"Leggere una grande guerra" intende essere il breve spazio in cui segnalo dei libri sulla Prima guerra mondiale. Il quinquennio 2014-18 coincide con un lungo periodo di celebrazioni, commemorazioni ed eventi a livello internazionale. Segnalare semplicemente dei titoli di libri, brevi o meno brevi, passati o attuali, reperibili o non reperibili, italiani o stranieri, può essere un buon antidoto contro le fanfare e i tromboni che stanno pericolosamente giungendo un po' da ogni parte. Le segnalazioni saranno sintetiche, poco più di una scheda bibliografica. (In coordinamento con World War I Bridges).
Quando parliamo di memoria, tutti i sensi possono essere chiamati in causa, anche se la vista ha una posizione ingombrante e forse dominante. Se parliamo di memoria della Prima guerra mondiale poi, un altro senso che talvolta emerge è l'olfatto (il tanfo delle trincee e della decomposizione, ma anche i gas che sapevano di mandorla, l'odore dei cappotti fatti bollire o l'odore del cuoio). Piero Cavallari e Antonella Fischetti, entrambi studiosi dell'Istituto centrale per i beni sonori ed audiovisivi, hanno invece pensato bene di costruire per Donzelli un interessantissimo volume intitolato Voci della vittoria. La memoria sonora della Grande guerra (pp. XIV-196, con un cd-audio contenente le registrazioni originali, prefazione di Massimo Pistacchi, euro 34). Nel cd troverete le voci di alcuni protagonisti italiani di quegli anni: Luigi Cadorna, Enrico Caviglia, Pietro Badoglio, Armando Diaz, Guglielmo Pecori-Giraldi, Paolo Thaon di Revel, Gaetano Giardino, Emanuele Filiberto duca d’Aosta, Vittorio Emanuele Orlando, Tommaso Tittoni, Carlo Delcroix, Filippo Tommaso Marinetti, Luigi Pirandello (con uno stralcio della celebre premessa ai Sei personaggi in cerca d'autore sul conflitto immanente tra la vita e la forma, ripreso qui per parlare di guerra) e Trilussa. Il volume trova la sua ragion d'essere nella Discoteca di Stato fondata da Rodolfo De Angelis, il quale nel biennio 1924-25 incise la serie di interventi delle personalità succitate intitolata "La parola dei Grandi". Parliamo quindi di una memoria sonora ricostruita a guerra finita e architettata dalla regia di una persona precisa, eppure, quest'essere memoria sonora di "seconda mano" e non in presa diretta ne aumenta l'interesse soprattutto ai nostri occhi di persone che arrivano cent'anni dopo. Nel volume troverete inoltre contributi dedicati a questi "monumenti sonori" che erano in linea con la regia monumentale del regime, ma anche sul rapporto tra dischi, guerra, politica e poesia, con un approfondimento sulla nascita di quella che è oggi una vera e propria "discoteca italiana" che altri storici potranno sfruttare nelle loro ricerche. Una parte del libro è dedicata alla trascrizione dei brani che potete sentire recitati nel cd-audio.
Soffermandoci sull'aspetto "sonoro", vien da aggiungere che fu effettivamente una guerra sonora, non v'è dubbio, come tutte le guerre, e non solo per le nuove armi che percossero i timpani dei soldati (anche quello degli audiolesi fu un dramma nel dramma, con apposite strutture ospedaliere dedicate e nuovi disturbi sconosciuti precedentemente alla scienza medica) ma fu la guerra in cui il canto ebbe un ruolo importantissimo. Non occorre qui ricordare quanti e quali canti uscirono dalle trincee o quali alle trincee arrivarono (come nel caso celeberrimo di E.A. Mario e "La leggenda del Piave" che qualcuno additò come fattore importantissimo di coesione, addirittura determinante in vista di quella che poi fu chiamata "vittoria"). Questo volume, concentrandosi su un tema storico di portata massiccia, in realtà riesce a porci anche davanti al tema più ampio della "memoria sonora" largamente intesa e dei meccanismi che regolano il suo pulsare nel grande scolo tubolare del presente, all'interno di altri meccanismi ben più galoppanti di digitalizzazione spiccia e spinta. (Per esempio, in questo spazio si parla spesso di poesia e chi scrive qui prova a riservare un certo posto alla poesia, così come altri, ma non mi vien difficile ammettere che forse, ad un livello generale, anche fra i poeti veri, non v'è paragone tra lo spazio che le canzoni e la musica si prendono nei cervelli, se paragonato allo spazio non vastissimo che riesce a prendersi la poesia; probabilmente si tratta soltanto di spazi di natura diversa, di chimica o magnetismo. Non lo so.)
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