----
Ecco una nuova "rubrica", altrimenti mi annoio e magari annoio anche i miei gentili lettori. E scelgo un argomento forse fuori moda, cioè quello della veste grafica del libro. Lo scelgo volutamente, in tempi di presunta "smaterializzazione" del libro. E per convincervi che non è "nostalgia" dei bei tempi andati dell'editoria, di quando esisteva ancora il correttore di bozze (beh, quello in qualche modo sarà bene che ritorni!), faccio partire questa rubrica proprio quando conduco i primi timidi approcci al mio e-reader (gli uffici stampa hanno iniziato a mandare le copie saggio in formato pdf o epub per contenere i costi e inoltre, a volte, certi testi interessanti si trovano soltanto in formati digitali. Quesito: il libro breve si presta più di altri al formato elettronico?).
Ho l'impressione che questa fase di grande cambiamento (non solo dell'editoria) abbia bisogno di confrontarsi anche con quegli aspetti salienti che hanno reso il libro, attraverso i secoli, l'oggetto singolare che conosciamo. Forse uno dei problemi dell'ebook è già insito nel suo nome: se lo definiamo a partire da libro/book, forse non lo capiremo mai e lui stesso rimarrà imbrigliato in un nome sbagliato, profondamente sbagliato. Stanno mutando le forme di lettura e scrittura e anche la posizione del libro nella mappa di trasmissione dei saperi (preferisco parlare di sapere e non di cultura/e). Non nego la realtà (ora anche commerciale) dell'ebook, ma in sostanza affermo che ebook mi pare un nome provvisorio, ectoplasmatico, per qualcosa che non ha ancora deciso come chiamarsi e che non ha un nome migliore. Magari la parola book al suo interno rimarrà, ma allora tra tanti anni lo leggeremo come un segno nuovo, qualcosa di slegato alle sue origini (rinvio anche ad una risposta che diede Matteo Codignola di Adelphi in una sua intervista per questo blog).
Ripercorrendo le vesti di collane vecchie e nuove proverò a segnalare copertine e progetti grafici disparati, le vicende di designer famosi che hanno prestato il loro occhio all'editoria. E naturalmente parlare di una copertina diventerà il pretesto per accennare brevemente al libro breve in questione o ad altri volumi, alla collana che li ospita o ha ospitati, agli autori o alle diverse edizioni di un titolo specifico. Insomma, un pretesto per divagare nella storia dell'editoria recente.
Parto con un testo della collana "I Gabbiani", progettata graficamente da Anita Klinz, morta lo scorso 10 marzo.
----
Recita il catalogo storico dell'editore Il Saggiatore, consultabile da tutti online (esperienza istruttiva che consiglio se volete perdere cinque minuti):
Identificativo 47507
Titolo Kafka / Klaus Wagenbach ; traduzione di Ervino Pocar
Editore Milano : il Saggiatore
Pubblicazione 1968
Descrizione fisica 169 p. ; 19 cm
Collana I Gabbiani, 67
Autore Wagenbach, Klaus (Autore) ; Pocar, Ervino (Traduttore)
traduzione di
Kafka / Klaus Wagenbach
Fa quasi impressione la grafica della collana "i Gabbiani" (Una repubblica partigiana di Giorgio Bocca tra i titoli più noti). Forse la cosa più impressionante è il prezzo, posto in copertina e con corpo di poco inferiore al resto delle informazioni. C'è tutto: nome dell'autore, titolo, sottotitolo, denominazione di collana, prezzo ed editore. Addirittura ogni riga di separazione corrisponde idealmente al riempimento di un campo di catalogo bibliografico: una copertina "biblioteconomica"! Un progetto grafico simile l'ho riscontrato anche nei libri di poesia di Lerici degli anni Sessanta. Sembra rimandare alle origini della professione tipografica, all'impostazione di un'idea grafica verbo-visiva.
Un titolo "profetico" di Urania? |
Non avevo mai trovato un blog che si interessasse di un aspetto così tecnico ed effettivamente curioso. Io non bado mai alla copertina di un libro, ma è indubbio che essa contenga diverse informazioni che questo tuo modo di procedere mette in evidenza. Molto interessante!
RispondiEliminaGrazie!
RispondiEliminanon è tecnica parlare di Anita Klinz,della Collana i Gabbiani,di Isella e Klaus Wagenbach
RispondiEliminagrazie
Grazie del commento ma temo di non aver capito il senso della parola 'tecnica'. Mi scusi.
RispondiElimina