sabato 20 settembre 2014

Tradurre in italiano Yves Bonnefoy a altri francesi. Intervista a Fabio Scotto

Librobreve intervista #47

Fabio Scotto
Ariosto e Shakespeare. Li avevate mai accostati? Sia che la risposta sia affermativa, sia che sia negativa potete ora contare su un recente libro del poeta francese Yves Bonnefoy proposto da Sellerio e curato dal professor Fabio Scotto. Si intitola Orlando furioso guarito. Dall'Ariosto a Shakespeare (pp. 112, euro 14). Di questo libro e di molto altro abbiamo parlato con il curatore nell'intervista che segue. Ricordo che Fabio Scotto è il principale traduttore del corpus poetico di Yves Bonnefoy. Per una lista completa delle sue principali pubblicazioni rinvio a questa pagina dell'Università di Bergamo dove insegna letteratura francese.

LB: Sellerio ha da poco mandato in libreria Orlando furioso guarito. Dall'Ariosto a Shakespeare. Ci racconta brevemente quest'ultimo libro di Bonnefoy uscito in Italia?
R:In questo saggio a mia cura Yves Bonnefoy affronta attraverso Ariosto e Shakespeare il problema dell’idealizzazione amorosa, intesa come quel processo di natura concettuale che sostituisce all’altro un’idea nella quale l’amato o l’amata non si riconosce, cosicché l’amore è reso impossibile dall’astrazione che impedisce di individuare realmente l’essere nel mondo in quanto «presenza». Nell’Orlando furioso, il protagonista Orlando insegue ovunque la bella Angelica e, non appena la scorge con Medoro, è preda del furore, quando invece la figlia dell’imperatore cinese nell’idillio con il moro rivela la possibilità reale di un amore passionale fondato sulla compassione e sull’agape, ovvero la capacità di darsi generosamente all’altro senza nulla chiedere in cambio che Bonnefoy è solito contrapporre alla pulsionalità possessiva e reificante dell’eros. L’ipotesi di fondo è che Shakespeare abbia, dopo avere letto la versione inglese del poema ariostesco, preso spunto da esso per il personaggio omonimo di Come vi piace, che una figura femminile, travestita da uomo, può quindi indurre a una riflessione sul proprio sentimento al fine di guarirlo dall’idealizzazione della quale sarebbe vittima. È così che anche in Macbeth il protagonista, vittima a sua volta di un senso di esclusione dalla «catena dell’essere», è votato a un destino tragico profetizzato da presenze fantasmatiche che nessuno bramosia di potere può riscattare.

Yves Bonnefoy
LB: La poesia di Bonnefoy in italiano passa quasi sempre per le sue traduzioni (ricordiamo, oltre ai volumi usciti per Lo Specchio, anche la curatela del Meridiano). Poniamo di avere davanti un lettore di poesia digiuno di Bonnefoy. Per quali motivi ne consiglierebbe la lettura? E da quali opere consiglierebbe di partire?
R:Ho ormai dal 1999 un intenso sodalizio con Bonnefoy che è innanzitutto frutto di amicizia e reciproca stima umana e intellettuale basata su una autentica condivisione di valori e sull’amore per la poesia come ragione di vita. Consiglierei a un lettore di leggere Bonnefoy proprio perché è un poeta che da sempre colloca la poesia nell’àmbito dell’esistenza, del quotidiano, per cercarvi le ragioni fondamentali dell’essere al mondo e di una felicità possibile, la gioia, che è sempre frutto di relazione e di condivisione, nel tempo della finitudine che ci è dato. Partirei da Movimento e immobilità di Douve (Einaudi, 1969), libro a suo modo fondativo di una poetica, certo uno dei più alti del secolo, per poi passare, attraverso Nell’inganno della soglia (Einaudi, 1990), libro poematico della rinascita attraverso l’amore e l’infanzia, alle raccolte più recenti, da Le assi curve a L’ora presente (Mondadori, 2007, 2013), tranne l’ultimo tutti disponibili nel Meridiano a mia cura L’opera poetica (Mondadori, 2010). Ma riterrei necessario leggere anche le prose de L’entroterra (Donzelli, 2004), così incentrate sul rapporto con l’Italia, e le sue interviste sulla poesia, non ancora tradotte integralmente in italiano, Entretienssur la poésie (1972-1990) (Mercure de France 1990), e L’Inachevable. Entretienssur la poésie 1990-2010 (Albin Michel, Le Livre de poche,2010), che danno la misura di una profondità di rapporto fra pensiero e prassi poetica che mi pare oggettivamente non abbia eguali nell’odierno panorama poetico.

LB: Poesia in Francia e poesia in un paese vicino come l'Italia: da quello che ha potuto conoscere e percepire lei, se la "passano" all'incirca allo stesso modo?
R:La poesia vive un momento difficile in entrambi i Paesi, mi pare, almeno per visibilità pubblica e consenso sociale e di critica, ma questo non fa che renderla più che mai necessaria - parlo anche da autore di poesia nelle due lingue -, proprio perché l’isolamento di cui vive denuncia e rende palese la sua irriducibilità alle logiche commerciali e “spettacolari” oggi tanto in voga nel mondo dei media.
Direi che in Francia la poesia ha spazi di sopravvivenza forse maggiori, dovuti all’esistenza di un’edizione assistita finanziata dallo stato qui da noi inesistente, benché anch’essa sempre più ridotta e minacciata dalla crisi economica internazionale.

LB: Nel 2011 curò quel bel volume intitolato Nuovi poeti francesi per Einaudi. Ricordo di avervi trovato autori che mi fecero una forte impressione. La poesia francese contemporanea tuttavia non mi pare conosca una buona stagione di traduzioni in italiano. Concorda? E se sì, potrebbe indicare tre nomi (meglio ancora tre titoli di libri) dai quali iniziare?
R:Probabilmente vale per la poesia francese un po’ quanto vale anche, salvo rare eccezioni, per il romanzo francese contemporaneo: l’editoria italiana, dopo la stagione del Nouveau Roman che ha privato il romanzo dei suoi requisiti ritenuti fondamentali dal mondo commerciale come la trama, il personaggio, una contestualizzazione spazio-temporale riconoscibile, guarda con diffidenza alla letteratura d’oltralpe, ritenuta difficile, poco vendibile. Per questo poeti anche molto noti e influenti in Francia come Michel Deguy o Jacques Roubaud, per fare qualche nome senza pretese di esaustività, sono ancora poco tradotti, mentre maggiormente lo sono autori come Yves Bonnefoy, Philippe Jaccottet e Bernard Noël. Quanto alle nuove generazioni, c’è in atto un lavoro apprezzabile presso piccole case editrici però poco visibili e su taluni blogs, il che ha reso tanto più opportuno e necessario, credo, il volume a mia cura Nuovi poeti francesi, che cerca di dare qualche linea di lettura critica e di fare proposte sulla ricerca in corso, certo variegata e complessa, non più facilmente etichettabile a priori.
Nel catalogo italiano, consiglierei senz’altro, oltre a Bonnefoy, Estratti del corpo (Mondadori) e La Caduta dei tempi (Guanda, 1997) di Bernard Noël, Il barbagianni. L’ignorante (Einaudi, 1992) di Philippe Jaccottet, e Guy Goffette e Jean-Baptiste Para, credo usciti da Kolibris, naturalmente senza dimenticare Henri Michaux e Antonin Artaud, ancora così attuali e presenti da Quodlibet (Viaggio in Gran Garabagna, 2010) e Adelphi (Passaggi, 2012) l’uno, ed Einaudi e Stampa Alternativa l’altro. Dò inoltre un panorama ampio e credo rappresentativo del Novecento francese fino ai nostri giorni nel mio recente saggio La voce spezzata. Il frammento poetico nella modernità francese (Donzelli, 2012).

LB: Ha avuto modo di effettuare dei raffronti tra la recente poesia francese e quella italiana contemporanea? Se sì, quali le sembrano le direttive di sviluppo più marcatamente differenti o i punti di contatto più sorprendenti?
R: Sul piano della qualità della ricerca, esistono talune analogie e qualche differenza, ad esempio più presente da noi mi pare una poesia della dicibilità e del rapporto con la musicalità della lingua, con esiti significativi anche nell’àmbito dialettale, mentre in Francia è ancora molto avvertibile in vari settori una poesia fortemente concettualizzata, di pensiero, filosofica e incentrata sul lavoro del significante, ma formalmente più libera di spaziare dal verso alla prosa poetica, che da noi è troppo spesso guardata con diffidenza, credo a torto. È il “magma” cui alludeva Mario Luzi (non a caso estimatore di Michaux e amico di Bonnefoy), che accomuna la condizione attuale dell’uomo nel nostro tempo e la sua poesia.

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