Westerbork, dunque. Prima di Auschwitz. Un campo di transito dove transitarono circa 107.000 ebrei. Tra questi anche l'allenatore di calcio ungherese Árpád Weisz (lo scopritore di Giuseppe Meazza, recita Wikipedia), Anne Frank e Edith Stein. Il campo dei treni che partivano ogni martedì. Il fazzoletto di terra dove furono radunati dal 1939 i rifugiati che provenivano principalmente dalla Polonia, dalla Cecoslovacchia, dall'Austria e dalla Germania. Queste lettere raccolgono ciò che Etty Hillesum vedeva, a volte rischiando e spingendosi in zone proibite del campo, proprio per incontrare i volti. Entrambi i volumi propongono la lettera del 24 agosto 1943, scritta un paio di settimane prima del suo treno per Auschwitz. Il volume di Castelvecchi ne comprende anche una del dicembre 1942. Etty Hillesum racconta i volti, i colori delle divise, i pianti dei bambini, l'attesa, i treni, i viali del campo, i saluti di chi parte, la "contabilità" della morte che a fronte di una richiesta di 1000 ebrei ne fa partire 1020, "per sicurezza", nell'eventualità, non certo remota, che qualcuno morisse durante il viaggio. Entrambe le lettere erano comparse già durante il periodo della resistenza olandese, nel tardo 1943. Westerbork è il campo dove Etty Hillesum andò volontaria e dove scrisse quasi tutte le sue lettere che rappresentano, come noto, un momento di strappo rispetto alla comune percezione della Shoah.
Westerbork Memorial |