lunedì 12 settembre 2016

Un festival sulla traduzione dedicato a scrittori che risiedono a Londra?

Libri brevi che mi piacerebbe scrivere o trovare #11


Pieter Bruegel il Vecchio, Grande Torre di Babele, 1563
Settembre e in generale l'autunno sono periodi ricchi di festival. Ognuno di questi è ispirato di solito a un tema principale: scienza, letteratura, filosofia, storia, economia, politica ecc. Può succedere che la direzione di un festival accosti al tema principale anche un motivo o una linea guida alla quale intitolare l'edizione di un anno. Tra tutti i festival, fortunatamente ne esiste anche uno dedicato alla traduzione: si chiama "Babel" e si tiene in settembre a Bellinzona da dieci anni. Ho letto ieri nel sito "Le parole e le cose" che l'edizione 2016 "è dedicata agli scrittori di ogni lingua e provenienza che risiedono a Londra". Mi ha subito lasciato perplesso la scelta della linea guida: è sensato improntare, anche ad un livello comunicativo e promozionale, un'edizione di un interessante festival dedicato alla traduzione attorno a un criterio di "residenza in una città"? Non mi è sfuggito quel "di ogni lingua e provenienza" (aspetti coerentemente in linea con il nome del festival), non mi è sfuggito che siamo ancora freschi di Brexit (e difatti alla Brexit si fa riferimento nel sito della manifestazione) e non mi è nemmeno sfuggito il fatto che la città in questione sia Londra, ovvero un nodo importante, fondamentale e sicuramente vitale come possono essere anche New York, Berlino, Shanghai ecc. (chi dipingeva un secolo fa passava per Parigi, sempre e comunque, e il peso di certe città nel gran giro di quella cosa che chiamiamo cultura e economia della cultura si registra ancora oggi). Insomma, chi vi scrive è senza ombra di dubbio un provinciale, anzi, un campagnolo che vive in un posto dove la sera si levano ancora odori di letame frammisti a quello del nylon surriscaldato delle serre, ma non è così sprovveduto da non provare a immaginare quale caleidoscopio e molteplicità di esperienze possa offrire una città come Londra; tuttavia non riesco proprio a capire il criterio unificatore di questa edizione e mi sorprende ancor più che tale criterio, basato sul parametro della "residenza londinese", venga adottato in un festival dedicato proprio alla traduzione. Per anni ho pensato che la traduzione fosse tutto fuorché qualcosa di legato a un parametro burocratico come il posto di residenza. 

(Probabilmente mi starà sfuggendo qualcosa e mi piacerebbe trovare un breve libro-guida o qualcuno che mi spieghi perché invece ha senso strutturare il palinsesto di un festival sulla traduzione attorno al criterio di residenza in una data città degli scrittori invitati.)

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