Sarà bene prima o poi che qualcuno che conta tessa un piccolo elogio delle edizioni Mimesis. La casa editrice "di filosofia", come recitava una pagina pubblicitaria apparsa in un importante supplemento culturale, in questi ultimi anni ha registrato una virata significativa e, accanto a tante pubblicazioni di carattere universitario di grande respiro e portata, ha iniziato a ripubblicare testi importanti, spesso dimenticati. Sicuramente la filosofia è in cima alle occupazioni di Luca Taddio, uno dei principali animatori della nuova stagione dell’editore udinese, ma la letteratura e l’arte in genere (musica, cinema, arti figurative) e la speculazione estetica non occupano posizioni secondarie. In questo spazio basti ripescare certe opere riproposte in anastatica, classici inspiegabilmente divenuti introvabili, come Sesso e carattere di Otto Weininger, i due tomi de La distruzione della ragione di György Lukács, mentre in letteratura non si può tacere sui tre tomi de I Sonnambuli di Broch o i libri di Anna Seghers, letture non brevi sulle quali vorrei cimentarmi. Insomma, se prendete in mano il catalogo credo ci siano titoli in grado di soddisfare e solleticare molti di quelli che in queste pagine ritornano, oltre a quelli che ci cadono per la prima volta.
Se seguiamo l'ordine cronologico, il primo testo da menzionare è quello contenuto ne Il linguaggio dell'intimità (pp. 64, euro 3,90) trascrizione di una conferenza tenuta nella Spagna del 1976, vale a dire nel paese appena affrancatosi dal lunghissimo regime di Franco. L'occasione politica è soltanto uno spunto tra gli altri, in un volumetto che diventa invece una sorta di "Borges in compendio", un grimaldello delicato per avvicinare le architravi della sua opera.
La cecità e L'incubo (pp. 60, euro 3,90) sono i titoli di due conferenze argentine datate 1977. Se nella prima l'autore è chiamato a registrare il proprio contributo alla lunga storia degli scrittori ciechi illustri, conducendoci piano piano in quell'universo di oscurità al quale tanti di noi riconoscono un indubbio potenziale attrattivo, ne L'incubo l'autore-biblioteca travasa un originalissimo contributo verso questa forma peculiare di sogno, unendo e affabulando sogni celebri della letteratura e sogni personali.
Non c'è nessuno allo specchio (pp.64, euro 3,90) infine è la trascrizione di un'intervista televisiva concessa in occasione del conferimento del Premio Miguel de Cervantes del 1980, massimo riconoscimento letterario della Spagna. Per molti versi è il più stupefacente dei tre volumetti. Torniamo quindi a Madrid. Qui lo scrittore compare in grande autentica umiltà, tra affetti, debolezze e ricordi. La lettura di questa intervista potrebbe persino contrastare con l'idea che qualcuno si è fatto dell'autore de El Aleph e Ficciones, scrittore "mastodontico" e colossale, almeno per chi scrive. Il testo è continuo rimodellare, abbassare, sgrassare le domande dell'intervistatore che potrebbero spingere l'intervistato fuori strada, tra i tic dello scrittore alla moda e consacrato. Borges invece, ormai in età avanzata, pochi anni prima della morte (1986), ci offre in quest'intervista apparentemente permeata di uno strano understatement un prezioso cuneo per entrare più a fondo nelle sue opere maggiori, nella cecità, nell'amore, nei sogni. Questo volumetto ha in sostanza il fascino delle scritture d'occasione e minori, laddove spesso rinveniamo passaggi importanti che possono spostare alcune percezioni delle opere fondamentali.
"J. S.S.: La trovo più giovane che mai, con una pelle ancora più lucente delle altre volte.
J.L.B.: Certo, sono appena ottant'anni."
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