangenziale). Facile dirlo, ma è così. La differenza sta nel come far intendere questa vita che qui si raduna, contraendosi e dilatandosi nelle scelte messe in opera dall'autore (che vorrei ricordare è un fine francesista, curatore di volumi di Artaud, Corbière, Daumal, Michaux e Radiguet tra gli altri, nonché di I begli occhi del ladro, quel volume straordinario che Il Ponte del Sale dedicò anni fa alla poesia di Beppe Salvia). 

Il testo che propongo appartiene alla prima sezione e non necessariamente è rappresentativo del tono di tutto il libro. L'ho scelto perché racchiude alcuni degli elementi che ho inserito in questa breve nota e che sono costanti nel libro: un dialogo con la morte e le religioni e gli dèi, la centralità della fotografia, le molte persone e le molte facce; forse solo l'aspetto topologico, così pressante in questo libro, non è altrettanto ben rappresentato da questo componimento che ho scelto. Penso possa costituire un invito a leggere un breve libro che in realtà ne contiene almeno tre diversi tra loro e tenuti assieme dalle cerniere del trittico.




Xolótl


Per anni mi sono chiesto perché
appaia un cane nero
in quell’immagine che tanto stride
con i ritratti a mezzobusto
di quelli che ci sono e non ci sono.

Forse Xolótl, il dio-cane, ti accompagna,
avido di lusinghe e di carezze,
lungo il sentiero arioso che conduce
dove – ma non per noi –
farnetica la luce.

Per gli egizi Anubi
per i cinesi T’ien-k’uan
Cerbero per i greci
per i germani Garm:

è risaputo che gli antichi associassero
alla morte il simbolo del cane.

Ma tua madre ha scelto quella foto
solo perché ti immagina sereno
in un giardino anonimo
mentre accarezzi il cane 
che per sempre custodirà il tuo sonno.

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