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martedì 28 luglio 2015

"L'importanza di essere piccoli - rassegna di poesia e musica nei borghi dell'Appennino". V edizione dal 3 al 6 agosto


di seguito il comunicato stampa

 L'importanza di essere piccoli
rassegna di poesia e musica nei borghi dell'appennino
V edizione dal 3 al 6 agosto
un progetto associazione arci “SassiScritti”
LA POESIA CARICA DI MONDO
riabitare il luoghi marginali con la poesia e la musica

con
CRISTINA DONA', ELISA BIAGINI, DIODATO, EMILIO RENTOCCHINI, FRANCESCO DI BELLA, GUIDO CATALANO, DELLERA, ANDREA LONGEGA, ANNALISA TEODORANI

L'importanza di essere piccoli è un festival di poesia e musica nato nel 2011 da un'idea di Azzurra D'Agostino e Daria Balducelli che hanno creduto di poter riabitare “poeticamente” il paesaggio allacciando una relazione autentica con chi lo cura e vi dimora. La complicità che nasce tra i musicisti, i poeti e i cittadini, l'affluenza di un pubblico eterogeneo e vivace che proviene da tutt'Italia, sono tra i punti di forza di una rassegna “minuta” che dal 3 al 6 agosto ritorna nelle valli, nelle pievi, nei castelli, nei borghi dell'Appennino tosco-emiliano con un passo volutamente più lento di quello preteso dal mondo odierno. Questo legame con le storie e i luoghi ‘minori’ è rafforzato dal gemellaggio che quest'anno lega L'importanza di essere piccoli a due storici festival che arrivano da lontano sia spazialmente che temporalmente: inizia infatti un colloquio per consonanza di intenti, poetiche e modi con l’XI edizione del CABUDANNE DE SOS POETAS, festival di poesia che si svolge a Seneghe, provincia di Oristano in Sardegna, e con la XXII edizione del festival STAZIONE DI TOPOLÒ/POSTAJA TOPOLOVE, in provincia di Udine, al confine con la Slovenia. Questi tre festival, sparsi per l’Italia e diversi per linguaggi e paesaggi, hanno sentito un’aria comune che li ha portati a dialogare sia per quanto riguarda le scelte artistiche che sostenendosi nella promozione, partendo dal presupposto che la marginalità è la ricchezza che più li caratterizza.
 

Ecco allora che le parole di Paul Celan, scelte quest'anno come effige del festival, diventano ancor più palpitanti e mormorano l'immagine di una chiocciola, carica della sua misteriosa casa/mondo: uno sbucare timido e tenace, come quello che il festival continua a fare da cinque anni.

Cristina Donà, Elisa Biagini, Diodato, Emilio Rentocchini, Francesco Di Bella, Guido Catalano, Dellera, Andrea Longega, Annalisa Teodorani si incontreranno per la prima volta durante il festival e saranno ospitati nel castello neogotico Manservisi di Castelluccio di Porretta Terme, sugli assolati campi del circolo culturale ippico Scaialbengo a Castel di Casio, presso l'antica Pieve della Rocca di Roffeno (Vergato) raccolta in un silenzioso paesaggio montano e nell'intimità del borgo di Castagno di Piteccio (Pistoia) che incontra la linea transappenninca della Porrettana.

Tutti gli eventi sono a ingresso libero e in caso di pioggia si svolgeranno ugualmente nei luoghi indicati.

INFO 

 
www.sassiscritti.wordpress.com sassiscritti@gmail.com
fb: SassiScritt L'importanzaDiEsserePiccoli
mob: 349 5311807 | 349 3690407

ufficio stampa SassiScritti: Daria Balducelli mob. 349 3690407; d.balducelli@gmail.com

PROGRAMMA

3 agosto
Castello Manservisi, Castelluccio di Porretta Terme (BO)
h.21
ELISA BIAGINI (lettura/incontro)
CRISTINA DONA' (live acustico)

4 agosto
“Scaialbengo” centro culturale ippico, Castel di Casio (BO)
h.21
GUIDO CATALANO (lettura/incontro)
FRANCESCO DI BELLA (live acustico)

5 agosto
Castagno di Piteccio (PT)
h.21
A. LONGEGA e A. TEODORANI (lettura incontro)
DELLERA (live acustico)

6 agosto
Pieve della Rocca di Roffeno, Vergato (BO)
h.21
EMILIO RENTOCCHINI (lettura/incontro)
DIODATO (live acustico)

L’IMPORTANZA DI ESSERE PICCOLI – V edizione
poesia e musica nei borghi dell’Appennino tosco-emiliano


con il sostegno di
Regione Emilia Romagna, Distretti Culturali. Bologna città metropolitana, Comune di Castel di Casio, Comune di Pistoia, Comune di Porretta Terme, Comune di Vergato, Arci Bologna.

con il contributo di
Fondazione del Monte, Banca di Credito Cooperativo Alto Reno, Helvetia Thermal SPA Hotel

con la collaborazione di
ASSOCIAZIONE “AMICI DELL’ ANTICA PIEVE” , Associazione CASTELLO MANSERVISI, PRO LOCO DI CASTAGNO, SCAIALBENGO CENTRO CULTURALE IPPICO di Castel di Casio, LIBRERIA L’ARCOBALENO di Porretta Terme GELATERIA LA BARACCHINA di Porretta Terme CENTRO TURISTICO LA PROSSIMA di Castel di Casio, F.LLI TOVOLI Chiostro sul Lago di Suviana LIBRERIA LO SPAZIO DI VIA DELL'OSPIZIO di Pistoia

 

lunedì 17 dicembre 2012

da "La chèrta da zugh" e "Sòta la guàza". Un'intervista con Annalisa Teodorani

Una poesia da #15
Librobreve intervista #8

Cambio leggermente formula. Per introdurre la bella poesia in santarcangiolese di Annalisa Teodorani (qui accanto ritratta da Manuel Migliorini) ricorro a un'intervista. E poi lascio una manciata di testi, uno brevissimo, quasi-haiku, come spesso capita nei suoi libri che sono Par sènza gnént (1999), La chèrta da zugh (2004) e Sòta la guàza (2010). I libri da cui provengono queste poesie sono editi dalla società editrice Il ponte vecchio. L'invito è quello di cercare di agganciare questi libri e questo dettato, per capire come potenza e discrezione assorbano la lettura. Inevitabile poi pensare ad una lettura ad alta voce, dato che nel dialetto questo pensiero di ascolto della poesia letta si fa ancora più forte. Ma non mancheranno le occasioni per ascoltarla.



LB: La tua poesia si inserisce in un solco importante, dove appaiono i nomi di Raffaello Baldini, Tonino Guerra, Nino Pedretti e, anche se poco ricordato nel tuo caso, Giovanni Nadiani (pur nella diversa area di provenienza). Credi abbiano parte importante nella tua scelta di scrivere e scrivere in dialetto?
RISPOSTA: Non nego che nascere a Santarcangelo sia stata per me una grande fortuna. E' sulle pagine degli autori che citi nella domanda a cui, per altro, vorrei aggiungere doverosamente i nomi di altri due grandi poeti santarcangiolesi: Giuliana Rocchi e Gianni Fucci che mi sono formata. Ma io il dialetto l'ho sempre avuto dentro e nella forma, forse poetica, ha preso poi una sua naturale declinazione. Come tutti ho dei padri.

LB: Allarghiamo lo sguardo ma restiamo al dialetto. La poesia dialettale del Novecento ha riservato forse le sorprese più belle. Ci sono altri poeti che hanno scritto in altri dialetti e che sono stati importanti nella tua formazione? 
RISPOSTA: Sicuramente in primis citerei Trilussa, il primo autore dialettale con cui venni in contatto sin dai tempi delle medie. L'autore dialettale non romagnolo che più mi affascina, forse per quella vena di intimismo a cui anche io ogni tanto cedo, è Biagio Marin.

LB: Credo sia interessante ascoltare quali altri poeti, italiani o stranieri, abbiano lasciato il segno sul tuo sguardo e sul tuo impasto fonico.
RISPOSTA: Fin dalle elementari Pascoli e Leopardi giocarono un ruolo importante. Passando poi per Montale e successivamente al rapimento per i maestri santarcangiolesi, arrivai ben presto alla scoperta di Emily Dickinson e Antonia Pozzi della cui poesia subisco il fascino per quel suo essere così sognante e cruda, insomma necessaria.

LB: C'è un senso marcatamente politico o sociale, a tuo avviso, insito nella scrittura in dialetto? 
RISPOSTA: Si può esserci, ma bisogna saperlo veicolare bene. La poesia per così dire "impegnata" o civile è cosa assai alta per cui o la si sa fare o è meglio lasciar perdere. Fra i santarcangiolesi fu proprio Giuliana Rocchi, attivamente impegnata nella lotta per i diritti dei lavoratori a farsi portavoce in maniera mirabile di questo tipo di poesia, lei bambina lavoratrice che lasciò gli studi per portare a casa la "pagnotta", scrisse brani di uno sconvolgente verismo con picchi di lirismo.

LB: Esiste talvolta in te una "tentazione della lingua"?
RISPOSTA: Eccome se c'è, ma occorre non aver fretta e non improvvisarsi. Ho senz'altro anche io bisogno di aprire un altro rubinetto. Non è affatto un pensiero latente quello della scrittura in sola lingua italiana... vedremo.

LB: A prescindere da dialetto o lingua, ciò che fa di qualcuno che scrive un poeta è anche uno sguardo, una certa andatura nel camminare il mondo talvolta, un ritmo del respiro, l'inclinazione della voce. Nel tuo caso mi sembra che ognuno di questi "parametri", forse troppo corrivamente individuati, sia già giunto ad una pienezza che merita l'attenzione di un pubblico allargato. Al di fuori della comunità dei parlanti la lingua in cui scrivi, quali riscontri e attenzione stanno ricevendo i tuoi libri?
RISPOSTA: Qui tocchi una nota dolente. Senz'altro negli anni, sebbene i miei spostamenti siano a corto raggio, in un certo senso qualcosa di me e del mio lavoro in primis sono riusciti a valicare i confini della Romagna e a raggiungere le varie regioni d'Italia. Recentemente mi è capitato di prendere contatti anche con persone non "addette ai lavori" che casualmente si erano imbattute nei miei versi presenti in rete e mi hanno cercata per esprimere le loro sensazioni a riguardo o propormi qualcosa. Questo aspetto "casuale" mi dà una grande carica, rilasciandomi un'energia che mi porta a proseguire in quello che faccio e soprattutto a crederci là dove io, per qualche motivo, avrei la tentazione della resa o della latitanza.
Visto che il Natale si avvicina, esprimendo un desiderio, direi che mi piacerebbe che i miei libri fossero distribuiti sul territorio nazionale ma mi rendo conto che il dialetto porta con sé un forte contraltare in tal senso ed io pubblico con una casa editrice molto solida e radicata sul territorio che però fa fatica, con il vernacolo, ad imporsi sul territorio nazionale.




Par fè Nadèl

Dal vólti
par fè Nadèl
e’ basta l’udòur d’un mandaròin.


Per fare Natale
A volte / per fare Natale / basta l’odore di un mandarino.



Amòur

Fa’ còunt e’ Vajònt
una muntàgna ch’la va zò tl’aqua.
l’amòur l’è un invarnèda
ch’la giàza al tubadéuri
una diga
senza gnénca un rubinèt.


Amore
Immagina il Vajònt / una montagna che frana nell’acqua. / L’amore è un inverno / che gela le tubature / una diga / senza nemmeno un rubinetto.



L’arzént dla nòta

La nòta l’è fàta d’arzént
sa tótt cal stèli
ch’a l chésca, chisà duvò
e me ch’a m’inmàzni
d’andèn a cói la pòurbia.
L’arzént l’è tal bèvi dal lumèghi
in purtisiòun so ma la méura
te sòun di campanéll tachéd mi culèr di gat
tal fòi d’ulóiv…
L’arzént l’è te vént, quant l’è zantóil
ch’u t pàsa una mèna tra i cavéll
u ti còunta cmè a dói “a so a què”
e alòura u t pèr
ch’l’apa la vòusa
ad tótt quèi
ch’i t’à vlu bén.


L’argento della notte
La notte è fatta d’argento / con tutte quelle stelle / che cadono, chissà dove / ed io che mi immagino / d’andare a raccoglierne la polvere. / L’argento è nelle bave delle lumache / in processione lungo la mura / nel suono dei campanelli attaccati ai collari dei gatti / nelle foglie d’ulivo…/ L’argento è nel vento, quando è gentile / che ti passa una mano tra i capelli / te li conta come a dire “sono qui” / e allora ti pare / che abbia la voce / di tutti quelli / che ti hanno voluto bene.