Ma tutto questo che c'entra con Doménikos Theotokópoulos detto El Greco? Come saprete, se la pubblicità fa ancora il proprio mestiere, a fine ottobre è stata inaugurata la mostra "El Greco in Italia". Tale evento per la città di Treviso arriva dopo la scorpacciata impressionistica di qualche anno fa, una serie di mostre che nel sostanziale scarso interesse scientifico, artistico e culturale che rivestivano (almeno per chi vi scrive), potevano aprire gli occhi ai trevigiani su una direzione da prendere e sviluppare, senza pensare solo a "fare il botto" con quella serie di mostre, ma ricostruendo, con pazienza, un tessuto umano ed economico in larga parte lacerato. L'argomento del governo della città e del circondario è naturalmente grandemente complesso, già problema medievale (e Treviso è città medievale), e chiama a raduno tutte le intelligenze che in una città possono ancora operare. Ci sono anche dei segnali vitali che non vanno taciuti (ma accade spesso così anche in ogni organismo morente), tuttavia rischiano di soffocare o migrare in qualche cunicolo della puntiforme padana pianura. Insomma, il bilancio di salute rischia di essere in grave perdita, senza che nessuno faccia un grande affare (i commercianti in primis). C'è davvero una sensazione di tristezza a girare in una città, in fondo assai bella, nella quale sembra scattare ogni sera il coprifuoco dopo le otto, se non per le aree calde dello spritz.
Benvenuto El Greco, quindi (volendo poi a Treviso c'è anche Escher, nel complesso di Santa Caterina oppure il rinnovato Museo Bailo, dopo anni di chiusura). In realtà una singola mostra o un'accoppiata di mostre potrà far quel che può, ma è pur sempre qualcosa, una ripartenza. E se volete arrivare in città con qualche anticipazione, anche se non è necessario, potreste prendervi questo El Greco di Michael Scholz-Hänsel (Taschen, pp. 96, euro 8,49). La mostra può contare su un comitato scientifico degno del nome e la presenza di Lionello Puppi in questo rassicurerà molti. Sul pittore nato nella località cretese di Candia e morto a Toledo permane una fitta nebbia. Eppure lo ritroviamo, anche nel percorso espositivo, come felice contaminatore-contaminato, precursore del Cubismo (per Picasso fu l'unico cubista "veneziano" del secolo) e di Francis Bacon. Quel che colpisce è la tavolozza de El Greco, se raffrontata anche con quella degli artisti che venne ad ammirare in Italia: troviamo allora Tiziano che frequentò durante il soggiorno veneziano, Tintoretto dal quale fu attratto soprattutto per certi esiti più drammatici della sua pittura o Parmigianino dei quali troverete alcune opere esposte nelle sale di Ca' dei Carraresi. Quest'artista ha saputo farsi ponte anche nei cromatismi, in alcune stilizzazioni delle figure, nei superamenti di stilemi razionalistici e rinascimentali attraversando da est a ovest l'Europa del sedicesimo secolo e stazionando nel nostro paese per un intenso, significativo periodo che nella mostra di Treviso è efficacemente documentato. (Chiudo con un'immagine di un'opera non presente in mostra ma forse esemplificativa di alcune cose buttate nella mischia di questo pezzo.) www.elgrecotreviso.it
El Greco, Laoconte, 1610-14 (National Gallery of Art, Washington) |
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