giovedì 10 novembre 2016

Basta romanzi, ci soffoco dentro. "All’uscita del labirinto" di Clarice Tartufari in una recensione da "Plausi e botte" di Giovanni Boine

Quote #13

"To repeat or copy the words of another, usually with acknowledgment of the source." Questo il verbo "to quote". Ma in italiano "quote" è il plurale di quota, parola che mi interessa soprattutto nel senso della misura di un'altezza o di un lato. Citando e contestualizzando minimamente passi importanti, cerco un modo assai svelto di dar notizia di libri significativi, possibilmente brevi. Stando breve, pure io.


Sulla scia del contributo di Chiara Catapano su Giovanni Boine pubblicato qualche giorno fa, propongo come "quote" una recensione confluita in Plausi e botte, la rubrica che Boine tenne dal 1914 al 1916 su "La Riviera Ligure" (scritti raccolti in volume con Frantumi nel 1918, nel sito archive.org trovate il libro disponibile per il download in vari formati). Mi pare dia la temperatura del pensatore, della sua prosa e di un certo modo di recensire che è tuttora assai interessante. Boine usava la rubrica per parlare di poesia, di romanzi e anche di altre riviste (liquidava la rivista quindicinale "Quartiere Latino" scrivendo "La par Lacerba ridotta per educande"). Poco importa che oggi non si ricordi chi sia Clarice Tartufari e il suo "ottimo romanzo" All'uscita del labirinto, che per Boine diventa pretesto per allargarsi a dire qualcosa di rilevante sul romanzo stesso e sulle sue libere (davvero libere) impressioni di recensore. In calce, a completamento, ho pensato fosse interessante riproporre l'indice di tutti i suoi plausi e di tutte le sue botte.

L'edizione Vallecchi
(42) Clarice Tartufari, All’uscita del labirinto. Bari, ed. Humanitas, 1914.

di Giovanni Boine

Dico anch' io di questo romanzo quel che ne han detto fin qui concordemente gli altri: che é un ottimo romanzo. Racconta di una giovinetta viterbese, che su su, si fa donna attraverso due amori. La è una giovinetta ed una donna, viva ; di quelle che le sofferenze se le tengono in cuore orgogliosamente e non si piegano ; cresciuta su fra un padre chiuso dolente e duro ed una sorella bella, scaltra e facile. La sorella fa fortuna, sposa un impiegato postale, ma fa a Roma la gran vita. Lei, pure a Roma, finisce dattilografa a guadagnarsi da sé il pane, ad affrontare il mondo uscita che è dal labirinto della prima giovinezza, maturata com’è dalle parecchie esperienze e fatta l'anima ferma. 

Appunto codesta fermezza, codesta dirittura, codesta orgogliosa (simpatica) onestà, senti per tutto il libro. V’è in fondo ad ogni opera d'arte una intuizione germinale, uno stato-d'animo-base, i segni di una individualità così e così definitiva da cui tutto il resto rampolla. Qui lo stato d'animo è questo che descrivo. Senti nella stessa rappresentazione, nella pittura delle persone e degli avvenimenti, nello stile (non sempre) non so che sobrietà precisa, non so che sforzo di quadratura, di massiccia e netta sincerità, la quale sei tentato di dir maschia.

Ma non è maschia che per questa sola ragione, che è donnesca.

Non lo dico per offender nessuno. Le qualità di questo romanzo, — le buone qualità, — sono, trasportate in arte, quelle stesse per cui la tua moglie t'ordina così tanto bene la casa, e con tanto oculato scrupolo e tanta pazienza, e, sí, con tanto minuto ardimento e sacrificio di sé t'aggiusta il dissestato bilancio. Otto Weininger parla accanto all'altra che ho nominato mi pare al N. 21, di una donna madre, la quale a suo modo è capace, aggiungo io, è capacissima di logica e d'ordine. Ma l'ordine delle donne e la loro logica, son di specie matematica, mancano assolutamente di lirica. Tanto che se tu parli di un ordine lirico, o di una logica lirica fra le varie donne che discutono, portando brache, ora, di guerra al tuo caffè, susciterai le omeriche risate.

Però se le mie teorie paressero weiningerìane eccessivamente, lasciamole stare. Il fatto è questo: che la Tartufari ha scritto un ottimo romanzo. Ma che appunto perchè in quanto romanzo, io non ho quasi niente da obiettare a questo libro e cioè non sono costretto a correggerlo, a dir che è male scritto, che la tesi è bislacca, che i personaggi non vivono, e che di qui, e che di là, come ho dovuto fare finora o presso a poco; appunto perciò che i personaggi qui vivono, che tutto o quasi tutto qui è vivo e vero e sicuramente padroneggiato, mi sia dunque permesso di dir finalmente la mia opinione sugli ottimi romanzi vivi e veri e quadratamente rappresentati.

Ed è che non so come, ci soffoco dentro, ma proprio ci soffoco, ma proprio non ci colgo da un ultimo che pena e desiderio di scattare comunque pazzamente fuori, fuori d'ogni quadratura e d'ogni regolare verità. Che ciò non è arte, o è quell'arte di cui non so assolutamente più che farmi ; che è un congelare, un rifinire fotografico, (un ripetere la vita) uno sperperare narrativamente una emozione la quale, nuda, era un grido, od un lamento, era un bagliore od una interiore colorazione.

La Tartufari non ci ha colpe ; anzi. Ma basta signori scrittori, basta romanzi. Abbiamo già troppo fatto il pagliaccio e il troviero. Si deve per l'eternità lavorare a divertire il pubblico che paga ed a cantargli favole purché gli passin l'ore ? Spiaccicare l'anima nostra in grafici rettorici, infagottarla in fantocci, farla mimo e scimmia della vita, farla teatrante su di un finto palscoscenico perchè il mondo grosso applauda ?

Signori scrittori, la rettorica di Aristotile che è la vostra, non è la mia. Non basta ridere delle tre unità. Bisogna esser maschi davvero. Rigettare la schiavitù dell'apparente mondo e l'ordine della matematica materialità. Signori scrittori, siamo uomini ; lasciamo la letteratura e facciam della lirica. Esser uomini vuol dire scartar la blandizie, la colorata mollizie del sensibile mondo ; ridurci rudi al di dentro.

Io piangerò, io griderò o starò zitto. Starò con, dirò la mia anima nuda. Non scriverò romanzi.

* * * 

Indice degli autori e dei titoli di Plausi e botte di Giovanni Boine

Agar (Virginia Tango Piatti), Le reliquie d’un ignoto
Vincenzo Agostini, I canti della terra
Liana Ascoli Umilia, Favole Moderne
Riccardo Bacchelli, Poemi lirici
Pierangelo Baratono, Bob e il suo metodo
Carlo Emanuele Basile, La vittoria senz’ali
Giulio Bechi, I seminatori
Giulio Bechi, I racconti del bivacco
Ugo Bernasconi, Uomini ed altri animali
Ugo Bernasconi, Pascal, La Rochefoucauld (traduzioni)
Antonio Beltramelli, Solicchio
Giovanni Boine, Il peccato ed altre cose
Dionisio Buraggi, Zodiaco
Paolo Buzzi, L’elisse e la spirale
Paolo Buzzi, Bel canto
Dino Campana, Canti Orfici
Francesco Cangiullo, Piedigrotta
Moisè Cecconi, Il taccuino perduto
Carlo Dadone, Il talismano
Carlo Dadone, Come presi moglie
Carlo Dadone, La piccola Giovanna
Guido Da Verona, Il cavaliere dello Spirito Santo
Guido Da Verona, La donna che inventò l’amore
Adolfo De Bosis, Amori ac silentio
Alfredo De Gasperi, La protesta di un ritardatario
Edoardo De Fonseca, Il gaudente
Salvatore Di Giacomo, Novelle napoletane
Anton Francesco Doni, Scritti vari
Carlo Dossi, Opere
Eugenio Donadoni, Il sudario
Persio Falchi, Le novelle del demonio
Giuseppe Fanciulli, L’omino turchino
Angelo Luigi Fiorita, Sorrisi violetti
Lionello Fiumi, Polline
Luciano Folgore, Ponti sull’Oceano
Raffaello Franchi, Ruscellante
Ilaria Giusta, La casa senza lampada
Corrado Govoni, La neve
Corrado Govoni, L’inaugurazione della primavera
Amalia Guglielminetti, I volti dell’amore
Amalia Guglielminetti, L’insonne
Haydée, Faustina Bon
Piero Jahier, Resultanze in merito alla vita ed al carattere di Gino Bianchi
Carlo Linati, I doni della terra
Giuseppe Margani, Il corvo di E. Poe
Ofelia Mazzoni, Il palcoscenico
Francesco Meriano, Equatore notturno
Marino Moretti, I pesci fuor d’acqua
Marino Moretti, Giardino di frutti
Moscardelli, Abbeveratoio
Moscardelli, Tatuaggi
Giuseppe Mulas, Poesie nuove
Neera, Rogo d’amore
Ada Negri, Esilio
Arturo Onofri, Liriche
Arrigo Palatini, Testamento
Alfredo Panzini, Santippe
Alfredo Panzini, Il romanzo della guerra nell’anno 1914
Alfredo Panzini, Donne madonne e bimbi
Giovanni Papini, Buffonate
Giovanni Papini, 100 pagine di poesia
Enrico Pea, Lo spaventacchio
Filippo De Pisis, Canti della Croara
Rina Maria Pierazzi, L’inutile attesa
Mario Puccini, Foville
Carola Prosperi, La nemica dei sogni
Romolo Quaglino, Le indiscrezioni di Trilbly
QUARTIERE LATINO
Giuseppe Ràvegnani, Io e il mio cuore
Clemente Rébora, Frammenti lirici
RELAZIONE DEL CONCORSO
Alda Rizzi, L’occulto dramma
Emilio Roncati, Le voci nel deserto
Rosso di S. Secondo, Elegie a Maryke
Michele Saponaro, La vigilia
Nino Savarese, L’altipiano
Camillo Sbarbaro, Pianissimo
Renato Serra, Le lettere
Ardengo Soffici, Arlecchino
Ardengo Soffici, Giornale di bordo
LA NOSTRA SCUOLA
Clarice Tartufari, All’uscita del labirinto
Térésah, Il salotto verde
Leone Dario De Tuoni, Dall’esilio
Giacomo Ungarelli, Inni alle navi
Vamba, Storia di un naso
LA VOCE

Nessun commento:

Posta un commento