Scrive nell'introduzione Walter Procaccio, curatore dell'opera, che il quaderno è un'antologia di capitoli in sé chiusi che tentano l'operazione ardua e coraggiosa della riabilitazione dell'oblio. Prosegue scrivendo che "una sterminata letteratura conferisce alla memoria, all'archiviazione diligente, alla testimonianza il rango di dovere etico e all'oblio quello di perdita tragica e colpevole di qualcosa che invece dovrebbe permanere". Alla fine di tutto, l'intento di chi contribuisce a questo volume è mostrare come l'oblio possa considerarsi "risorsa prosperosa". Insomma, come riporta Paolo Carignani nel suo scritto, l'antitesi che mette di fronte memoria e oblio è ingiustificata in quanto questi sono due atti un unico processo. Per Maurice Blanchot chi vuole ricordare deve affidarsi all'oblio, "a quel rischio che è l'oblio assoluto e a quel caso fortunato che allora diventa il ricordo". Le continue cicatrici con cui si graffia il corpo e l'intelletto, le relative tracce mnestiche e tutto un filone di studi sul trauma possono avere molto più a che fare con l'oblio che con il ricordo. E per molti versi, l'atto di ricordare non ha nulla a che vedere col passato. Di qui, e anche dalla profonda inalienabile necessità dell'uomo di calmarsi, passa questo interessante tentativo di riabilitazione dell'oblio, espresso in questo fascicolo a più voci color carta da zucchero.
lunedì 28 marzo 2016
"No memory, desire, understanding"? Per una riabilitazione dell'oblio
Scrive nell'introduzione Walter Procaccio, curatore dell'opera, che il quaderno è un'antologia di capitoli in sé chiusi che tentano l'operazione ardua e coraggiosa della riabilitazione dell'oblio. Prosegue scrivendo che "una sterminata letteratura conferisce alla memoria, all'archiviazione diligente, alla testimonianza il rango di dovere etico e all'oblio quello di perdita tragica e colpevole di qualcosa che invece dovrebbe permanere". Alla fine di tutto, l'intento di chi contribuisce a questo volume è mostrare come l'oblio possa considerarsi "risorsa prosperosa". Insomma, come riporta Paolo Carignani nel suo scritto, l'antitesi che mette di fronte memoria e oblio è ingiustificata in quanto questi sono due atti un unico processo. Per Maurice Blanchot chi vuole ricordare deve affidarsi all'oblio, "a quel rischio che è l'oblio assoluto e a quel caso fortunato che allora diventa il ricordo". Le continue cicatrici con cui si graffia il corpo e l'intelletto, le relative tracce mnestiche e tutto un filone di studi sul trauma possono avere molto più a che fare con l'oblio che con il ricordo. E per molti versi, l'atto di ricordare non ha nulla a che vedere col passato. Di qui, e anche dalla profonda inalienabile necessità dell'uomo di calmarsi, passa questo interessante tentativo di riabilitazione dell'oblio, espresso in questo fascicolo a più voci color carta da zucchero.
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