venerdì 28 marzo 2014

Benway Series risponde a quattro domande

Librobreve intervista #36


LB: Serie. Progetto. Edizione bilingue. Questo è Benway Series (http://benwayseries.wordpress.com). Da Ashbery a Ponge passando per la riproposta di un grande "dimenticato" come Corrado Costa. E altro ancora. Ci raccontate perché, quando e come nasce Benway Series?
R: Per rispondere dobbiamo riferirci al panorama editoriale italiano, quello motivato e organizzato sulla produzione di cifre. Ovviamente si sta parlando di mercato, e il mercato trasforma i numeri in un valore, utile a produrre ancora numeri.
Benway fa riferimento ad un diverso sistema, basato sull’importanza dell’atto conoscitivo e agitato da movimenti centrifughi anche rispetto alla scrittura, alle sue categorie e agli stili. Il progetto si concretizza verso la fine del 2012 ed è portato avanti da quattro autori che dal ricavato di un libro ne traggono un secondo e così via; in dieci mesi sono usciti cinque libri Benway Series, con un investimento iniziale di poche centinaia di euro. Questi numeri non confermano e non smentiscono niente, proprio perché non è il mercato il nostro sistema di riferimento, bensì un ambiente, anche editoriale, differente.


LB: Come operate le scelte? Potete forse dare delle anticipazioni su titoli in cantiere?
R: La Serie è l’individuazione progressiva di punti sui quali si focalizza la nostra attenzione, senza definita pianificazione editoriale, dato che intendiamo muoverci in uno spazio in cui le variabili sono gli incontri coi libri, gli autori, i lettori etc. e manteniamo costante l’aspettativa per una scoperta che deve essere il naturale esito della miglior ricerca.
Pubblichiamo i libri che ci piacciono e che guardiamo come tasselli importanti in un contesto anche più ampio di quello specificamente letterario; scegliamo libri con i quali riusciamo a dialogare e che troviamo consistenti per un ambiente (come lo abbiamo definito) che attiviamo mentre lo stiamo esplorando.
I libri Benway sono, per scelta precisa, bilingui: per i testi stranieri, lingua originale e italiano; altrimenti, italiano e inglese (o francese o altra lingua, se nascerà l'esigenza). Due motivi importanti rispetto a questa scelta sono la ricerca di una relazione di non-sudditanza, di un rapporto non didascalico tra la traduzione italiana e il testo in lingua originale, e la volontà di mantenere attivo lo scambio con i nostri lettori-interlocutori stranieri.
Il prossimo libro Benway? Tra non molto pubblicheremo la notizia in rete (qui).


LB: No fear, doctor is here (William Burroughs). Perché questo motto?
R: Spiegare una citazione solitamente ne comprime le possibili interpretazioni. Diciamo che in linea con il personaggio del Dr. Benway nel “Pasto nudo” di Burroughs, non sempre è il dottore a curare e non sempre il malato deve guarire. Diciamo che se Benway Series potesse essere considerato un virus, tale definizione non ci dispiacerebbe.


LB: Ci raccontate del nome e soprattutto del bellissimo logo che avete adottato per questa serie?
R: Per la prima parte della domanda rimandiamo alla risposta precedente e alla lettura o ri-lettura del citato libro di W. Burroughs. Quanto al logo, abbiamo rubato il segno da un libro di Adrian Frutiger, un grande progettista di caratteri tipografici. Tra le varie illustrazioni c’era la riproduzione di un geroglifico egiziano, una pianta rivolta verso il sole che, leggiamo, significa “Sud”. L’abbiamo ruotato di novanta gradi e abbiamo deciso che quello era il logo.


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