Viviamo in un mondo di linguaggi specialistici. La traduzione diventa essenziale, a maggior ragione nel delicato snodo tra sviluppi della scienza, sistema dell'informazione e democrazia. Per questo è fondamentale capire la rilevanza della traduzione tra diversi linguaggi specialistici e soprattutto rendersi conto di quanto va irrimediabilmente perso nei vari passaggi della comunicazione e, appunto, nella traduzione, intesa nel senso etimologico. Infine è opportuno cercare di conoscere il perché di queste "perdite", che non sono solo dissipazioni di informazione, tanto per usare un lessico da modello ingegneristico della comunicazione. Di qui il titolo cinematografico Lost in translation di questo brevissimo e denso libro di Paolo Vineis (pp. 96, euro 10, Codice) appartenente alla serie dei libri di "Biennale Democrazia". Si comprende subito che l'autore, professore di epidemiologia ambientale all’Imperial College of Science, Technology and Medicine di Londra, è a suo agio in riflessioni filosofiche ed etiche sul ruolo sempre più delicato (sarebbe banale e ovvio qualificare questo ruolo con un aggettivo come "rilevante") della scienza nelle società contemporanee.
In queste poche pagine Vineis riesce a mettere assieme un'interessante ipotesi su obesità (epidemia della contemporaneità) legata a junk food e sprawl urbano, un capitolo dedicato alle difficoltà metodologiche nella ricerca sul cambiamento climatico, una riflessione sul "paesaggio estetico e morale del post-moderno" che andrebbe letta assieme ai tanti contributi che in questi anni si stanno susseguendo su questo tema cruciale, sulle minacce che incombono sulla memoria collettiva e sulla salute mentale a causa del degrado galoppante particolarmente evidente nel caso italiano. Torna inoltre sui problemi di classificazione identitaria che danno il la a derive razziste sempre in agguato, compie un'incursione nel settore della pubblicità alimentare, ritorna sul problema della laicità dello stato (al caso di Eluana Englaro è dedicato il penultimo capitoletto) e trova infine lo spazio per ripercorrere il nesso tra tecnologia medica e democrazia partendo dalle tesi del filosofo americano Michael Sandel. Sono davvero tanti e notevoli i percorsi che si possono intraprendere da ciascundo di questi densi capitoli.
Per convincerci che questo è un libro che vale la pena prendere in mano e leggere, credo possa bastare questa manciata di righe dall'introduzione. "[...] ogni giorno ci viene richiesto di esprimere un parere, direttamente (per esempio tramite referendum) o indirettamente (attraverso le scelte elettorali) su questioni molto complesse e vincolate a linguaggi specialistici, come lo statuto dell’embrione o le cellule staminali. Questo volume vuole essere un contributo al cruciale ma irrisolto problema della traduzione tra linguaggi: se non abbiamo presente il problema rischiamo che la democrazia venga “persa nella traduzione”, una sorta di deriva di tutte le società contemporanee."
Un po' è successo con gli ultimi referendum, quello di cui si parla alla fine del post...
RispondiEliminaSergio