giovedì 5 gennaio 2012

"I ricordi mi guardano". Le prose del Nobel per la letteratura Thomas Tranströmer

Recensioni rapide #3
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"Recensioni rapide": due paragrafi fissi dove cerco di rispondere brevemente alle domande "che libro ho davanti?" e "perché vale la pena/non vale la pena avvicinarlo?" (solitamente resto su quelli che vale la pena). 
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Qualcuno ha ironizzato che, in tempi di crisi, all'Accademia Svedese si siano guardati bene dal far fuoriuscire dal paese i cospicui proventi del Nobel per la letteratura, optando quindi per l'indigeno Thomas Tranströmer. Le sue opere di poesia erano già note al pubblico italiano grazie all'operato di un benemerito editore come Crocetti. I ricordi mi guardano (prontamente proposto da Iperborea per la cura di Enrico Tiozzo, pp. 96, euro 10) rappresenta invece l'unica opera narrativa del più importante poeta svedese vivente. Troviamo qui un viaggio a ritroso nel periodo fondamentale dell'infanzia-adolescenza. L'infanzia, nella similitudine tra vita-cometa percorsa dall'autore sin dalle prime battute, rappresenta la testa di questa cometa. I titoli dei singoli capitoli raccontano già molto di quello che possiamo trovare e scoprire in questo centinaio di pagine che ricostruiscono alcune scaturigini della sua poesia: Musei, Scuola elementare, La guerra, Biblioteca, Ginnasio, Esorcismo, Latino. Trovo interessante questa similitudine tra vita e cometa, con l'infanzia che rappresenta il nucleo-testa di cometa delle esperienze più compatte, epoca in cui il mistero del vivere cerca di trovare una propria collocazione, con una rarefazione progressiva (coda della cometa) costituita dagli anni che seguono l'infanzia, fino alla rarefazione pulviscolare - quando arriva e per chi arriva - della vecchiaia. Questa similitudine è ricca di implicazioni e dialoga apertamente con poeti di ogni epoca e latitudine.

Un libro del genere innesca un eterno interrogativo mai sopito, tra l'altro ripreso anche nella nota finale di Fulvio Ferrari: quanto è utile conoscere la vita del poeta per leggere e comprenderne appieno la poesia? L'interrogativo andrebbe forse aggiustato, se non capovolto, rivedendo il fondamentale nesso tra poesia e autobiografia: quanto ci è utile la poesia per comprendere l'autobiografia di un poeta? Nel caso di Thomas Tranströmer e di questi suoi ricordi veniamo a conoscenza dei momenti preparatori della poesia, di quegli accenti che probabilmente hanno caricato come una molla il grande salto della sua migliore poesia. Così come nella prosa finale, Latino, dove la riscoperta della forma, della splendida disciplina della metrica classica, prepara l'autore all'inevitabile riflessione sulla forma che ogni artista deve affrontare a viso aperto e con coraggio.

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