Per una casa editrice come Iperborea, che negli anni ha costruito il proprio catalogo traducendo le cose più interessanti che provenivano da un'area data, l'Europa del nord, è quasi fin troppo coerente scegliere per questo nuovo libro di Hella Haasse (pag. 74, euro 9,50) il titolo di Genius loci.
Il volumetto contiene due racconti della scrittice nederlandese (Giacarta, 1918) già nota al pubblico italiano, sempre per le numerose traduzioni pubblicate da Iperborea e tradotte, in più di un caso, dalla stessa brava traduttrice del libro in questione, Laura Pignatti (William Trevor e Anne Tyler per Guanda le sue "specialità").
Il primo racconto, che presta il titolo al volume, vede una coppia di coniugi ormai anziani alle prese con la costruzione di una residenza per la villeggiatura estiva in un versante misterioso e inquietante di una collina disabitata. Per la protagonista è questa l'occasione per ricercare negli spazi circostanti e disabitati il genius loci, unendosi idealmente e carnalmente con Renaud, un cavaliere "mancato" di qualche secolo prima, fatto morire di solitudine anzitempo a causa della lebbra contratta. Renaud è una figura completamente inventata dalla mente della protagonista e un chiaro assaggio delle abilità dell'autrice di muoversi sul terreno del romanzo storico. Qui interessa soprattutto l'abile sovrapposizione di due epoche remote e l'accumulo sullo stesso spazio (la collina e il bosco di Vy) delle due anime vissute a distanza di secoli, le loro frustrazioni e la loro comunione carnale scatenata sul finale da... una corteccia di betulla.
Una sorta di unione-ritrova torna anche nel secondo racconto, La casetta in fondo al giardino, questa volta tra una madre e una figlia che per anni hanno vissuto un distacco profondo. Il distacco rimarrà tale anche dopo un'improvvisa apertura verificatasi nell'arco temporale del breve racconto. Anche la centralità di un dato luogo, del "posto dove si sta", unita a quella del mondo vegetale, accomuna questi due racconti della Haasse. In questo caso, veniamo a conoscenza dell'episodio che giace all'origine del distacco tra madre e la figlia, nell'unità di luogo data dal giardino, descritto dalla Haasse in un modo che non mancherà di colpire i lettori.
Piccola parentesi per concludere. Io scrivo "lettori", intendendo uomini e donne, ma ogni tanto mi chiedo se dovrei parlare di lettrici visto che, dati alla mano, sembra che a leggere siano quasi soltanto le donne e, a maggior ragione, libri confezionati in questa maniera. Il quadro dell'impressionista americano (un'etichetta che è un programma) William Merritt Chase scelto per la copertina, The Open Air Breakfast (un titolo che è più di un programma!), mi sembra un evidente segnale della strategia dell'editore di voler intercettare lo sguardo delle lettrici. Ecco un tema assai interessante: se a leggere e a fare il mercato editoriale sono soprattutto le donne, ci chiediamo assai banalmente che cosa leggono gli uomini. Io, per fortuna, mi sono concetrato prima sulla quarta di copertina del libro e poi ho visto la copertina. Fosse stato il contrario, o mi fossi limitato alla copertina, probabilmente non l'avrei acquistato, per una pura questione pregiudiziale (e lasciate che usi l'aggettivo pregiudiziale senza sollevare scandali). Anche perché credo che la pittura di William Merritt Chase, pur ritraendo un giardino, non renda giustizia alle atmosfere di Hella Haasse.
Condivido a proposito dell'immagine di copertina,che a dirla tutta non mi intriga per nulla, non mi conduce dentro quell'"altra possibilità di me stessa" che - per dirla con Auerbach - costituisce la ragione prima per cui si sceglie quel che si legge. Io di solito vengo catturata dalle prime pagine, o anche da una frase colta alla pagina "casualmente apertasi proprio per me", e questo accade per la narrativa come per la saggistica. (per inciso credo sia proprio questa la tipologia di lettura più "maschile" se proprio vogliamo andare alla ricerca di una lettura definita dal genere, cosa in cui per altro non credo).
RispondiEliminaPrendo comunque nota del libro è la tua recensione che mi ha sollevato l'interesse, ma dovrà attendere che finisca di leggere il Discorso sulla servitù volontaria (Etienne De La Boétie)