mercoledì 29 luglio 2015

"Dostoevskij, Nietzsche e la crisi del cristianesimo in Europa" di Vladimir Kantor

Per chi si fosse perso lo scorso anno a pordenonelegge la lectio magistralis di Vladimir Kantor, annoverato da "Le Nouvel Observateur" tra i 25 filosofi di fama mondiale (destano sempre la mia curiosità queste definizioni, tra il perentorio e il numerico), c'è la possibilità di leggerne ora il testo che Amos Edizioni pubblica, in edizione completa e con testo russo a fronte, nel primo volume della collana "Esodo" (pp. 120, euro 10, traduzione di Emilia Magnanini). L'editore veneziano è sostanzialmente l'unico ad essersi occupato di Kantor, sin dallo scorso anno quando ha pubblicato il lungo racconto Morte di un pensionato. Ora questo testo, programmatico sin dal titolo, ci porta dentro almeno tre questioni fondamentali: 1) la crisi del cristianesimo europeo tra fascismo e comunismo come elemento sconvolgente del XX secolo; 2) ci offre un interessante raffronto e distinzione tra le posizioni di Dostoevskij e Nietzsche su questi temi (il libro, soprattutto sul versante dostoevskiano, è davvero una preziosa ricognizione delle opere principali, con in testa il capitolo de Il grande inquisitore) e infine 3) la tesi di fondo di questo scritto, passibile della tentazione di esser giocata in chiava "attualistica", cioè che la crisi del cristianesimo è (è stata) la crisi dell'Europa. Tra le pagine inoltre potrete trovare un ritorno d'analisi sulla figura di Barabba, che mi ha riportato alla memoria il romanzo di Pär Lagerkvist intitolato appunto Barabba (lo pubblicò Iperborea).

Kantor prende le mosse da ciò che definisce "l'affanno d'Europa" e proficuamente attinge da José Ortega y Gasset, spagnolo che aveva studiato in Germania, a Marburgo, in pieno neokantismo. L'aristocratico pensatore di Madrid resta tuttora imprescindibile per capire il salto del contemporaneo, nei vari livelli della sua speculazione. Il filosofo e narratore russo ci ricorda infatti come La rebelión de las masas del 1930 rimanga un testo fondamentale per chi intenda occuparsi di storia delle idee nell'entre-deux-guerres e fissa puntualmente tutto in questo paragrafo:

"Il primo è il problema della rivolta delle ragioni pagane, legate all’ingresso sulla scena della storia dei ceti inferiori del popolo, nel quale il cristianesimo era un fragile strato sopra la mole dei principi pagani. In seguito Ortega y Gasset avrebbe definito questo fenomeno «la rivolta delle masse». Il quarto stato entra nella vita sociale attiva, pretendendo l’eguaglianza spirituale oltre che materiale. Tuttavia, l’archetipo che agiva nella mole di questa massa era ancora interamente pagano. Non è un caso che Černyševskij nutrisse dubbi circa  l’evangelizzazione di tutta la popolazione europea, e supponesse che «le masse popolari sia in Germania sia in Inghilterra sia in Francia, siano ancor oggi sprofondate nella più grande ignoranza, [esse] credono negli stregoni e nelle streghe, tra di loro abbondano i racconti superstiziosi di carattere ancora del tutto pagano». Per la Russia ciò suonava molto più attuale."

Per Kantor Dostoevskij e Nietzsche si completano a vicenda, sono inquadrati in una luce di parentela stretta, anche se i distinguo tra i due giganti sono la vera risorsa di questo breve libro. Dostoevskij parla per primo di morte del cristianesimo e alcuni passi di Dostoevskij sembreranno schiudersi solo alla lettura di altri passi di Nietzsche. Fra loro e le loro pagine c'è davvero un passaggio fondamentale della vicenda europea, alla quale s'aggiungerà poi l'analisi heideggeriana, con il "Dio è morto" inteso come condizione precipua della storia dell'Occidente e non come tesi dell'ateismo. Il punto di vista di Kantor ci immerge anche nella Russia dove risiede e dov'egli insegna, e ciò aggiunge un elemento di ulteriore interesse a questo libro. Il resto, ad esempio l'antropofagia che emerge in un pensiero di Dostoevskij, la spinosa eredità del pensiero nicciano in tutta la sua portata, la riflessione costante sullo scivolamento e corrugamento di sfondo pagano, cristianesimo ed emersione dell'uomo-massa sono tutti gangli, fra altri, che lasciamo agganciare a chi si avventurerà nella lettura di questo contributo notevole di Kantor su uno dei temi più ricorrenti e centrali dell'immaginario e della realtà europea.

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