lunedì 6 marzo 2017

1918-2018: i cento anni dalla pandemia di spagnola

Avvistamenti #4

Poche righe su libri che faremmo bene a tradurre o ritradurre (o che stanno finalmente arrivando).

Il nostro immaginario "pestilenziale" è ancora manzoniano e, prima ancora, tucidideo. Nel Novecento un grande scrittore ha dedicato al tema un altro romanzo di successo d'ambientazione algerina e mi riferisco naturalmente a La peste di Albert Camus. Eppure c'è un avvenimento nella nostra storia recente che può essere paragonato a una vera pestilenza, anche se - e non so perché - non mi pare se ne parli spesso, né nella fiction né nella non fiction. Nel 2018, oltre ai cent'anni dalla fine del primo conflitto mondiale, ci sarà infatti un altro importante centenario che forse varrebbe la pena ricordare: quello dello scatenarsi della pandemia di influenza "spagnola". Se ne parla a tratti, ma non mi pare che quella che il sottotitolo del libro di oggi definisce "deadliest plague in history" sia un argomento che susciti interesse editoriale o mediatico in genere. Sarà per la vicinanza con il conflitto mondiale, sarà perché appunto sono trascorsi cent'anni, sarà perché siamo occupati ogni anno a far fronte a nuove epidemie, ma la spagnola, il più delle volte, è un dato che emerge dalle biografie di illustri personaggi che hanno contratto il virus (il poeta Apollinaire, ad esempio) e non in studi o retrospettive di più ampio respiro. Questa "pestilenza", che imperversò per due anni tra il 1918 e il 1920, fece tra i 50 e 100 milioni di morti secondo la pagina inglese di Wikipedia, dopo aver colpito circa 500 milioni di persone. Morì di spagnola tra il 3 e il 5% della popolazione mondiale di allora. Sono cifre enormi e mi ha sempre colpito l'assenza di studi approfonditi sul tema nel catalogo delle case editrici italiane, incluse quelle che dedicano particolare attenzione alla scienza e alla sua divulgazione. Mi sono procurato il libro di John M. Barry intitolato The Great Influenza. The Epic Story of the Deadliest Plague in History (lo trovate nel catalogo Penguin). Lo sto leggendo soltanto a salti ma mi pare che costituisca un libro degno di attenzione per possibili traduzioni. Diciamo pure che il limite della pubblicazione è il punto di vista concentrato sugli Stati Uniti e questo fatto potrebbe costituire anche il principale ostacolo per una traduzione, ma è altresì vero che l'autore non sosta solo lì e lo studio appare, ad una normale ricerca in rete, uno dei pochi approfonditi sul tema (la saggistica di provenienza anglosassone è poi, come sapete, aperta a una vera divulgazione e i suoi autori strizzano meno l'occhiolino in modo compiaciuto ai propri lettori, evitando di creare quei circuiti chiusi di fruizione autore-lettori frequenti nella nostra saggistica). Potete facilmente fare una ricerca anche voi e stupirvi che la più letale peste dell'umanità non sia stata affrontata a livello editoriale e questo fatto è quantomeno curioso. In italiano troverete studi a livello locale e poi il libro di Riccardo Chiaberge pubblicato da Utet nel 2016, 1918: la grande epidemia. 15 storie della febbre spagnola, dove però si ricade nella volontà di legare quella pandemia alle vicende personali di alcune persone che hanno contratto il virus e non mi pare questa la più auspicabile impostazione per un libro su un tema così trascurato. Insomma, sarebbe molto più utile la traduzione del libro di John M. Barry, in attesa che qualche nuovo studio affronti quel biennio virale. Piuttosto c'è in catalogo Mursia, ma di difficile reperibilità, il libro L'inflenza che sconvolse il mondo. Storia della "Spagnola" che uccise 20.000.000 di persone di Richard Collier (e già da queste poche righe capiamo come il conto dei morti sia tutt'altro che unanime). Sempre per una traduzione italiana si potrebbe valutare anche Flu: The Story Of The Great Influenza Pandemic of 1918 and the Search for the Virus that Caused It, libro di Gina Kolata del "New York Times".

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