Una poesia da #35
"Leggere una grande guerra" intende essere il breve spazio in cui segnalo dei libri sulla Prima guerra mondiale. Il quinquennio 2014-18 coincide con un lungo periodo di celebrazioni, commemorazioni ed eventi a livello internazionale. Segnalare semplicemente dei titoli di libri, brevi o meno brevi, passati o attuali, reperibili o non reperibili, italiani o stranieri, può essere un buon antidoto contro le fanfare e i tromboni che stanno pericolosamente giungendo un po' da ogni parte. Le segnalazioni saranno sintetiche, poco più di una scheda bibliografica. (In coordinamento con World War I Bridges).
"Josef Klein, allo scoppio della guerra, viene inviato sul fronte italiano. Presta servizio come ufficiale nel k.u.k. Ungarisches Infanterie Regiment “Rupprecht Kronprinz von Bayern” Nr. 43, creato nel 1914 e costituito per il 78% da rumeni, il 20% da magiari e il 2% da militari di altra nazionalità. La divisa era quella ungherese.
La difficoltà, o meglio l’impossibilità, di riconoscere negli italiani la controparte da annientare e le durissime vicende della guerra di trincea inducono Heinse a tener nota per iscritto di quanto accade attorno a lui, ma soprattutto delle sensazioni e dei sentimenti che lo frastornano. La scrittura lo aiuta a riflettere, rielaborare, a prendere le distanze, a sopravvivere. Rimarchevole in lui non solo la necessità di fissare esperienze che per un qualche aspetto lo hanno colpito, ma di volerlo fare sotto forma di diario, e di un diario particolare, in cui le parole e le frasi si dispongano quanto più possibile armonicamente, alla ricerca di un ordine più vincolante della libera struttura prosastica, in una consuetudine alla “compattezza”, che aiuti a prendere le distanze, a superare l’indicibilità degli accadimenti e delle impressioni. La ricerca di una forma “bella”, per altro, e più che mai, data la materia, non è certo fine a se stessa. Va inquadrata in una necessità assoluta di distanziazione, nel tentativo di recupero di una normalità che rimandi al “prima” dell’evento. Dicendo le cose “entro le norme” ci si sforza di operare per ricondurre disgregazione e caos entro la regolarità di un dire in precedenza riservato ai momenti, non della quotidianità, ma della nobilitazione del vivere, della contemplazione, dello spirito. Ma malgrado la ricerca di espressioni e formulazioni ricche di rime, assonanze, lemmi preziosi, Heinse percepisce con pena crescente la non appropriatezza di quel suo voler lavorare con strumenti che prima della barbarie potevano aiutare a gestire sofferenza e disagio, mentre ora si rivelano insufficienti non tanto a raccontare, ma quasi offensivi nei confronti di una esperienza indicibile, come egli stesso sosterrà molti anni dopo."
Comeno, 13 settembre 1916
Siamo riserve, nel porto sicuro,
dodici miglia nelle retrovie e mangiamo e dormiamo
da quindici giorni orfani delle paure
e dei mille supplizi.
A tratto a tratto la contraerea strepita sferzante
inseguendo un aereo sopra di noi.
E noi continuiamo a stravaccarci, a sonnecchiare, a sbadigliare
o facciamo di qualcuno il nostro diversivo.
Litighiamo e imprechiamo e giochiamo e beviamo,
per non sprofondare nella disperazione:
dobbiamo tornare in prima linea.
Comen, den 13. September 1916
Wir sind Reserve, im schützenden Hafen,
zwölf Meilen zurück und essen und schlafen,
seit vierzehn Tagen ledig der Ängste
und tausend Plagen.
Zuweilen poltern und peitschen Flaks,
wenn sie über uns einen Flieger jagen.
Wir räkeln uns weiter und dösen und gähnen
oder nehmen selber einen aufs Korn.
Wir hadern und fluchen und spielen und trinken,
um nicht in die Not des Verzagens zu sinken,
denn wir müssen wieder nach vorn.
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