sabato 1 settembre 2012

Tullio Pericoli attraverso l'albero

Forse per meccanismo di autodifesa, quando mi è capitato di visitare alcune delle grandi e soverchianti gallerie d'arte come la National, la Tate o il Prado, ho dovuto, come tutti suppongo, adottare un passo rapportato al tempo a disposizione, con l'idea-speranza di ritornarci. Poi, tra le altre cose, ho dovuto (sempre a causa di quello strano meccanismo di autodifesa), ma soprattutto fortemente voluto, soffermarmi su un elemento ricorrente in tanti dipinti, per creare una sorta di percorso nel percorso, dove possibile: nel mio caso questo elemento ricorrente, continuamente ricercato, era costituito dall'albero. In sostanza, proporsi di osservare un quadro nel complesso, un panneggio, ma in special modo indugiare sugli alberi, spesso di sfondo. Accadeva questo. Hanno mistero gli alberi in pittura, nella storia dell'arte così come nella vita. E mi ha sempre conquistato l'albero in pittura, tanto quanto gli alberi veri. Se si parte ammirando un'opera di Giorgione o di Cima da Conegliano, ad esempio, credo non si possa che convenire. E poi l'albero porta con sé, in tronco-rami-foglie con vuoti d'aria e radici da immaginare, qualcosa che ha a che fare (vedere) con le strutture radicali del nostro cervello, della visione, della conoscenza. Non potevo pertanto resistere davanti alla primizia autunnale costituita da questo libro di Tullio Pericoli appena uscito da Adelphi (pp. 80, euro 8) con il titolo emblematico di Attraverso l'albero, alla maniera in cui, qualche anno fa, non avevo potuto resistere ai suoi Ritratti, volti-paesaggi usciti sempre da Adelphi in un volume assai più corposo. Ho pensato che conoscere e approfondire Tullio Pericoli "attraverso l'albero" poteva entusiasmarmi, facendomi rivivere, nello spazio di un palmo di una mano, quei percorsi lunghi dentro le gallerie d'arte attraverso la mano di un solo artista.

Lo spunto, come spiega Pericoli stesso nella breve introduzione, viene dalla richiesta di un editore tedesco, Hanser di Michael Krüger, di illustrare il racconto L'uomo che piantava gli alberi di Jean Giono. Pericoli ci racconta anche come trovasse urtante il termine "illustrare": il racconto di Giono era già così bello e ricco di movimento che non c'era bisogno di illustrare un bel niente. Il libro alla fine uscì (lo trovate nel catalogo Salani), ma da lì partì anche questa "piccola storia dell'arte" attraverso l'albero e attraverso Pericoli, come recita il sottotitolo, dove è possibile scoprire con quante e quali forme la pittura l'abbia rappresentato e come l'albero sia radicalmente servito alla pittura. Nelle pagine che seguono la breve prefazione allora troviamo tutta la profondità geologica del tratto e del colore in Pericoli, alle prese con la rivisitazione analogica di alberi di Giotto, Paolo Uccello, Bosch, Leonardo, Magritte, Hokusai, Rousseau, Klee e molti altri. Questo è dunque "libro da libro", nato grazie a quella richiesta di illustrare un già perfetto e compiuto racconto, e diventa un compendio della forma albero, un breve viaggio nel tempo lungo dell'arte e nelle forme che hanno restituito la meraviglia arborea del mondo. 

Personalmente mi sono chiesto spesso se esistano dei buoni studi di base sull'iconografia (o iconologia, nel senso del Ripa) e quindi studi via via più approfonditi su questa costante dell'arte (e del pensiero) universale. L'albero attrae alla filosofia, all'arte e alla poesia. Naturalmente anche alla scienza, anzi, forse primariamente alla scienza. Forse non ho cercato a sufficienza, ma non mi è parso di trovare granché (se ne conoscete qualcuno, vi sarei grato per una segnalazione). Per questo motivo credo dobbiamo salutare con slancio questo piccolo libro, che s'affaccia nella vicina stagione autunnale per diventare un perfetto tascabile, utile a ricucire il nostro rapporto con questi abitanti del pianeta e della storia dell'arte, in un piccolo viaggio che è arte a sua volta. Il volume diventa così un riconoscimento dell'arte di Tullio Pericoli "attraverso l'albero", un itinerario che passa per le stazioni di Botticelli o Van Gogh, con quell'orientarsi del segno che sa vivere oltre i tracciati tassonomici che vanno da Teofrasto a Linneo (alberi, a loro volta), per arrivare a stringere idealmente le mani di un altro grande disegnatore come Saul Steinberg, da Pericoli tanto amato e che, a protezione, chiude il libro di cui vi ho parlato e la stessa prefazione di Pericoli (la sola cosa "da leggere" del libro). Sarebbe bello che questo viaggio proseguisse, magari in un libro corposo, come i Ritratti. Chissà cosa combinerebbe allora Pericoli partendo dalla Sant'Elena di Cima da Conegliano, da quell'albero misterioso alla sua sinistra...

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