Con "La mia vita" (My Own Life, 19 febbraio 2015) entriamo negli scritti terminali, che manifestano un distacco progressivo dalla vita, sulla scia di quanto aveva scritto l'amato Hume dopo aver saputo di essere stato colpito da un male incurabile ("È difficile essere più distaccati dalla vita di quanto lo sia io adesso"). "La mia tavola periodica" (My Periodic Table, 24 luglio 2015) ritorna sulla passione per la tavola periodica degli elementi, li passa in rassegna. Sacks sa che non arriverà al radioattivo Polonio (elemento numero 84). Il conclusivo "Shabbat" (Sabbath, 14 agosto 2015) - che chi desidera potrà leggere in originale qui - parte dai ricordi della comunità ebraica ortodossa di Cricklewood, in Inghilterra, per ripercorrere alcune tappe della propria vicenda famigliare, intellettuale e lavorativa (è altresì una lode del lavoro e dell'amore questo insieme di pagine, aspetti della vita umana ancora una volta uniti, come nelle canzoni di Celentano o Battisti), l'omosessualità finalmente detta in famiglia, la scoperta del nuovo mondo americano dopo il 1960, la prossimità al suicidio nel periodo delle anfetamine. Evidente è il senso di prossimità al riposo, sin dal titolo.
La reazione all'annuncio di una morte imminente può comportare svariate reazioni in una persona, a maggior ragione se questa conserva una lucidità notevole e, per un certo periodo, persino la capacità di continuare a nuotare per oltre un chilometro (d'accordo, a livello cardiovascolare il nuoto non è l'attività fisica più proibitiva, ma non so quanti ultraottantenni facciano più di un chilometro al giorno di nuoto). La scrittura è sicuramente uno dei luoghi dove il morituro può rifugiarsi, ma è un luogo pericoloso, perché lì può facilmente sopraggiungere il desiderio di scrivere e provare a dire troppo, di fare consuntivi e bilanci, di consolidare la propria "fama" ed eredità, scientifica o artistica che sia. "Rifugiarsi" nel sentimento di gratitudine è stata la scelta di Sacks, interessarsi di quel che resta tralasciando i problemi dei quali dovrà occuparsi necessariamente il futuro (chi sta per morire, pur interessato al global warming, non può farne il pensiero principale). Il neurologo che soffriva di prosopagnosia e che nella sua scrittura ha via via mostrato una possibile strada di incrocio tra esperimento scientifico ed esperimento romanzesco, raccontandoci le allucinazioni come pochi altri, ci potrebbe aiutare ogni volta che proviamo a parlare di poesia (belli i riferimenti a W.H. Auden in questo libro). Sacks descrive senza esitazione la brama con cui attendeva le nuove uscite delle principali pubblicazioni scientifiche e ricordo che lo stesso Andrea Zanzotto consigliava a chi scrive poesia di rivolgersi più a una buona rivista di scienze che ad altri cespiti di "ispirazione". Non ho dubbi che vi sia un legame covalente tra poesia e scienza che può essere avvertito da tutti noi, sicuramente a differenti livelli di profondità. Non so se nell'estate poetica italiana, in cui gli effimeri bisticci e baruffe su Facebook diventano carburante di "attesi" incontri in festival/sfilate letterarie, quintessenza del narcisimo delle patrie lettere, tutto questo interessi ancora a qualcuno di quelli che scrivono versi. Ma, come potete immaginare, son altri discorsi, per giunta poco interessanti. Di interessante c'è piuttosto il legame tra il sentimento di gratitudine, di lode e di intima relazione con la vita e il cosmo, un legame che la poesia e la scienza hanno sempre parimenti cantato.
Nessun commento:
Posta un commento