"al cor gentil ratto s'apprende" è il titolo dello spazio che Librobreve dedica alle poesie inedite. Qui si ospitano testi che probabilmente andranno a costruire nuovi libri di poesia. Si propone come rubrica di solo testo, priva di foto glamour degli autori. L'unica immagine rimarrà quella del ratto qui sopra, identificativa di ogni post, un portafortuna che dedico agli ospiti. La pubblicazione avviene su invito e pertanto non ha senso inviare i propri testi all'autore del blog se non vi è stato prima un dialogo e accordo tra Alberto e chi ha scritto le poesie. Non ho previsto commenti o preamboli ai testi. I lettori invece possono commentare.
Tre poesie inedite di Marco Scarpa (Treviso, 1982)
Giocava a disegnare rettangoli attorno alle parole
perché non sfuggano, diceva e rimanevano ossari,
dita mozzate, arti solitari. Così nessuno l’ascoltava
e sembrava la sua dote avere in grembo un massacro,
mentre tutto era un rifiorire di tombe con le epigrafi
ma nessuna preghiera salvava il ricordo, mancava
un sarto, uno che cucisse, un artigiano, uno di quelli
che usava le mani per aggiustare le questioni.
Si piegava la metro e si piegavano gli sguardi.
Più nessuno ficca gli occhi dentro un altro
li spalma nel tragitto tra i lacci e le dita
impegnate con i tasti del cellulare. Dondola
la testa nelle curve, fluttuano le spalle
ma non sfugge il controllo, rimane il baricentro
nello schermo, nel punto di contatto
con ciò che è distante e dell’attorno risuona
solo vago l’andare del treno per le rotaie,
quel rumore da caffettiera pacata, incisiva cantilena
che aggancia i piedi ai vagoni, la testa al terreno.
Fuori è la sera, la notte scura e noi
seduti in queste colline, tra Gubbio
e Perugia, e tra le spente lampadine
con la luna che scalcia e si fa volto
mentre s’accomodano le stelle dove
sanno di dover stare. Una voce
descrive le forme, tira per i capelli
costellazioni e fa a pugni con la ragione
la perfezione del disegno del cosmo.
Resta qualcosa oltre l’astrofisica,
oltre la scienza, la matematica visione
ed è quel qualcosa d’informe, distante
che sfugge alle parole.
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RispondiEliminaStrano come a volte basti un passaggio in più, il semplice farsi prendere per mano e rimuovere il "film of familiarity". Avevo letto ma non ero riuscito a farmi agganciare. Stamattina ripasso, rileggo e trovo questi versi bellissimi. Verrebbe voglia di farne una plaquette. Un saluto sincero.
RispondiEliminaMi scuso per l'erroneo doppio messaggio. Risaluto.
RispondiEliminaGrazie Gaetano. Segnalo il tutto all'autore delle poesie. A presto.
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