giovedì 4 aprile 2013

Laura Liberale ospite de "La poesia del giovedì" all'Osteria da Filo

Questa sera è in programma il nuovo incontro della rassegna veneziana curata da Maddalena Lotter e Giulia Rusconi. Stavolta l'Osteria da Filo ospita la voce di Laura Liberale. Chi volesse dare un'occhiata allo storico della rassegna può pigiare qui. Ricordo che le curatrici hanno aperto un nutrito blog a questo indirizzo.



Giovedì 4 aprile 2013
Osteria da Filo, Venezia, h. 18:00
Presentazione e reading di Laura Liberale
Alla chitarra: Ulisse Fiolo
info: portalepoesie@gmail.com



Laura Liberale, nata a Torino nel 1969, si è laureata in Filosofia con una tesi di Religioni e Filosofie dell’India e dell’Estremo Oriente. Dopo la laurea ha conseguito il titolo di Dottore di ricerca in Studi Indologici. Dal 2006 tiene corsi e seminari di Scrittura Creativa (per adulti e per studenti di elementari e medie). Autrice di saggi indologici, insegnante e bassista, ha ottenuto riconoscimenti in svariati premi di poesia e narrativa. Nel 2009 ha pubblicato il suo primo romanzo, Tanatoparty (Meridiano Zero, Padova) e la silloge poetica Sari - poesie per la figlia (d'If, Napoli). Nel 2011 è uscita la raccolta di poesie Ballabile terreo (d'If). Le sue poesie si trovano nell’antologia Einaudi Nuovi poeti italiani 6. Il suo secondo romanzo, Madreferro (Perdisa ed.) è dell'anno scorso.

Riporto sotto un paio di testi di Laura Liberale e la copertina del suo ultimo libro di poesia, Ballabile Terreo (edizioni d'if, pp. 36, euro 8), un titolo molto bello che è anche (soprattutto?) anagramma del nome del padre.














Per cortesia, ne ascolti il suono:
adenocarcinoma
un settenario, dottore, dunque cantabilissimo.
Senta come s’impone, pagano e orfico
con le sue prime tre.
Come vada poi a strozzarsi sulla quinta
quasi prendesse di sé quel tanto di paura
(se prova a dirlo piano
è lì che in bocca fremono le salivari).
Con le restanti due tutto è compiuto
la chiusa del definitivo.
Ma ha mai pensato che fa rima
con pleroma e aroma?
Che abbia anch’esso tutta una pienezza
l’effluvio di se stesso o qualcos’altro?
Qualcosa che ci sfugge per terrore?

-

“Non fare quella faccia”
le tue ultime parole.
Così si chiude un dialogo
lungo trentacinque anni:
con un rimprovero esalato.
Nemmeno da morente
vuoi rinunciare al ruolo
rifiuti la muta di una pelle
ormai inservibile
fino all’ultimo ti ribadisci.
E dunque ancora mi proteggi da me
dagli occhi che divorano in angoscia
la tua morte
specchiandotela infami.
Proteggi e pure chiedi protezione
mi esigi madre e psicopompo
che spenga in volto le spie paurose
e per te accenda
la verosimiglianza della quiete.

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