Ripescaggi #2
----
Ripesco qui una recensione scritta nel 2009 per il Notiziario Bibliografico della Regione Veneto. Probabilmente (se leggete l’introduzione della recensione capite perché scrivo “probabilmente”) nel mese di novembre 2011 inizieranno i lavori per la costruzione della superstrada a pagamento Pedemontana Veneta. Il libro largamente illustrato (e quindi tutto sommato... breve) di cui parlo di seguito è stato curato da Renato Rizzi per Marsilio ed uscì nel 2007.
----
Quasi sicuramente nel 2010 inizieranno i lavori di costruzione della superstrada a pedaggio Pedemontana Veneta. Ci sono ancora alcune questioni sospese, ma con ogni probabilità il prossimo anno vedremo prendere forma un cantiere lungo circa 100 chilometri, da Spresiano a Montecchio Maggiore, che collegherà le autostrade A27 e A4. L’opera interessa 32 comuni, 12 dei quali in provincia di Treviso e 20 in quella di Vicenza.
Questo volume dell’architetto Renato Rizzi raccoglie 15 plastici, presentati tra l’altro anche in una recente mostra al MART di Rovereto, e accompagna la presentazione di questi modelli, rappresentativi di alcuni angoli visuali del territorio interessato dall’infrastruttura, con contributi teorici di grande interesse. La domanda di fondo che muove il libro, alla quale viene data una risposta affermativa, appare quantomeno inconsueta anche se, in realtà, profondamente radicata nello stesso oggetto a cui guarda: possono le motivazioni funzionali e pratiche essere legate a temi metafisici? La risposta è, come detto, affermativa, dal momento che qui si parla dei luoghi e della loro sacralità. Rizzi sostiene che “ormai guardiamo il mondo con l'occhio del nichilismo, che prevede solo una visione tecnico-scientifica. Ma il paesaggio ha un carattere di divinità che è oggettivo, che sta nelle cose. Studiandolo, ci rendiamo conto che la nostra cultura è inadeguata a comprendere questa ricchezza formale”. In un altro contributo del volume, Paolo Portoghesi sostiene che il paesaggistico e il figurativo della Pedemontana Veneta rovescia la prassi, candidandosi come motivo di rigenerazione del paesaggio stesso. Per Rizzi l’architetto deve “dare senso alle opere dell'uomo nel territorio, nelle città, nei luoghi dove vive”. Nel suo pensiero si individuano importanti echi rosminiani, soprattutto con riferimento ad un pensiero che partendo dalla persona arriva al senso (non tanto al significato) delle cose. Forma, divinità, qualità, metafisica: nel discorso di Rizzi tutti questi termini riconducono ad una matrice di pensiero comune che è teologica senza essere religiosa. Per certi aspetti una traduzione architettonica-urbanistica del Deus sive natura spinoziano.
Il libro cerca di strappare il problema della costruzione di nuovi assi viari (o “corridoi”, come vengono spesso definiti oggi) alla sola competenza tecnico-ingegneristica e parallelamente mette in discussione l’utilità di un metodo come quello del V.I.A. (Valutazione d’impatto ambientale) che sta già mostrando i propri limiti. Molto più opportuno parlare di assenza di qualità nella forma progettuale, di mancanza di “sapere” della forma e provare a riportare il dibattito all’antico sapere metafisico-simbolico, qualcosa che era forse ben chiaro già ai romani quando, con la tessitura viaria dell’Italia antica, offrirono una lettura funzionale e simbolica del paesaggio e della divinità in esso contenuta (pensiamo ad esempio alla Via Emilia e alla sua funzione di confine tra la catena appenninica e la Pianura padana).
Intersecando sguardi di provenienza diversa (da quello della letteratura a quello dell’iconografia storica, da quello della pittura veneta a quello della storia del territorio) il volume in questione riesce a far percepire la concretezza del problema delle infrastrutture in Veneto: non si tratta semplicemente di tracciare un percorso, espropriare quanto è d’intralcio e mettere in funzione il nuovo asse viario. Si tratta, ogni volta che si affronta un progetto di viabilità determinante per il futuro di questa regione chiave d’Europa, di comprendere come il pratico e il funzionale debbano essere intimamente legati al metafisico e al simbolico. Sembra pura astrazione, eppure non c’è nulla di più concreto di un assunto del genere. Lo scopriremo presto.
Ciao, sulla Pedemontana Veneta sono state fatte delle interessanti mostre fotografiche, a più riprese, in più località. Sarebbe bello veder radunato quel lavoro oggi che stanno per partire i lavori a quanto pare... ciao, nicoletta
RispondiEliminaGrazie Nicoletta. Vero, anche a me risulta di queste mostre. Mi par di ricordarne una allo spazio Paraggi di Treviso. Ma non saprei come poter fare per "radunare" qualcosa. Di sicuro il tema tornerà a spiccare nei prossimi tempi. Alberto
RispondiElimina