Stavo per scrivere che queste brevissime prose illustrate sulla storia d'Irlanda sono "schegge". Mi sono autocensurato. Se vogliamo tenere per buono il materiale, il legno, allora sono giunture o incastri, e non tanto tra le due succitate opere maggiori in dimensione e fama, bensì tra la storia e la lingua. Perché nella sua ricca nota ha ragione il nostro decano fra gli anglisti, che persino nel cognome conosce la fatica del tradurre. Ha ragione a spostare decisamente l'attenzione sulla lingua e il suono colto dalla sonda auricolare joyciana. Fatica scrive della speciale dotazione di Joyce, un "senso del linguaggio" come pochi altri, autentico scarto dello scrittore che più di ogni altro a lui contemporaneo rappresenta "il precipitato della soluzione modernista". (Francamente, per rimanere al nostro traduttore, l'avevo un po' perso nella nota che accompagna la sua traduzione delle poesie in inglese della poeta romena Nina Cassian, uscite qualche mese fa per Adelphi assieme a quelle in lingua romena col titolo C'è modo e modo di sparire, nel senso che non ne avevo colto bene il senso e l'incisività; ora invece qui lo ritrovo in tutto il suo scoppiettare imprevedibile di fuoco, in tutto quel prudente azzardo che accompagna la vita di ogni traduttore di valore, com'egli senza dubbio è.) Ed è importante sapere che il libro che avete tra le mani è stato affidato a un traduttore accortissimo, altrimenti c'era il rischio di perdere il peso specifico dell'operazione editoriale che Carlo Gallucci ha portato a termine. E c'era il rischio di perdere definitivamente Joyce e il suo senso del linguaggio.
Un disegno di Casey Sorrow |
Io non sono capace di leggere Joyce, salvo Gente di Dublino e poco altro... è davvere un autore impossibile per me. Ora magari provo con questo. Ciao, Vale
RispondiEliminaMagari facci sapere come lo trovi grazie!
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