Librobreve intervista #45
Modigliani, Picasso e Salmon |
LB: Ho creduto fosse opportuno, per iniziare questa conversazione con la professoressa Maria Dario (docente di letteratura francese all'Università di Padova e nell'ateneo ferrarese), chiedere qualche coordinata su André Salmon, questo grande dimenticato del mondo delle
lettere e dell'arte, in patria come fuori dalla Francia.
R: André Salmon (1881-1969) costituisce un caso singolare nella
letteratura francese del Novecento. Poeta soprattutto ma anche prosatore,
critico d’arte, giornalista si cimentò su tutti i fonti della creazione letteraria
nel corso di una lunghissima carriera che si estese dagli inizi del secolo –
l’esordio poetico si situa nel 1903 - sino al secondo dopoguerra (la
pubblicazione dell’ultima opera, il romanzo Le
Monocle à deux coups risale al 1968).
Esponente di spicco dell’avanguardia letteraria e artistica all’inizio
del Novecento a fianco di Apollinaire, Max Jacob, Picasso, che gli furono
compagni nell’esplorazione delle molteplici vie della modernità letteraria e
artistica, testimone della nascita del cubismo al Bateau-Lavoir, Salmon è anche
autore di una vasta produzione memorialistica –in particolare, Montparnasse (1929), L’Air de la Butte (1945) e i celebri Souvenirs sans fin (1956-1961) -, in cui la rievocazione di una stagione culturale straordinaria
è il pretesto per la celebrazione del mito collettivo dell’arte moderna. La
posterità tuttavia non gli ha riservato lo stesso destino degli altri artisti della
rue Ravignan e Salmon è ora relegato ai margini della storia culturale del suo
tempo.
Apollinaire |
LB: ...eppure ci sono
molti, moltissimi motivi per cui il nostro brilla. Potrebbe ripercorrere a
sommi capi i principali e provare a dire perché questo brillare è stato forse
offuscato? Da chi o da cosa? Sembra quasi ci sia una sorta di minimo scarto o
mancato sincronismo tra Salmon e la sua epoca, che di per sé non costituisce un
fattore negativo, anzi, ma che forse l'ha consegnato all'oblio nel
mondo delle lettere.
R: Ricostruire i meccanismi di accesso alla consacrazione
artistica che decretano il successo (o l’oblio) di uno scrittore è un processo complesso
che non dipende unicamente dalle sue qualità artistiche intrinseche ma anche
dalla sua relazione con quello che Pierre Bourdieu ha definito il “campo
letterario” dell’epoca e i suoi valori artistici di riferimento. Così, per comprendere
il passaggio dall’immagine di Salmon come “grand poète de la bande” del
Bateau-lavoir, ritratto in una posa spavalda davanti alle Trois femmes di Picasso, prima versione delle Demoiselles d’Avignon, parzialmente coperte da un telo, e il
profilo sfocato del “sopravvissuto della modernità” impostosi nel secondo
dopoguerra bisogna innanzitutto evocare il processo di rimozione dalla storia
letteraria seguito alla sua condanna alla dégradation nationale
per cinque anni a causa della sua collaborazione
con il quotidiano “Le Petit parisien” durante l’occupazione tedesca. Se questa damnatio memoriae, motivata
prevalentemente da interpretazioni ideologicamente orientate della sua attività
giornalistica, costituisce uno spartiacque fondamentale per comprendere in
parte le ragioni più recenti di una ricezione problematica, occorre tuttavia sottolineare
come già alla metà degli anni ’20 la fortuna critica di Salmon conoscesse un’indubbia
fase di declino. Le motivazioni risiedono essenzialmente proprio nelle stesse affinità
che avevano legato Salmon agli altri poeti del Bateau-Lavoir, a Max Jacob e
soprattutto ad Apollinaire nella prima parte del suo itinerario artistico,
allorché l’intensa frequentazione tra i due scrittori, tra il 1903 e il 1910,
si traduce in un clima poetico comune fatto di temi, motivi echi (il
cosmopolitismo, l’erranza, il lirismo del quotidiano). Questo periodo coincide così
con la fase ascendente della parabola salmoniana, che vede la pubblicazione di
ben tre volumi di versi tra il 1905 e il 1910: Poèmes (1905), Les Féeries
(1907), in cui elabora un personalissimo “lirismo del quotidiano”, essenziale e
oggettivo, che inaugura una via nuova alla modernità lirica, Le Calumet, 1910; fondatore del “festin
d’Esope” con Apollinaire nel 1903 e poi segretario di redazione di “Vers et
Prose” di Paul Fort nel 1905. Divenuto giornalista all’“Intransigeant” nel
1909, lancia la critique des poètes in
difesa dei pittori moderni e il suo saggio di critica d’arte La jeune peinture française (1912) contiene
una "Histoire anecdotique du cubisme" che costituisce la prima testimonianza, a
caldo, sul fenomeno cubista. Si comprende allora il ruolo di primo piano che
Salmon ha svolto nella vita culturale del suo tempo tanto da essere considerato
la grande speranza della poesia francese anche rispetto all’amico Apollinaire,
che avrebbe pubblicato Alcools, la
sua prima opera poetica importante nel 1913.
Il confronto tra i due poeti diventa tuttavia inevitabile nel
momento in cui Apollinaire, grazie alla pubblicazione delle sue prime opere (L’Enchanteur pourrissant, 1909; L'hérésiarque et & Cie, 1910; Le Bestaire 1911) inizia ad ottenere il
riconoscimento che sembra sfuggire invece a Salmon dopo la pubblicazione del Calumet, tentativo di conciliazione tra ispirazione
moderna e forme liriche tradizionali, considerato un tradimento della poesia
modernista proprio nel momento in cui, complice il lancio del manifesto
futurista, si assisteva alla ripresa dell’attività dell’avanguardia letteraria
che si sarebbe tradotta in uno sperimentalismo parossistico fino allo scoppio
della guerra. Questo ripiegamento su moduli espressivi tradizionali costituisce
una sfasatura rispetto alle problematiche e ai valori dominanti nel circuito
poetico, che avevano orientato le ricerche poetiche di Salmon nei primi anni
della sua attività. Questo momento delicato per Salmon è suggellato in modo
emblematico da una poesia straordinaria di Apollinarie, il “Poème lu au mariage d’André
Salmon”(1909), uno dei testi più suggestivi di Alcools (1913), in cui Apollinaire celebra l’itinerario poetico
dell’amico, riprendendone temi, immagini e moduli stilistici e, di fatto, ricreandoli e
superandoli in una modulazione profondamente personale. È il procedimento che
presiede all’elaborazione poetica di Alcools in
cui Apollinaire introietta, riassume e innova la poesia precedente e contemporanea;
è per questo che come scrive emblematicamente Cendrars Apollinaire riassume in
modo esemplare la poesia dei primi decenni del secolo: «Apollinaire 1900-1911, seul poète
de France («Hamac», Dix-neuf poèmes élastiques).
Non è un caso allora che Salmon attraversi una lunga fase di
silenzio poetico proprio tra il 1910 e il 1919, in coincidenza con la consacrazione
di Apollinaire, e che la sua opera poetica successiva Prikaz sia pubblicata nel 1919, all’indomani della morte dell’amico.
Si inaugura così una fase di intensa elaborazione e di rinnovamento per Salmon
che vede la pubblicazione del Livre et la
bouteille (1920), dell’Age de
l’humanité (1921) e di Peindre (1921). A tale fervore poetico si
accompagna un’analoga fecondità sul versante della prosa che vede la
pubblicazione della raccolta di racconti Monstreschoisis (1918),
del Manuscrit trouvé dans un chapeau (1919), originalissimo
romanzo autofictionnel composto in
stile cubista, di Moeurs de la famille Poivre (1920)
e della Négresse du sacré Coeur (1920)
solo per citare alcuni titoli. L’irruzione dei surrealisti sulla scena
letteraria del primo dopoguerra interrompe bruscamente questa stagione feconda.
I giovani di “Littérature” decretano la morte simbolica di Salmon e della sua generazione
poetica consegnandola alla storia letteraria. Reverdy e Cendrars abbandoneranno ben
presto la poesia mentre Salmon e Max Jacob si estranieranno progressivamente dagli
orientamenti letterari in vigore. Situato tra Apollinaire, che fino alla sua
morte incarna il simbolo stesso del poeta, e l’affermazione del movimento
surrealista egli non vide riconosciuta la sua originalità poetica
LB: Potrebbe brevemente
descrivere il suo percorso di avvicinamento a questo
"incatalogabile"?
R: Il mio interesse per Salmon avviene attraverso la mediazione dalla
figura di Apollinaire. Le mie prime ricerche avevano riguardato “Les Soirées de
Paris”, la rivista di cui Apollinaire fu uno dei fondatori nel 1912 prima di
diventarne il condirettore nel 1913, in cui Salmon figura brevemente tra i
fondatori. Interrogandomi sulle ragioni del suo repentino abbandono della pubblicazione
creata intorno ad Apollinaire in una circostanza dolorosa per lui, l’incarcerazione
per l’affaire della Gioconda, risulta evidente
come la tacita competizione instaurata tra i due poeti vi abbia svolto un ruolo di
primo piano. Nel primo numero della rivista infatti figura il Pont Mirabeau (ripreso in Alcools, 1913) di Apollinaire, una delle
sue liriche esemplari, mentre Les Observations déplacées
di Salmon, note caustiche sull’attualità letteraria e, nel secondo numero, l’Académie des sciences morales et splénétiques,
una poesia brillante e leggera, in tono minore, non riesce evidentemente a
reggere il confronto con il testo di Apollinaire. Credo che la rivelazione
improvvisa della grandezza poetica dell’amico abbia operato una sorta di trauma
creativo in Salmon che non solo prende le distanze dalle imprese apollinairiane ma
finisce per allontanarsi dai circoli dell’avanguardia poetica; così egli non partecipa
alla seconda fase della rivista dell’amico tra il 1913 e il 1914, divenuta la
piena espressione di quell’Esprit Nouveau
nelle lettere e nelle arti.
Interrogandomi su questa figura enigmatica, ora conosciuta
soprattutto per la produzione memorialistica saccheggiata dai critici d’arte e
dagli storiografi, si è rivelata invece la personalità originale di uno
scrittore che ha contribuito al processo di elaborazione collettiva della modernità
ma il cui ruolo è misconosciuto, sovrastato da quelli che come Apollinaire hanno
saputo incarnare nel modo più emblematico la poesia del loro tempo.
Jacques Doucet |
LB: Mi accennava a un
nuovo lavoro sulla corrispondenza tra Salmon e Jacques Doucet (1916-17). Il
periodo, oltre ai corrispondenti, mi interessa molto...
R: Recentemente le mie ricerche salmonianesi sono orientate
verso la corrispondenza letteraria redatta per Jacques Doucet, una ventina di
lettere, in buona parte, inedite redatte tra il 1916 e il 1917, allorché,
passata la prima ondata di slancio patriottico, iniziarono a moltiplicarsi i
segnali di ripresa dell’attività artistica e letteraria. La mostra di pittura
moderna organizzata da Salmon nel luglio 1916 al Palais d’Antin in cui vengono
esposte per la prima volta le Demoiselles
d’Avignon di Picasso, per le quali il nostro coniò il titolo definitivo, testimonia
il ruolo di primo piano di Salmon nella vita culturale durante la guerra. Nell’ottobre
di quello stesso anno il celebre sarto Jacques Doucet, mecenate delle lettere e
delle arti, commissionò a Salmon, e contemporaneamente a Reverdy, la redazione
di una corrispondenza letteraria che avrebbe avuto durata annuale. Sollecitato
dal suo interlocutore che gli chiedeva di "préciser certaines attitudes
littéraires de notre temps" Salmon intraprende un viaggio a ritroso sino
agli inzi del secolo, "le mouvement contemporain eut trop souvent une valeur
collective pour qu'il soit possible de le juger en négligeant ses
origines". Sensibile
alla frattura istituita dalla guerra, l’autore si volge al recente passato,
rievocando attraverso i suoi esordi letterari l’avventura di una generazione di
poeti e pittori (Apollinaire, Max Jacob, Picasso) le cui vicende personali e
artistiche si erano strettamente intrecciate lungo tutto l’avant-guerre.Nella gravità del momento presente lo scrittore si
assume il ruolo di storiografo della propria generazione, consegnando
all’evocazione memoriale gli anni della giovinezza e con essi una stagione
letteraria straordinaria, ormai conclusa,“nos années les plus saintes, nos
années d'absolu sacrifice, de rayonnante pauvreté", da tramandare alla
posterità. È una stagione che assurge a tempo mitico, destinato ad essere celebrato lungo il resto della sua attività memorialistica. Di fronte alle
distruzioni che devastavano la Francia, le sue cattedrali, i suoi archivi,
intere città, la necessità di preservare la memoria del passato più recente si
fa pressante e costituisce una resistenza ad oltranza contro le rovine operate della
guerra. La peculiarità di questa ricostruzione risiede soprattutto nell’ottica
della marginalità adottata da Salmon, che accanto ai compagni della rue
Ravignan Max Jacob, Picasso e Apollinaire, sullo sfondo, eleva al rango di protagonisti
i dimenticati della storia. Queste memorie divengono così il racconto delle
carriere abortite, delle speranze deluse, delle opere incompiute, una sorta di
cronaca alternativa alla grande storia letteraria.
LB: Se un editore
italiano le dicesse "Iniziamo a pubblicare André Salmon" da dove consiglierebbe
di partire?
R: Per quanto riguarda le possibilità di traduzione dell’opera
salmoniana bisogna ammettere che quest’opera vasta e multiforme non si presta
agevolmente a un’operazione di divulgazione culturale, da cui la sua assenza
dal panorama editoriale italiano. Se la parte più accessibile di questa produzione
resta indubbiamente quella memorialistica e in parte, la critica d’arte,
l’opera probabilmente più interessante in ragione della sua originalità resta
indubbiamente Manuscrit trouvé dans un
chapeau; corredata dai magnifici disegni di Picasso, quest’opera
inclassificabile che alterna prosa e verso, autobiografia e fiction nella cornice strutturale del
manoscritto ritrovato ci fa penetrare nel cuore stesso della laboratorio della
scrittura salmoniana, nei suoi motivi più profondi, nelle sue esigenze
espressive più vitali.
Che bella scoperta
RispondiEliminaÈ pressoché impossibile trovare il libro manuscrit trouvè dans un chapeau di Salmon ....... per leggere i suoi"Souvenir sans fin" l'ho dovuto chiedere direttamente a Gallimard .....bah, si trova più facilmente la tamaro (in minuscolo"
RispondiEliminaLo posso immaginare
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