Librobreve intervista #54
Nervi Edizioni è ormai prossima al varo. Anzi, si può dire che è già varata poiché da qualche giorno sul sito è acquistabile tramite PayPal Primo lustro di Andrea Longega, primo libro piegato con dita e nervi e riportante in realtà in copertina il numero 03. Lascio subito spazio ai tre nervosi editori, vale a dire Fabio Donalisio, Marco Scarpa e Francesco Targhetta. Prima però vi ricordo che una presentazione del progetto avrà luogo a Treviso, a Ca' dei Ricchi, il prossimo 18 giugno e che per essere aggiornati su questa e altre iniziative la cosa migliore è seguirli su Twitter e/o Facebook (più avanti nel testo troverete anche l'indirizzo email e il sito).
LB: Chi di voi si prende la briga di cominciare ab ovo, consapevole che il racconto diventerà un giorno il mito fondativo?
R: Le cose succedono agli incroci. La poesia è un'esigenza vitale. E sticazzi per tutti i cavilli patetici che si possono ricamare attorno a questa espressione. O almeno lo è per noi. La cerchiamo, la necessitiamo. Pensiamo che la realtà la necessiti per essere un po' più lucida e forse anche un po' meno ingrata. Giocoforza ne abbiamo elaborato un'estetica. Una critica. Che per militare deve passare da potenza ad atto. Quindi, a parte farla, si può fare in modo che diventi libro quella degli altri. Non una parola qui sull'esplicita non volontà – o forse anti-volontà – di fare editoria di poesia in questo paese da tanti anni. Intendo farla davvero. Uno si mette a fare le cose quando non le trova già fatte. Quando non trovi i libri che vorresti leggere, e quando non sono fatti come ti piacerebbe tenerli in mano. Il mezzo è il messaggio, anche, del resto. Il racconto, deo gratias, è molto breve. Si vuole una cosa, e poi la si fa. E in mezzo un mare di problemi e di esaltazioni che sarebbe ridicolo voler raccontare. Non tutto è destinato al tritacarne dello storytelling. Ah, e soprattutto ci sono le persone. La vera differenza – e anche questo è irraccontabile – la fanno sempre loro. Quelle che ci sono state e quelle che ci sono ancora. Perché la vera parte fondativa, e mitica, è che fare queste cose è tanto necessario quanto assolutamente divertente. Se volete uno sfondo per il racconto silenzioso, immaginateci in un bar con orario di chiusura infinitamente procrastinato. E leggete i libretti. È già tutto lì.
LB: Chi fra voi vuole spiegare perché avete deciso di fare proprio così i libri di Nervi?
R: Sono vari gli stimoli che ci hanno smosso e spinto a rispondere concretamente a quanto ci pareva naufragare nel mondo della poesia.
Innanzitutto, oltre che appassionati di poesia, siamo degli entusiasti del libro, delle sue forme, delle sue carte, della sua estetica. E proprio l'aspetto di alcune pubblicazioni degli ultimi anni ci rattristava: alcune poesie bellissime, di autori magari poco noti, dentro involucri posticci, approssimativi, scialbi. E magari nemmeno a prezzi così economici. Dunque è scattata l'idea di tornare a fare libri partendo da scelte semplici ma consapevoli: una carta più che degna, un'impaginazione elegante, la scelta di un carattere ben leggibile e piacevole alla vista, un formato adatto e una cura nell'assemblare tutto questo. Ecco, direi che prendersi cura è concetto fondante. Sono libri pensati, poi visti crescere e infine ben presentati. Le poesie di queste sillogi sono, a nostro modo di vedere, ottime e ci piace pensare che siano in buone mani con noi e che abbiano trovato un’onorevole casa in cui dimorare.
Altro aspetto fondamentale è la logica imperante dietro molti compromessi tra autore e casa editrice. Noi non chiediamo un soldo all'autore e investiamo totalmente i nostri risparmi in sillogi in cui crediamo fortemente. Facciamo 100 copie di ogni libro e cinque le regaliamo all'autore. Non c'è nessun obbligo contrattuale tra autore e noi. Noi ci occuperemo di presentazioni e vendita dei libri perché crediamo molto in questo progetto e vogliamo metterci la faccia, le mani, le idee e la passione.
Forse tutto questo non avrebbe trovato ulteriore spinta se non avessimo conosciuto quel magico luogo che è la Tipoteca, il museo del Carattere a Cornuda, in provincia di Treviso, e incontrato Sandro Berra, che al suo interno lavora e anima questo luogo. Chi ama i libri e la scrittura trova un senso di pace e di gioia per gli occhi quando ci entra. Caratteri e torchi sono in bella vista.
E c'è una frase riportata su un manifesto: "Tutti i libri, fino al secolo XVIII-XIX, che si ammirano in musei e biblioteche, decorati di xilografie e di acqueforti, composti con caratteri armoniosi, ampi margini, perfetti di registro e stampati su carte preziose, sono uscite da un torchio a mano" (Franco Riva, umanista e tipografo veronese).
LB: Chi di voi vuole addentrarsi invece nella peculiarità produttiva di questi libri, da un punto di vista anche molto tecnico?
R: Parlando
di caratteristiche tecniche, ma senza addentrarsi troppo nello
specifico, le carte scelte sono Hahmuhle da 150 grammi e il testo è
stato composto in carattere Monotype Baskerville 12 PT.
La rilegatura
è fatta a mano con filo di cotone e ogni autore ha un colore
corrispondente che viene richiamato dal filo della rilegatura, dal
titolo della raccolta e dall'involucro che contiene il libro.
L’involucro anch’esso è una piccola opera di carta, di grammatura
variabile tra i 120 e i 140 grammi, che non usa colle, graffette o
adesivi per chiudersi ma, ben piegata, si richiude (a incastro) su se
stessa.
LB: Un altro potrebbe raccontare come scegliete chi (ma in fondo anche che cosa) pubblicare?
R: Quello che ci colpisce, e subito. Per ovvie ragioni, pubblichiamo plaquette molto brevi: 10-12 poesie. Quindi cerchiamo testi che possano incidere e dare un pugno allo stomaco, senza fronzoli. L’unico criterio è che i testi devono piacere a tutti tre. Se uno solo pone il veto, si passa ad altro. Non ci sono preclusioni o idiosincrasie pregiudiziali. Tutti tre scriviamo e leggiamo, ma cose piuttosto diverse, quindi è sempre imprevedibile immaginare dove possiamo incontrarci. Per questi primi tre libretti, abbiamo letto 20-30 autori, tra quelli che conoscevamo, ma non solo. Vorremmo trovare anche voci nuove. Abbiamo le antenne drizzate. Semmai: nerviedizioni@gmail.com.
LB: A questo punto, uno di voi potrebbe illustrare le prime uscite?
R: Per questa prima tornata, abbiamo scelto tre autori che hanno già qualche pubblicazione alle spalle, anche importante. Si parte con Primo lustro di Andrea Longega, un poeta dialettale veneziano, che ci ha proposto una silloge disadorna ma di un’intensità disarmante: ce ne siamo innamorati subito. Seguiranno Un bestiario di Mariagiorgia Ulbar, una collana di poesie incentrate sugli animali che mostra tutto il talento della sua voce, più simbolica ma sempre appesa con asprezza alla materia, e Strada lavoro di Sebastiano Gatto, un autore che taceva come poeta da qualche anno (in cui aveva scelto la prosa) ma che nella misura di questi testi sospesi tra Mestre e Černobyl’ ritrova una potenza dolce e cruda assieme.
LB: Colui che ha risposto a una sola domanda sinora potrebbe dire quali mosse caratterizzeranno il modo in cui veicolerete questa iniziativa?
R: Le mosse classiche, con qualche sponda informatica in più: presentazioni collettive, letture, sia in ambiti “poet-friendly” sia in contesti per bibliofili, ma, insomma, un po’ ovunque, interazioni dai social vari, possibilità di comprare online (sul sito nerviedizioni.it si può fare già, tramite paypal). Vorremmo che un’iniziativa simile potesse avvicinare i bibliofili alla poesia ma anche sensibilizzare gli appassionati di versi sulla necessità di non abdicare quando si tratta di scegliere il supporto fisico. Le belle poesie dentro un brutto libro perdono potenza. Ecco, contiamo di far toccare con mano a più persone possibili, ma proprio con mano, invitandoli ad accarezzare la carta, osservare i caratteri, spacchettare l’involucro, annusare le pagine, il piacere di avere belle poesie dentro un bel libro.
LB: Ah, Nervi?
R: Nervi sono quelle cose che prendono le sensazioni e le spostano da una parte all'altra del corpo fino a giungere nel centro di elaborazione, che poi le risputa fuori modificate e modificanti. Sono quelle cose tramite cui ti rendi conto di provare dolore, o piacere. La metafora è sia forma che sostanza. Superfluo sottolineare le assonanze con la nostra missione. Con la E finale. I nervi, poi, sono anche cose che nelle rilegature fatte per bene fanno in modo che le pagine rimangano al loro posto. Dare un ordine, anche fisico, alle parole; disordinare chi le legge. Nulla più e nulla meno.
incantata.
RispondiEliminaDaniela Andreis