martedì 28 giugno 2011

"Le Alpi nel mare". La Corsica di Sebald

I quattro pezzi di prosa raggruppati sotto la titletrack "Le Alpi nel mare" riguardano tutti la Corsica, visitata e amata da Sebald. Ritorna il camminare, l'errare, il girovagare. Tutti temi cari all'autore di Austerlitz, ad Adelphi (che in catalogo ha Chatwin) e alla collana Biblioteca Minima, di cui abbiamo già parlato in questi spazi intervistando Matteo Codignola, la quale in passato ha pubblicato un testo assontante come Il passeggiatore solitario di Robert Walser.

Adelphi ha deciso di estrapolare da un volume miscellaneo del 2003 le quattro prose che compongono questo breve libro e offrire loro un risalto particolare. Il volume più corposo a cui mi riferisco s'intitola Campo santo (proprio come una delle quattro prose dedicate alla Corsica) e contiene, tra gli altri, contributi critici di Sebald su Peter Handke, Günter Grass e Wolfgang Hildesheime, sul poeta Ernst Herbeck, su Vladimir Nabokov, sui diari di viaggio di Kafka e sul già menzionato Chatwin.

E così, in controprogrammazione con le orde del turismo di massa verso la terra natale di Napoleone, questo smilzo volumetto (pag. 73, euro 6) splendidamente tradotto da Ada Vigliani ci accompagna in un'altra Corsica, ricomposta dalla prosa del grande scrittore di origini bavaresi.

Potrete riassaporare tutto quello che avete già amato in questo scrittore, oppure scoprirlo per la prima volta: la sua prosa ricca e calibrata al contempo, il "passo" del suo racconto, l'abbraccio del suo sguardo, la presenza e il significato delle fotografie tra le pagine dei suoi libri. Eccolo nella "napoleonica" Ajaccio, sulle tracce del grande imperatore corso; a Piana, in un piccolo cimitero da dove Sebald parte in un appassionante ragionamento sul culto dei morti e sull'esisguo spazio che, nel junkspace extraeuropeo, resta per il loro ricordo (pensa soprattutto a megalopoli come Bombay, Lagos, Città del Messico); oppure, nella titletrack, alle prese con un esercizio di immaginazione della Corsica pre-antropizzazione. Un titolo-capolavoro "Le Alpi nel mare", questo va ricordato in chiusura. Una sintesi estremamente magnetica, densa e carica di sguardo, di passeggiate solitarie.

venerdì 24 giugno 2011

10 buoni motivi per essere cattolici?












Il punto di domanda alla fine lo aggiungo io. Il titolo del libro è ovviamente senza. Il volume è il terzo della collana "Dieci!" dell'editore Laurana. Sono sincero, forse non mi sarei mai interessato ad un libro con un simile titolo se uno degli autori non fosse Giulio Mozzi, uno scrittore che seguo con una certa attenzione e che spesso ha cose interessanti da raccontare. E così accade anche in queste pagine (scritte a quattro mani con Valter Binaghi, anche se è specificato sin da subito quali testi appartengano a Mozzi e quali a Binaghi). Ma è proprio questo intreccio tra un titolo non originalissimo e i vari autori (la bella prefazione è di Tullio Avoledo) che probabilmente porterà fortuna al libro. Questo il mio augurio e cerco di spiegare il perché dell'augurio di seguito.

Il punto di domanda l'ho inserito perché alla fine del libro (144 pagine lette in rapidità, euro 11,90) mi sono chiesto se vi avevo trovato davvero 10 buoni motivi per essere cattolici. Il volume parte da premesse condivisibili: la fregola di pubblicare certi titoli che sparano ad alzo zero contro la chiesa e il clero (anche se non bisogna dimenticare che la fetta di editori cattolici non è irrilevante e che non siamo proprio "inondati"), la profonda ignoranza sul cattolicesimo in cui versa un paese a stragrande maggioranza cattolica, finanche all'affermazione paradossale (e quindi efficace) che quella del cattolicesimo sia una delle più radicali esperienze di diversità che si possa vivere oggi in Italia. Quello che io credo è che il titolo sia fuorviante (forse sarebbe stato più corretto parlare di "cristiani cattolici"), che svolga bene la sua funzione di attrarre un certo pubblico, ma che alla fine non rispecchi veramente i contenuti dei dieci capitoli. In fin dei conti il titolo è stato un po' forzato per entrare nel format di collana.

Binaghi e Mozzi hanno scritto un libro coraggioso che si ritrova a svolgere una funzione di disturbo. Il loro intento appare quello di scrostare il dibattino pubblico dalle posizioni asfittiche in cui si è seduto, provare a restituire e ricostruire un messaggio rivoluzionario che ha perso presa e magnetismo. Ci siamo mai chiesti cosa accadrebbe se qualcuno come Gesù Cristo, al di là delle riflessioni storiche che si possono fare sulla sua figura, si presentasse oggi sulla terra? Lo inviterebbero al Maurizio Costanzo Show o da Marzullo?

Credo che la mia personale situazione rifletta quella di molti della mia generazione: battezzato, cresimato, ho smesso di frequentare la chiesa a sedici anni. Tendo a previlegiare, nella visione delle cose, le grosse difficoltà o i bastoni tra le ruote che la chiesa, l'istituzione più antica sulla faccia della terra, pone nello sviluppo di senso critico, nella ricerca scientifica, nel percorso di un paese  che troppo spesso paga prezzi troppo alti per diventare "normale". Mi sembra di vivere in un paese dove la religione è trattata alla stregua di una delle tante superstizioni che ci trasciniamo appresso dalla notte dei tempi. Trovare in questo libro una sponda di riflessione è stata una piacevole scoperta, perché la religione rimane un argomento troppo importante da trattare con cliché, qualsiasi sia la loro provenienza. Non credo di avervi trovato 10 buoni motivi per essere cattolico ma, più semplicemente, dieci tentativi di riportare un dibattito importante su binari condivisibili, dieci buoni motivi per prendere in mano la Bibbia che Mozzi definisce quasi sempre, con una perifrasi, "il libro dei libri", dieci buoni motivi per non confondere sempre la chiesa con la narrazione del cristianesimo come, a tratti, ho rischiato di fare anche qui.

mercoledì 22 giugno 2011

Altri 15 titoli per le librerie Becco Giallo e Lovat

Librobreve in libreria #3


 Continua la collaborazione tra Librobreve e le prime due librerie che hanno accettato i suggerimenti di lettura del blog: la Libreria Becco Giallo di Oderzo e la Libreria Lovat di Villorba.

Questa la lista di 15 libri che saranno esposti vicini e con particolare risalto per altri 30 giorni (nella foto l'angolo allestito alla libreria Becco Giallo di Oderzo).

- W.G. Sebald, Le Alpi nel mare, Adelphi
- Max Kozloff, La luce di Vermeer, Contrasto Books
- Raymond Queneau, Hazard e Fissile, Einaudi
- Elisabeth Filhol, La centrale, Fazi
- Franco Bergoglio, Magazzino Jazz, Mobydick Editore
- Gianni Celati, Cinema all'aperto, Fandango (piccolo libro con 3 DVD allegati)
- AA.VV, Pedalo dunque sono, Ediciclo
- Joseph Stiglitz, Globalizzazione, Donzelli
- Gabriele Eschenazi, Le regine dello swing. Il Trio Lescano: una storia fra cronaca e costume, Einaudi
- E.M. Cioran, Taccuino di Talamanca, Adelphi
- Antonio Skarmeta, Un padre da film, Einaudi
- Elie Wiesel, Il giorno, Guanda
- Ilan Pappé, Israele-Palestina. La retorica della coesistenza, Nottetempo
- Grace Paley, Fedeltà, Minimum Fax
- Zeki-Lumer, La bella e la bestia. Arte e neuroscienze, Laterza


Buone letture!

domenica 19 giugno 2011

Skira Mini Saggi ovvero SMS

Storie di collane micro #2












Anche gli editori d'arte assaggiano la forma breve, anzi brevissima.

Skira manda in libreria i primi libretti di un'interessante collana dal naming furbo e coerente con il principio di brevità che la ispira "Sms. Skira Mini Saggi". I titoli che inaugurano questo progetto sono Arcimboldo e il re malinconico di Angelo Maria Ripellino, Il mistero delle Due Dame di Giandomenico  Romanelli, Breve storia dell'arte moderna di Jean Clair, Lorenzo Lotto di Anna Banti e Breve storia della fotografia di Walter Benjamin.

Se quest'ultimo è un libro imperdibile (come tutti quelli di Benjamin) perché raccoglie un saggio uscito nel 1931 da considerarsi oggi, a tutti gli effetti, pionieristico per l'arte fotografica che andava sempre più affermandosi, gli altri sono tutti volumi in grado di offrire una ragione importante per il lettore: il Lorenzo Lotto di Anna Banti mancava da un bel po' e non si può che salutare con entusiasmo. Il testo di Ripellino, a molti è già noto per essere incluso nel fortunato Praga magica, viene isolato in un libro autonomo. Romanelli si dedica invece all'enigmatico capolavoro del Carpaccio, mentre l'intervista a Jean Clair contiene un interessante punto di vista sul "secolo breve" dell'arte moderna, con incursioni nei rapporti tra arte e scienza che è opportuno sottolineare.

Anche questa collana sembra dimostrare una realtà che si sta consolidando, cioè la trasversalità del "libro breve" e di collane costruite su di esso all'interno dei cataloghi degli editori italiani. La collana in questione è diretta da Eileen Romano. Nella pagina di chiusura si anticipa anche un testo di Claude Monet dal titolo La mia storia che dovrebbe uscire in libreria a brevissimo.


 

martedì 14 giugno 2011

Magazzino Jazz, gli scritti di Franco Bergoglio


L'autore oppurtanamente annota: "Magazine in inglese indica quei periodici che contengono gli argomenti più disparati, come questo libro, un bric à brac di personaggi e cianfrusaglie: dischi nello spazio, poeti e pugili, pittori musicofili, collezionisti folli, batteristi visionari, trombettisti in fuga, un Coltrane diverso e un Parker dantesco ...".

Basterebbero queste parole per introdurci nella bellissima raccolta di "articoli musicali d'occasione" che Mobydick ha recentemente pubblicato, seconda fatica del giovane torinese di Chivasso (nato nel 1973), autore qualche anno fa di Jazz! Appunti e note del secolo breve, uscito da Costa&Nolan.

Bergoglio studia il jazz da una prospettiva sociale e politica e lo fa da molti anni. I suoi studi mi furono segnalati in prima battuta da Davide Sparti, filosofo e autore noto per i suoi importanti e innovativi contributi critici sul jazz usciti per Il Mulino e per Bollati Boringhieri (L'identità incompiuta. Paradossi dell'improvvisazione musica, Il corpo sonoro. Oralità e scrittura nel jazz e Musica in nero. Il campo discorsivo del jazz). Ora, con questo libretto (pag. 96, euro 10) Bergoglio propone un personalissimo approccio alla saggistica di quest'ambito, mettendo in luce non comuni qualità di scrittura (una prosa vivace, mai pedante e sovrabbondante, sempre controllata nell'incrocio di dati, analisi ed elaborazioni e pronta a restituire una narrazione che ha pure il privilegio di intrattere senza banalizzare mai).

Il libro si farà leggere con grande interesse da chi ama le pubblicazioni sul jazz le quali, va detto, in questi anni si succedono ad un ritmo abbastanza costante. Alterna pezzi critici a interviste e ritratti e sa porsi come punto di partenza per nuove ipotesi di studio e intersezioni tra le arti, come nel caso (paradigmatico) del breve pezzo Jazz on Jackson (felici le titolazioni scelte da Bergoglio e la strutturazione dell'indice!) dove l'action painter per antonomasia è fotografato nei suoi rapporti con la musica jazz. Tutti gli appassionati sanno di White light in copertina dell'epocale Free Jazz di Ornette Coleman, ma non tutti sapranno che Pollock era piuttosto conservatore nei suoi gusti jazz: in sostanza, l'appropriazione è da leggersi più nel versante dei jazzisti dell'epoca che si sono avvicinati alla pittura di Pollock, più che in senso inverso (Pollock è "dipinto" come un amante del Dixieland). Queste e altre interessanti scoperte si fanno leggendo Magazzino Jazz. Per tutti gli appassionati che non lo conoscono, un nome di un critico da appuntare in agenda.

martedì 7 giugno 2011

Benny Barbash e "Il piccolo Big Bang"



Antipaticamente svelo subito la parte centrale della trama: "Allora si può dire che la storia di ciò che è successo a papà è un po’ come la storia del Big Bang. La mamma dice che è ancora più incredibile del Big Bang. Questo succede quando si conosce meglio il caso di papà che il caso del Big Bang e si può giungere facilmente a conclusioni imbecilli, perché è risaputo che dal Big Bang si è sviluppato tutto l’universo, mentre dall’orecchio di papà è solo nato un albero d’olivo, ma a questo arriveremo solo in seguito, quando l’albero inizierà a crescere."

Il punto di vista è quello del bambino di dodici anni che ci accompagna per tutta la storia, lo stesso bambino che ci offre un'interessante visione del mondo arabo verso la fine de Il piccolo Big Bang (Giuntina, pag. 119, euro 12). Ci racconta del padre, alle prese con una dieta improbabile a base di sole olive, una dieta con conseguenze assurde, visto quel che si legge nel paragrafo riportato in apertura. Il libro ci restituisce il curioso e a tratti assai divertente ritratto di una famiglia israeliana post-Shoah, un ritratto che personalmente non saprei se definire altamente fedele alla realtà ma che pare a tutti gli effetti verosimile. Vi troviamo molto: l'angoscia, i miti fondativi, il rapporto tra tre generazioni successive, le tensioni con il popolo palestinese e le visioni del mondo arabo. Litte Big Bang è un assaggio piuttosto concentrato di profonda passione per le dissertazioni in famiglia, autoironia e surrealtà.

Ce ne rendiamo conto se riportiamo ancora un altro passaggio, grazie a questi frammenti riusciamo ad avere uno spaccato efficace della prosa di Barbash, resa con altrettanta efficacia da Shulim Vogelmann, il traduttore italiano (a sua volta interessante autore in proprio, del quale vale la pena ricordare Mentre la città bruciava): "Per varie sere, mentre papà la riprendeva con la videocamera, la nonna seduta in poltrona raccontò tutto quello che si ricordava di quel terribile periodo, e alla fine siamo anche partiti, tutta la famiglia, per un viaggio alla ricerca delle radici e abbiamo visitato tutti i suoi nascondigli e il momento clou di tutta la gita è stata la visita ad Auschwitz che poi abbiamo condito con due giorni fantastici a Eurodisney perché, come ha spiegato papà alla mamma che non era per niente d’accordo con questa idea dal momento che non si mischiano la gioia e il dolore, non è bene lasciare i bambini con un ricordo finale così devastante prima di tornare a casa."

Barbash è nato nel 1951 a Beer Shiva (Bersabea, nel Sud di Israele), è anche poeta e sceneggiatore. Al pubblico italiano è noto soprattutto per Il mio primo Sony (sempre da Giuntina) e per aver vinto il premio della critica nel 1984 a Venezia con la sceneggiatura del film Beyond the Walls.