sabato 10 marzo 2012

Marco Belpoliti racconta "La canottiera di Bossi"

Recensioni rapide #4
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"Recensioni rapide": due paragrafi fissi dove cerco di rispondere brevemente alle domande "che libro ho davanti?" e "perché vale la pena/non vale la pena avvicinarlo?" (solitamente resto su quelli che vale la pena). 
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Appare quasi come un filone quello inaugurato da Marco Belpoliti. Qualche anno fa era uscito Il corpo del capo, libro dove il rapporto triangolare tra Berlusconi-corpo-fotografia veniva sviscerato in maniera esemplare, con gli strumenti che l'intelligentemente eclettico studioso sapeva mettere sulla scacchiera. Dopotutto a Belpoliti siamo tutti riconoscenti per studi fondamentali come Settanta, Doppio Zero, Crolli, la curatela delle opere di Primo Levi e, ancor di più per chi scrive, per quel magnifico progetto di rivista che è "Riga" per Marcos y Marcos. Il filone politico al quale mi riferisco è anche un filone "corporeo" che, sotto certi aspetti, si poteva intravedere già in un bel libro minuscolo apparso per nottetempo nel 2008, Le foto di Moro, dove l'autore partiva da un'attenta analisi delle foto dello statista democristiano diffuse dalle Brigate rosse. Se ci soffermiamo poi su un certa centralità del corpo, allora riusciamo pure a inserire il più recente Pasolini in salsa piccante, studio di Belpoliti che meglio di altri ha provato a riposizionare un intellettuale italiano tra i più controversi e imprescindibili, sopravvalutato forse in alcuni frangenti (per quel che mi riguarda penso soprattutto alla sua narrativa) e sottovalutato per altri (Scritti corsari e Lettere luterane). La canottiera di Bossi è allora quasi una logica conseguenza di questo percorso che allinea politica-corporeità-immagine-brand e restituisce il personaggio Bossi ad una certa tradizione iconografica (un capitolo si intitola "Marlon Brando a Varese"!), gestuale, antropologica (l'eterno Fascismo italiano di cui parlava Sciascia oppure la tradizione del "vitellone" italico).

Per chi ha letto Il corpo del capo questo libro fa il paio perfetto con l'altro emisfero dell'ex maggioranza politica di questo paese e ci avvicina a comprendere il fenomeno-Bossi con una strumentazione rinnovata. Non è scontato che uno studioso del calibro di Belpoliti si sia messo ad analizzare la figura di Bossi. Per troppi anni il fenomeno Lega è stato sottovalutato ingenuamente da un certa frangia di operatori della cultura o intellettuali, se tale parola ha ancora qualche senso oggi; poi abbiamo iniziato a vedere studi come quello di Ilvo Diamanti. Per chi ama Belpoliti si tratta dell'ennesima conferma del suo talento, come dicevo di una metodologia d'indagine mai ingenuamente eclettica. Per chi ha snobbato Bossi con imperdonabile sufficienza è un buon pretesto per riflettere, così come questo libro costituisce parimenti un buona occasione di riflessione per i molti fan del senatur. Insomma, non mancano certo i motivi per avvicinare La canottiera di Bossi (Guanda, pp. 105, euro 8.50).

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