domenica 15 marzo 2015

Ungaretti e le sue lettere dal fronte a Mario Puccini

Leggere una grande guerra #13

"Leggere una grande guerra" intende essere il breve spazio in cui segnalo dei libri sulla Prima guerra mondiale. Il quinquennio 2014-18 coincide con un lungo periodo di celebrazioni, commemorazioni ed eventi a livello internazionale. Segnalare semplicemente dei titoli di libri, brevi o meno brevi, passati o attuali, reperibili o non reperibili, italiani o stranieri, può essere un buon antidoto contro le fanfare e i tromboni che stanno pericolosamente giungendo un po' da ogni parte. Le segnalazioni saranno sintetiche, poco più di una scheda bibliografica. (In coordinamento con World War I Bridges).

Il 1917 è l'anno orribile della guerra, anche per Giuseppe Ungaretti sul fronte isontino. Lo si capisce leggendo queste 26 lettere raccolte e pubblicate da Archinto con il titolo Lettere dal fronte a Mario Puccini (pp. 80, euro 16, a cura di da Francesco De Nicola). Ferito, inabile, nevrastenico, impaziente di spostarsi da una situazione di presidio a un battaglione movimentato in azione, con i compagni di sempre (oppure di essere spedito in Terra Santa con il contingente italiano partito in quegli anni, per sfruttare le proprie conoscenze linguistiche). Il ritratto che ricaviamo è davvero quello di un uomo di pena che cerca in Mario Puccini un supporto ma anche un aiuto fraterno per essere spostato (e come s'arrabbia!). Puccini è tenente presso il Comando supremo della III armata dislocato non molto lontano da Ungaretti. I due, in realtà distanziati di un solo anno (del 1887 Puccini, del 1888 Ungaretti), si sono conosciuti prima delle ostilità, quando Ungaretti aveva provato a piazzare nel catalogo delle edizioni Puccini, fondate dal padre di Mario ad Ancona, il Moscardino dell'amico Enrico Pea, conosciuto durante il lungo periodo egiziano. L'esito commerciale dell'operazione non fu dei più memorabili e la sfortunata pubblicazione deve aver avuto qualche ricaduta nei rapporti. Abbandonati quei dissapori, Ungaretti si rivolge in modo fraterno all'autore de Il soldato Cola e di quello che possiamo annoverare fra i primissimi reportage a caldo della ritirata di Caporetto (Caporetto: note sulla ritirata di un fante della III Armata, Editrice Goriziana, 1987). Abbandona il voi e passa presto al tu. Apre il suo cuore, riversa nelle lettere sensazioni che poi ritroveremo nella sua poesia, come quella di essere macerato dalla malinconia.

Nelle lettere, quasi tutte brevi, c'è posto per Il porto sepolto e la sua accoglienza critica, per D'Annunzio che in fondo impartisce già con le sue "pose plastiche in ginocchio davanti ai feretri" pillole di regia e scenografia che saranno mutuate e portate all'esasperazione dal regime mussoliniano, per il desiderio di spostarsi di cui si è già scritto, per il progressivo peggioramento delle condizioni psicofisiche fino ad arrivare all'ottobre del 1917 e alla ritirata. Sono lettere che oggi testimoniano del rapporto esistente tra due letterati che hanno avuto diverse fortune nel secolo scorso. Puccini non c'è, è assente, non si deduce quasi da nessuna missiva, eppure la sua figura è sullo sfondo, pone qualche domanda. Le stesse domande che ci facciamo oggi: che fine ha fatto Mario Puccini? Dove sono volate vie le sue pagine? Tempo fa, parlando de Il soldato Cola, ho accennato alle molte lacune attorno all'opera di Mario Puccini. L'augurio è quello di un qualche rimedio: anche solo sfogliando l'inventario del Fondo Mario Puccini presso il Gabinetto G.P. Vieusseux è possibile avere una chiara idea di come questo scrittore marchigiano fosse al centro di una fitta rete di rapporti nazionali e internazionali che sarebbe sciocco continuare a ignorare.

4 commenti:

  1. Molto molto interessante il link al fondo di Puccini. Antonio

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  2. Sì interessante. Più internazionali le relazioni tra scrittori all'epoca. Oggi - par paradossale - queste relazioni tra scrittoru si coagulano spesso in orbite regionali o addirittura provinciali. Un saluto

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  3. L'articolo è interessante, mi permetto solo di segnalare un errore. Il contatto tra Ungaretti e Mario Puccini avviene sì per la pubblicazione di un'opera di Pea, ma non si trattava del "Moscardino", bensì del "Montignoso", esordio poetico di Pea, uscito per la Puccini di Ancona nella collana poetica diretta da Lipparini, nel 1912.

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  4. Grazie della correzione (da quel che ricordo - ma potrei sbagliarmi, è passato del tempo - la correzione potrebbe interessare anche chi ha curato questo volume di corrispondenza)

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