Nel catalogo de Il Saggiatore ritorna Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters nella versione di Antonio Porta (ben 648 pagine all'interessante prezzo 24 euro, a cura di Piero Montorfani). Si tratta di uno dei libri di poesia che può contare un certo numero di traduzioni e edizioni, tuttavia, quel che rende un evento questa novità editoriale, è ovviamente la riproposizione della traduzione di Porta. Ad aumentare il volume concorre una serie di apparati e inediti. La traduzione di Antonio Porta, dedicata specularmente alla moglie Rosemary Ann Liedl (Lee Masters dedicava l'opera "To my wife") ritorna quindi disponibile quasi trent'anni dopo l'uscita nell'Oscar Mondadori (era il 1987). Ripercorriamo brevemente le tappe della traduzione di questo classico, prima che nel 2020, a settant'anni dalla morte di Lee Masters, si apra probabilmente una nuova serie di versioni, come succede puntualmente con i grandi in scadenza di diritti (ma manca ancora molto al 2020 per l'editoria libraria di oggi, davvero molto tempo). Arriva per prima, nel 1943, la traduzione di Fernanda Pivano per Einaudi, con la supervisione di Cesare Pavese. Si tratta di un parziale e l'edizione integrale arriverà a guerra finita, nel 1947. Nel 1974 Letizia Ciotti Miller propone un'alternativa per Newton Compton. La traduzione di Porta è la terza e giunge in un momento in cui si sente l'invecchiamento delle altre (le traduzioni invecchiano assai più rapidamente del testo originale, ci ricorda Porta nel suo breve scritto ed è anche questa la bellezza di ogni traduzione). Poi ve ne saranno altre, come quella di Alberto Rossatti per BUR o Luciano Paglialunga per Piemme o Alessandro Quattrone per Demetra.
I motivi di interesse di questa pubblicazione de Il Saggiatore sono principalmente due, almeno i più evidenti: la riproposta di un titolo che non ha smesso di starci appresso e l'occasione per ripensare la posizione di Porta nella seconda metà del secolo scorso. Che la poesia e quella del nostro avvocato americano in particolare abbia una qualche dimestichezza di frequentazione con i morti è cosa nota, compresa la capacità di ricreazione di un mondo - per tanti versi sovrappopolato da morti - che ha evidenti rimandi con i più chiari esempi di poesia universale, dall'Antologia Palatina a La Divina Commedia. Dall'altro lato, che ad Antonio Porta si debba riportare una certa attenzione e continuità di sguardo mi è parso chiaro, sin dalla pubblicazione del postumo Yellow nel 2002. Sono ragioni primariamente linguistiche - anche il lavoro traduttorio su Lee Masters le ribadisce con forza - e hanno a che fare con un decennio abbastanza importante della storia italiana, quegli anni Ottanta spesso canzonettati e basta.
Ma non v'è molto altro da aggiungere, almeno per quello che si propone questa segnalazione: un libro arcinoto nella traduzione di un poeta importante ad un prezzo interessante (nonostante la mole del volume). Il messaggio e la formula insomma sono abbastanza chiari. Più interessante sarebbe scendere nel dettaglio di un testo qualsiasi dell'antologia del fiume Spoon, calarsi nel Midwest e osservare le differenti strategie traduttorie di Porta, Pivano, Ciotti Miller o altri: esercizi di traduzione comparata su una poesia spesso trascurata dalla critica e premiata da un ampio pubblico di lettori.
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