venerdì 5 giugno 2015

"An Irish Airman Foresees His Death" di William Butler Yeats nella traduzione di Simone Maria Bonin


 
Accanto ai ratti di "al cor gentil ratto s'apprende" con le loro poesie inedite, compare un altro animale per nominare uno spazio dove si ospitano traduzioni di poesia: lo stregatto o Gatto del Cheshire di Lewis Carroll. Ratti e stregatti, insomma. Adotterò pregiudiziali e faziosi criteri per vagliare proposte di traduzioni, anche nei casi di lingue totalmente sconosciute come russo, coreano o giapponese (insomma, mi baserò su un traballante concetto di fiducia). Il gatto qui sopra è un particolare del dipinto "San Girolamo nello studio" di Antonello da Messina. Al di là delle molteplici simbologie e caratterizzazioni dei gatti, da Antonello a Carroll (Dante non è tornato utile stavolta perché un po' li snobba), qui proviamo a stregarvi con nuove traduzioni facendo le fusa. L'augurio è incoraggiare la traduzione poetica che un po' latita, anche nelle generazioni più giovani, e che qualche stregatto un giorno possa precipitare altrove, anche in un libro se capita.

UN AVIATORE IRLANDESE PREVEDE LA PROPRIA MORTE di W. B. Yeats 
(nella traduzione di Simone Maria Bonin)


È certo che incontrerò il mio fato
su fra le alte nuvole in cielo;
non odio coloro che combatto
coloro che difendo neppure amo;
la mia terra è la Croce di Kiltartan,
la mia gente le sue povere persone.
L'avvenire non darà loro alcun dolore
né più allegri di quel che sono potrà rendere.
E non fu legge, né dovere a farmi prendere le armi
né i politici o le loro folle immense
ma un solitario impulso allo splendore
portò il tumulto in questo mare celeste;
soppesato il tutto, ricordato e certo,
l'avvenire mi parve spreco di fiato,
e  uno spreco di sorte il passato
in equilibrio fra questa vita, questa morte.


William Butler Yeats (1865 - 1939)

AN IRISH AIRMAN FORESEES HIS DEATH – W. B. Yeats


I know that I shall meet my fate 
Somewhere among the clouds above; 
Those that I fight I do not hate 
Those that I guard I do not love; 
My country is Kiltartan Cross,
My countrymen Kiltartan’s poor, 
No likely end could bring them loss 
Or leave them happier than before. 
Nor law, nor duty bade me fight, 
Nor public man, nor cheering crowds,
A lonely impulse of delight 
Drove to this tumult in the clouds; 
I balanced all, brought all to mind, 
The years to come seemed waste of breath, 
A waste of breath the years behind
In balance with this life, this death.

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