giovedì 12 aprile 2018

"La via della seta. La fisica da Enrico Fermi alla Cina" di Lucia Votano

Tempo fa in queste pagine si era scritto di un libro di Lucia Votano pubblicato da Carocci e intitolato Il fantasma dell'universo. Che cos'è il neutrino. Recentemente la scienziata italiana è tornata ad affacciarsi nel panorama delle pubblicazioni librarie con un libro altrettanto interessante, anche se di natura ben diversa dal precedente. Parliamo de La via della seta. La fisica da Enrico Fermi alla Cina (Di Renzo, pp. 130, euro 12,50). I due termini del sottotitolo dicono molto, anche perché il nome di Enrico Fermi, come sappiamo, non ci riporta a una vicenda determinante con esclusiva ricaduta in Italia. E da molti secoli, ben prima del Novecento e della Big Science, la conoscenza scientifica è un fatto che supera i confini. E se ogni giornale cinese è oggi pieno di discorsi su "The Belt and Road Initiative" (acronimo BRI, ma potreste trovare anche OBOR da "One Belt One Road"), ovvero l'idea della nuova Via della Seta in chiave logistica e di interconnessioni globali, la traccia durevole della cosiddetta Via della Seta si stende anche negli itinerari dell'attuale fisica delle particelle. Come si era potuto leggere proprio nel libro sui neutrini, materia nella quale Votano è un'autorità internazionale, oggi tutto quell'interessantissimo capitolo della fisica astroparticellare, di cui Enrico Fermi è stato indubbiamente il grande iniziatore, sta migrando effettivamente e geopoliticamente nei paesi d'Oriente (Cina Giappone e Corea del Sud in primis). L'autrice, scienziata che ha svolto attività al CERN, nei Laboratori Nazionali di Frascati e del Gran Sasso e al DESY di Amburgo, detiene inoltre un primato: è stata la prima donna a cui è stata affidata la direzione dei Laboratori Nazionali del Gran Sasso, vero cuore sotterraneo della ricerca sui neutrini e sulla materia oscura (sul tema ricordo anche questa recensione al libro di Andrea Cimatti). La vita l'ha condotta ora nella Cina meridionale, come partecipante del progetto JUNO, che partirà dal 2020. 

Il libro pubblicato da Di Renzo, editore che ormai conta oltre trent'anni di pubblicazioni scientifiche, ha il sapore dell'avventura, in senso etimologico, perché guarda al futuro della scienza astroparticellare. Si snoda per capitoli brevi e scorrevoli, che toccano di volta in volta temi centrali, in un riuscito equilibrio tra narrazione del passato e visioni future. E come sappiamo l'esercizio di immaginazione del futuro della scienza è da sempre motore di questa. Ma ad un certo punto il futuro, inseguito da budget stellari, è già qui e opera nello sforzo operoso del presente. Eccoci allora catapultati nella realtà di un investimento cinese colossale, una chiara indicazione di direzione di quella che viene comunemente chiamata "ricerca di base", il cui valore resta purtroppo a volte così difficile da spiegare (di qui la rilevanza di una divulgazione efficace, come ricorda Votano e com'è quella che Votano fa). Ecco allora che questo libro non dimentica - come sarebbe possibile, del resto? - il passato del dopoguerra, anzi, proprio da qui prende avvio, narrando la nascita del CERN e di una ricerca "unitaria", l'esperienza fondamentale nel ventre del Gran Sasso e anche le disfatte tremende dell'innovazione e della ricerca italiana. Il nostro paese sa esprimere ancora centri eccellenti e ricercatori di valore, ma la cornice istituzionale e politica in cui queste eccellenze si ritrovano è semplicemente più desolante ogni anno che passa. Di passaggio sia detto che si tratta di disfatte che sempre più sembrano insinuarsi anche alla base, nel tessuto della scuola, per un'azione sciagurata di più governi di ogni tempo e colore, un susseguirsi di azioni (e disinteresse, soprattutto) che messe in fila una dietro l'altra, col senno del poi, sembrano persino adombrare la storia con il tremendo dubbio di una premeditazione della distruzione dell'istruzione a scopi politici. Tuttavia, alla premeditazione andrebbe riconosciuta almeno una sorta di capacità organizzativa ai vari governi che hanno gestito istruzione, università e ricerca e davvero, in tanti casi, non ci sentiamo di riconoscere nemmeno questa, ma semplicemente una sciatteria devastante, che aggrava e rende arduo il compito di determinate categorie del pubblico impiego (si badi che è la stessa sciatteria che possiamo avere come elettori della classe politica per la quale non ci dovremmo più di tanto lamentare). E il passaggio digressivo che ci siamo concessi c'entra con il libro, perché la preoccupazione di Lucia Votano è costante, come quella di tutti i suoi colleghi di scienza. Non a caso il suo libro si chiude con un capitolo intitolato "Messaggio per i giovani". Ed è singolare che siano (solamente?) gli scienziati a preoccuparsi dei giovani. Di certo non ci pensano gli uomini di arte e cultura di estrazione prevalentemente "umanistica", di certo non ci pensano le raffazzonate e annaspanti mosse della politica e a volte viene da pensare che non ci pensino nemmeno le famiglie di provenienza delle persone giovani. C'è da anni un problema effettivo di speranza che è da leggere soprattutto in relazione alle generazioni più giovani, c'è un problema enorme di egoismo che a tratti, nell'impresa scientifica - anche quella di cui racconta appassionatamente Lucia Votano - sembra miracolosamente venire meno e abbandonare gli uomini ai loro traffici nefandi. Forse questa è solo idealizzazione di fronte a un entusiasmo della ricerca che si riconosce ancora come genuino. Forse è solo illusione che aspetta la sua nuova strage, ma il problema della speranza resta la chiave per affrontare i discorsi che ci aspettano e quei temi che non ci lasceranno prepararci più con largo anticipo, ma che ci terranno gli agguati meno graditi nei giorni a venire.



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