mercoledì 4 aprile 2018

Rilke, Lovecraft e gli altri "pacchetti" de L'Orma editore

Storie di collane micro #14

Talvolta si sente dire che l'editoria è un settore nel quale è difficile innovare. Bisognerebbe intendersi bene su tante cose prima di emettere conclusioni affrettate, ad esempio intendersi su che cosa vuol dire per noi un "settore maturo" (se abbiamo studiato un po' di economia ne abbiamo una vaga idea) o "innovazione" (anche qui potremmo avere una vaga idea). Nessun settore economico è mai pienamente maturo e a volte una nuova pratica può spostare il momento della maturità, ringiovanire una categoria merceologica. Sul fronte contenutistico mi pare che l'editoria non sia ferma, ma naturalmente non è neanche pensabile di affrontare qui questo aspetto. Se ci soffermiamo invece sull'oggetto-libro quale prodotto industriale e sulla sua esteriorità potremmo ad esempio riconoscere che, tranne nei casi dei libri di prestigio venduti in confezioni protettive, raramente si ricorre al packaging come leva promozionale e trainante, fondativa addirittura di una nuova collana. Così succede ne "I pacchetti" de L'Orma edizioni, collana di libri brevi ed epistolari che, come spiega la nota di presentazione, sono da "chiudere, affrancare (con un francobollo da 1,50) e imbucare in una qualsiasi cassetta postale (infrangendo il tabù di scrivere sui libri, ma niente paura, è solo la sovraccoperta…)." In questo caso il packaging non funziona da venditore nascosto o subliminale come al banco degli yogurt. Il progetto grafico, qui necessariamente largamente inteso (interni, copertina, sovraccoperta che presta il concept alla collana), è affidato a IFIX di Maurizio Ceccato e prevede anche il ricorso a un ben congegnato apparato iconografico interno. I nomi degli autori precipitati in collana sono disparati e i ritratti di questi sono stampati a un colore dentro il contorno di un francobollo, che richiama sia l'intento della collana sia le lettere. Si tratta di autori che contano molte edizioni anche in altri cataloghi editoriali e che tuttavia, proposti in quest'abito, guadagnano uno spunto ulteriore per essere avvicinati.

Un altro discorso che si potrebbe fare è il seguente: quasi mai agli epistolari si riserva una più fruibile trattazione tematica o antologica, e più spesso si ricorre alla pubblicazione in toto di un intero epistolario o di un determinato carteggio. Con i libri di questa collana invece il genere epistolare è affrontato con piglio innovativo e la selezione di alcune lettere, dettata da ovvi motivi di spazio, diventa uno sprone per i diversi curatori, che così isolano missive di singolare intensità. Nella collana "i Pacchetti" si sono sin qui avvicendati Baudelaire, Gramsci, Leopardi, Nietzsche, quel gran scrittore di lettere che fu Giuseppe Verdi, Rimbaud, Dickinson, Stendhal, Kafka, Poe, Pirandello, Svevo, Artusi, Pessoa, Woolf, Shelley, Curie, Campana, Apollinaire, Cervantes, Shakespeare, Brontë, Kuliscioff, Austen e Hugo. Si sono citati appositamente tanti nomi per dare l'idea di una collana popolata da classici (e praticamente tutti fuori diritti), rivivificati dalla forza del formato di collana. Le ultime due proposte confezionano alcune lettere di Rainer Maria Rilke quasi tutte inedite in italiano (La vita comincia ogni giorno. Lettere di saggezza e commozione, pp. 64, efficacemente curato da Marco Federici Solari) e di Howard Phillips Lovecraft (L'età adulta è l'inferno. Lettere di un orribile romantico, pp. 62, a cura di Marco Peano).

Nel caso di Rilke, che si tratti di un fatto di cronaca di un padre che brucia il cadavere di un figlio, di una corrispondenza con un'amica, con la gelosa principessa Marie von Thurn und Taxis oppure di una digressione puntualissima e memorabile sulle distinzioni tra gioia e felicità, non possiamo fare altro che registrare ancora una volta il valore di un epistolario che presenta forti corrispondenze con l'intera opera rilkiana e anche con I quaderni di Malte Laurids Briggeunico "romanzo" di un poeta che fu troppo occupato a curare la vita interiore per preoccuparsi di averne anche una esteriore. La felicità, per il Rilke delle lettere, è debole, perché lascia tempo per pensare alla sua durata e per preoccuparci. La gioia invece "è un momento, senza obblighi, fin dal principio senza tempo che non si può trattenere ma non la si può più neppure perdere, perché sotto l'effetto di quella commozione il nostro essere per così dire muta chimicamente". La gioia è il momento in cui rivive l'atto e il gesto della creazione. Per stare alle due uscite più recenti, passiamo dal verde asparago di Rilke alla carta da zucchero di Lovecraft. La scelta di lettere dallo sterminato epistolario di HPL curata da Marco Peano ha lo scopo preciso di puntellare alcuni tratti salienti del grafomane, misantropo, misogino, disordinato onnivoro bibliofilo sprezzante della realtà, nonché straordinario innovatore horror celebrato tra gli altri anche da Houellebecq. In quest'anno, in cui ricordiamo anche la riproposta per Il Saggiatore de Le montagne della follia nella traduzione di Andrea Morstabilini, vale la pena chiederci perché un autore in fondo così amato dai lettori, poroso e irsuto, non serva da scossa contro le tante pulsioni piallatrici e levigatrici della brulicante ragioneria di stato del "romanzo". Uno spunto di riflessione questo, a patto che valga qualcosa. Un pensiero dubbioso che impacchettiamo, come questi libretti doppiamente epistolari, colorati e carichi di sorprese.

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