LB: Ho deciso di fare un esperimento con te e ti ringrazio di aver accettato. In poche parole, anche a costo di una piccola forzatura, volevo trovare un modo per coinvolgerti in questo spazio, che perlopiù parla di libri e scrittori e mi è venuto così il collegamento con Pasolini, non solo per ragioni geografiche. Che cosa ti va di dire, per incominciare?
R: Quali sarebbero le ragioni geografiche, forse il Friuli? Senza azzardare nessuna analogia con un artista come lui, al confronto mi sento un microbo, ma andrebbe ricordato che Pasolini è stato costretto a rifugiarsi lì per la guerra ed io per questioni di nascita e poi dalla gioventù. Lui è stato cacciato, io ho capito che era meglio andare altrove per seguire le mie passioni.
LB: Come è cambiato Pasolini? Intendo chiederti se ci sono diversi Pasolini, quello che leggevi magari vent'anni fa e quello che avverti ora, rileggendolo o tornandoci sopra. A proposito, quali suoi scritti restano per te tra i più importanti?
R: Non ho più riletto i suoi romanzi, pur avendoli amati molto. Preferisco ritornare sulle sue poesie. La sostanza non cambia, siamo noi che possiamo giungere a conclusioni diverse sul lavoro altrui. Ma non mi pare interessante il nostro parere. E' l'ossessione generata da facebook dove tutto si risolve con un like, come se il nostro parere fosse sempre determinante ai fini della storia. A me piace stare ad ascoltare.
LB: C'è un fronte (o più fronti) sul quale ti sembra sia stato travisato?
R: Non sta a me dirlo. Vedo proliferare opinioni e sciocchezze circa Pasolini. Lascerei la risposta a chi è davvero competente, il resto sono chiacchiere. Penso solo che sia inevitabile che i morti vengano riutilizzati per scopi spesso non nobili. Ma i morti sono morti e fa fede quel che sono stati, senza ulteriori rimaneggiamenti. Dovrebbe esser uno dei vantaggi della morte.
LB: E su quale altro versante ti sembra persista una coltre di polvere difficile da smuovere?
R: L'Italia è sotto metri cubi di polvere.
LB: Fra gli altri, hai collaborato con Erik Friedlander musicando alcune poesie di PPP. Come nacque quella collaborazione e quali attenzioni o precauzioni richiede il musicare poesie? Farai o rifarai qualcosa quest'anno o il 2015 è già sostanzialmente saturo?
R: Non ho alcuna intenzione di sfruttare il cadavere per le celebrazioni. Ho realizzato un album di poesie ispirate a Pasolini nel 2004, come vedi ben lontano dalle celebrazioni. Era un progetto che ho cercato di realizzare dal 1997. Ho anche chiesto una liberatoria alla famiglia di Pasolini per l'utilizzo delle sue poesie. Quando seppero che volevo lavorare con le traduzioni inglesi fatte da Ferlinghetti ebbi un rifiuto categorico. Qualche anno dopo, stavo camminando a Soho, in borsa avevo una edizione delle poesie tradotte da Ferlinghetti ed una bottiglia di vino rosso italiano. Ero diretto a casa di Erik Friedlander con il quale ho scritto Giorni Rubati, a New York. Volevo essere lontano da qualsiasi riferimento italiano per questo progetto. E così è stato. Nel disco ci sono anche due letture, una di Ferlinghetti stesso che ho incontrato ad Asolo. Ci siamo rifugiati nel camerino di un negozio di abbigliamento per registrare un paio di letture. L'altra è del mio amico Daniele Della Vedova.
LB: C'è per caso un suo film (o una sua opera) che ti piacerebbe musicare?
R: Ho fantasticato su un possibile intervento su La Ricotta, lo immaginavo come un film muto dove il suono avrebbe generato la musica. Va bene anche sognare perché il film è perfetto così e non ha certo bisogno del mio intervento. Sarebbe solo la proiezione del proprio ego.
LB: Credo che si possa dire che esista un filo che lega la tua musica alla scrittura, sia questa scrittura tout court o scrittura per il cinema. Vorrei chiederti se esiste una cosa che hai fatto tua frequentando gli scrittori e un aspetto importante per la tua ricerca musicale che hai fatto tuo frequentando i registi.
R: La musica è anche scrittura e montaggio, è un luogo dove letteratura e cinema possono dialogare. Tranne qualche raro e straordinario caso, sfortunatamente i pochi scrittori che ho conosciuto erano persone noiose, conducevano vite noiose ed i loro libri, anche quando erano scritti bene, risultavano noiosi. Ma sono ottimista per il futuro.
LB: Ci saluti scegliendo una poesia di Pasolini? Grazie.
Ciant da li ciampanis
Co la sera a si pièrt ta li fontanis
il me país al è colòur smarít.
Jo i soi lontàn, recuardi li so ranis,
la luna, il trist tintinulà dai gris.
A bat Rosari, pai pras al si scunís:
jo i soj muàrt al ciant da li ciampanis.
Forèst, al me dols svualà par il plan,
no ciapà pòura: jo i soj un spirt di amòur
che al so país al torna di lontàn.
(Qui la pagina Wikipedia di Teho Teardo e qui la biografia contenuta nel suo sito.)
Per ragioni che non saprei definire bene, forse legate alla lunghezza e densità dei componimenti, non ero mai riuscita a immergermi davvero nella poesia di Pasolini, poi, innamorata di "Giorni Rubati", che mi aveva portata in una sorta di sospensione dalla realtà, mi sono messa a rileggerle ascoltando la musica e devo dire che il disco è stato sorprendentemente la chiave che mi ha permesso di avvicinarmici. E' stato anche l'album che, per quanto già lo conoscessi, mi ha fatto letteralmente innamorare di questo artista al punto che, dopo averlo odiato per giorni (da cui il ritardo nel commentare qui) gli perdono di non aver trovato niente di meglio degli aggettivi noioso-noioso-noioso per definire gli scrittori che ha conosciuto. Ho visto il post sulla bacheca di Teho ma scopro che ti vedrò il prossimo sabato al cortile caffè. Lì magari avremo tempo di parlare dell'opportunità delle celebrazioni pasoliniane davanti a una birra. Buona giornata e a presto.
RispondiEliminaGrazie Francesca, a presto allora. A.
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